Coronavirus, Ricciardi (Oms): «Produrremo parte del vaccino in Italia»

Secondo l'esperto dell'Organizzazione mondiale della sanità, l'Europa è più avanti degli Stati Uniti e l'Italia sarà tra i paesi leader. Il punto anche sull'ipotesi seconda ondata in autunno e sul ruolo degli asintomatici

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di Redazione
10 giugno 2020
10:27

«L'Europa è molto più avanti degli Stati Uniti» nella ricerca di un vaccino contro il nuovo coronavirus, e «ci stiamo organizzando affinché una parte sostanziale venga prodotto in Italia». Quindi «ci stiamo organizzando per essere tra i paesi leader». Ad affermarlo, durante la trasmissione di Rai3 Agorà, Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell'Organizzazione mondiale della sanità e consigliere del ministro della salute Roberto Speranza.

Ipotesi seconda ondata

E su un’ipotetica ripresa della pandemia a ottobre, «nessuno può esser certo al 100%» ma l'ipotesi «che il virus sparisca la riteniamo improbabile».  Di ipotesi Ricciardi ne illustra due: «La prima - ha spiegato - è che il Sars-Cov-2 sparisca come è stato per la Sars e la Mers, ma viste le caratteristiche di contagiosità, lo riteniamo improbabile. La seconda è che ritorni insieme all'influenza. Ma in entrambi i casi ci dobbiamo aspettare che ritorni e ci dobbiamo preparare per affrontare un possibile terremoto». In qualsiasi caso «dobbiamo attrezzarci con case antisismiche poi se il terremoto non arriva, meglio così».


Il ruolo degli asintomatici

Riguardo al fatto che gli asintomatici raramente trasmettano il virus, notizia che era stata diffusa qualche giorno fa dall’Oms, Ricciardi ribatte: «Dall'Oms si è avuta una risposta inaccurata e sbagliata. Giusto criticare l’Organizzazione, ma è anche vero che va sostenuta. Sono colleghi sotto pressione da mesi ma se non esistessero sarebbe un danno enorme perché è l'unica organizzazione che può combattere la pandemia. Da questa tragedia, infatti, o si esce tutti insieme o nessuno».

 

«La trasmissione da asintomatici – precisa l’esperto - è invece, tipica di questo virus e proprio ciò lo differenzia da Sars e Mers». Lo dimostra la sua contagiosità: «in un mese si è diffuso in tutto il mondo quando altre pandemie impiegano 6 mesi o un anno».

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