Clinica Sant’Anna a Catanzaro: «L’Asp ci porta al collasso. Diversi morti per mancate cure»

Francesco Perticone, consigliere di amministrazione: «Rifiutano di incontrarci». Parole dure anche contro i parlamentari nazionali e regionali: «Hanno preferito restare nell'ombra come se la vicenda non fosse di loro competenza»

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di Redazione
14 febbraio 2021
07:59

«La singolarità è rappresentata dal fatto che i vertici dell'Asp di Catanzaro, anziché tutelare nell'interesse dei cittadini tale eccellenza, stanno facendo di tutto, riuscendoci molto bene, a portare al collasso gestionale e finanziario il S. Anna Hospital. Obiettivo perseguito in spregio di una sentenza del Tar che riconosce la struttura come accreditata, e ignorando scientemente sia il diritto alla salute sia quello al lavoro dei cittadini calabresi così come sancito dalla Costituzione». Lo afferma in una nota il prof. Francesco Perticone, consigliere di amministrazione del S.Anna Spa.

«Rifiutano di incontrarci»

«Di fronte a siffatta devastazione dei diritti, delle regole e della solidarietà sociale - prosegue - fortemente acuita in questo particolare periodo di pandemia, le coscienze umane non possono non indignarsi e condannare siffatto operato di chi, ignorando anche il rispetto e garbo istituzionale, si rifiuta di incontrare il rinnovato management del S. Anna Hospital per individuare le criticità, se presenti, e la modalità di risoluzione delle stesse. Al riguardo, mi chiedo se, quanto rappresentato, sia consentito in uno Stato di diritto e, in modo particolare, da parte di rappresentanti istituzionali cui compete il compito prioritario di far rispettare, ma anche e soprattutto di rispettare la legge. Insistendo su questo punto, e in particolare sull'uguaglianza giuridica dei soggetti, è doveroso chiedersi se la ravvisata mancanza di alcuni requisiti strutturali e organizzativi non siano da verificarsi anche nelle strutture assistenziali dell'Asp, nell'interesse precipuo della sicurezza dei cittadini».


«Morti per mancate cure»

A giudizio del rappresentante della nota struttura: «Le regole devono valere sempre e per tutti nell'esclusivo interesse della comunità e senza correttivi di comodo. Tornando, poi, allo Stato sociale, la chiusura del S. Anna Hospital, perseguita dall'Asp, lede due principi costituzionali rappresentati dal diritto alla salute e al lavoro. Il blocco del S.Anna, pur riconoscendo la competenza clinica delle altre due strutture cardiochirurgiche calabresi, limita notevolmente l'accesso alle cure dei pazienti cardiochirurgici costringendoli, come facilmente documentabili, a rivolgersi ad altre strutture extraregionali. L'emigrazione sanitaria è ripresa comportando, oltre ad un maggior disagio socio-economico per i pazienti e le loro famiglie, anche un aumento dei costi a carico del fragile Sistema sanitario regionale che si configura come un inappropriato e evitabile danno erariale!

Né va sottaciuto – si fa presente - le morti che si sono verificate in queste ultime settimane per non aver potuto fruire tempestivamente delle cure necessarie; anche questo elemento dovrebbe agitare il sonno di chi pensa che la vicenda del S. Anna Hospital sia una semplice partita contabile».

Il danno economico

«Eppure – fa rilevare Perticone - i principi ispiratori del nostro Ssn sono l'universalità e la sussidiarietà delle cure! L'immotivato blocco dell'attività assistenziale del S. Anna Hospital si concretizza, inoltre, nel licenziamento di oltre 300 lavoratori che, in un momento socio-economico come quello attuale, dovrebbe essere tenuto nella giusta considerazione da parte di tutte le Istituzioni. Né va sottaciuto il danno economico che ne deriverebbe per le attività commerciali, di ristorazione e alberghiere del quartiere Pontepiccolo dove è allocato il S. Anna Hospital e naturalmente il danno per l'intera città».

Politica assente

«Al riguardo - conclude - vorrei sottolineare l'assordante silenzio della maggior parte dei parlamentari nazionali e regionali che, pur definendosi rappresentanti dei cittadini, hanno preferito restare nell'ombra come se la vicenda non fosse di loro competenza. Le nostre coscienze devono ribellarsi per continuare ancora a credere, utopicamente, in una società delle persone, della solidarietà e della correttezza istituzionale».

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