Cosenza, successo per due interventi su neonati con malformazioni

I casi riguardavano patologie all’intestino e all’esofago. L’Ospedale dell’Annunziata si conferma centro d’eccellenza e punto di riferimento per la Calabria

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di Redazione
2 gennaio 2019
15:44
Neonato
Neonato

Due interventi di alta specializzazione chirurgia e particolare complessità sono stati eseguiti, nei giorni scorsi, all’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza nelle Unità operative di Neonatologia e Tin, diretta da Gianfranco Scarpelli e Chirurgia Pediatrica diretta da Fawzi Shweiki. E’ stato proprio quest’ultimo ad eseguire gli interventi su due neonati, un bimbo ed una bimba, affetti da gravi malformazioni: uno presentava una  malformazione intestinale con atresia estesa a livello ileale e l’altro neonato  era affetto da una rarissima malformazione esofagea con atresia completa dell’esofago associata ad atresia anale.

I casi

«Le atresie intestinali – spiega il dottor Scarpelli, direttore del Dipartimento Materno-Infantile – sono quadri complessi dovuti ad un arresto del normale sviluppo dell’intestino con conseguente ostruzione e perforazione intestinale con peritonite chimica, come verificatesi in questo caso, molto raro. Le atresie esofagee invece, si caratterizzano per la mancata crescita dell’esofago di cui manca una parte estesa. Nel nostro caso la difficoltà era   rappresentata dal ricollegare i due monconi residui. A questa malformazione era associata anche una grave atresia anale dovuta ad un arresto della crescita intestinale che non aveva permesso la formazione dell’ano. Grazie alla diagnosi prenatale effettuata dalla Unità operativa di Ostetrici e Ginecologia che ha seguito entrambe le gravidanze, le malformazioni erano a noi già note». I due interventi, eccezionali e di estrema complessità, finora sono stati effettuati solo in importanti Centri nazionali di chirurgia pediatrica.


La Terapia intensiva neonatale

Nella fase post-operatoria i due neonati sono stati seguiti nella Terapia intensiva neonatale (Tin). Soddisfatto il dottor Scarpelli, direttore del Dipartimento Materno-Infantile e dell’Uoc Neonatologia e Tin dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza   per il duplice intervento eseguito nel Dipartimento Materno-Infantile dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza che sottolinea «l’alto livello raggiunto sia  in termini di prestazioni sanitarie offerte, sia per la risoluzione di gravi problematiche neonatali. I risultati sono stati ottenuti grazie ad un importante lavoro sinergico di equipe svolto in stretta collaborazione tra le Unità operative di Neonatologia, di Chirurgia Pediatrica, di Ostetricia e Ginecologia». «Siamo particolarmente soddisfatti – continua il dottor Scarpelli – perché, dopo le diagnosi prenatale, effettuate dall’Uoc di Ginecologia,   siamo riusciti a convincere i genitori che i neonati potevano essere curati da noi senza necessità   di migrazione sanitaria in altre Regioni».

 

Cosenza, punto di riferimento regionale

Il Dipartimento Materno-Infantile si conferma centro d’eccellenza e punto di riferimento per  molti neonati provenienti dai Punti Nascita di tutta la regione Calabria  con gravi patologie mediche e chirurgiche riuscendo a trovare una risposta di qualità e con esiti estremamente positivi. «Finalmente – conclude il direttore del sipartimento Gianfranco Scarpelli -  si sta creando una Rete assistenziale neonatale regionale che vede i vari Punti Nascita integrati tra di loro e con la possibilità di utilizzare il Dipartimento Materno-Infantile  e la Terapia intensiva neonatale di Cosenza come centro di riferimento regionale per particolari e specifiche problematiche  cliniche senza ulteriori spese aggiuntive». Grande soddisfazione è stata espressa dal direttore Generale, Achille Gentile e dal direttore sanitario Mario Veltri per «l’elevata qualità delle prestazioni offerte dalle Unità operative del Dipartimento Materno-Infantile a dimostrazione che i nostri validi professionisti sono in grado di dare risposte di eccellenza ai bisogni dei cittadini calabresi e su questi Specialisti si dovrà investire per ridurre la migrazione sanitaria».

 

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