Covid, attacchi di panico e insonnia tormentano i calabresi: boom di farmaci

VIDEO | La nostra ricerca nelle farmacie delle principali città rivela un quadro allarmante. A essere colpiti soprattutto i più giovani

di Alessandro Stella
8 dicembre 2020
15:16

Calabresi sempre più ansiosi e depressi: è il risultato della nostra inchiesta sulla vendita di farmaci da marzo a oggi, per capire come l’epidemia stia cambiando le nostre abitudini quotidiane e quanto incida sullo stato di salute generale dei singoli. Per farlo ci siamo rivolti ai farmacisti delle principali città calabresi: il quadro che emerge è allarmante, soprattutto per quello che il momento più difficile dal dopoguerra a oggi potrebbe lasciare in ognuno di noi.

Il primo a confermare il preoccupante trend è Antonino Peluso, farmacista operante nell’area urbana di Cosenza: «C’è stato un leggero aumento di richieste di sonniferi, soprattutto nell’ultimo periodo. Non tanto a marzo o aprile – prosegue -, quanto adesso, in coincidenza con la seconda ondata. Questo perché, nel nostro territorio, dove i numeri sono aumentati davvero in maniera esponenziale ultimamente, la consapevolezza di ciò che sta succedendo sta giocando un ruolo determinante».


 

Segnali di criticità li riscontriamo anche a Catanzaro, grazie al contributo di Carla Agosteo, che, nella sua esposizione, evidenzia la crescita di richieste di immunostimolanti, per rafforzare le difese immunitarie e quindi affrontare con maggior vigore un possibile contagio. Ma il fattore che ci riporta all’allarme iniziale è lo status di chi si rivolge sempre più spesso alla farmacista: «È aumentato – spiega Agosteo – il disagio, soprattutto fra i giovani, nel gestire l’ansia, che si riflette in una qualità del sonno pessima. Quindi la gente mi chiede prodotti, soprattutto naturali, che la aiuti a dormire meglio e a essere meno apprensiva».

 

Ma ciò che più colpisce la professionista sono, in particolare, gli atteggiamenti degli utenti: «L’incapacità di gestire le indicazioni imposte per evitare il diffondersi del virus si sta trasformando in vero e proprio terrore: l’altro giorno una donna mi ha chiesto di mettere il gel per le mani vicino al pos, nonostante lo sia già, perché doveva subito disinfettarsi. La paura sta colpendo soprattutto la popolazione attiva, non parlo di categorie come gli anziani che sono chiusi in casa. Spesso vedo genitori ansiosi perché non trovano il vaccino antinfluenzale che vorrebbero fare ai figli adolescenti, i quali però non rientrano nelle prime fasce di popolazione da coprire. È una situazione che lascerà strascichi per molto tempo e potrebbe favorire l’insorgenza di patologie importanti da curare poi con specialisti e farmaci pesanti».

 

In questo quadro a tinte fosche dipinto dalle testimonianze dei professionisti, emerge, però, anche un altro dato importante. A spiegarlo è Damiano Staropoli di Reggio Calabria: «L’utilizzo delle mascherine in questo periodo ci sta aiutando a prevenire il contagio di patologie da raffreddamento come l’influenza, che ancora fortunatamente non si sta diffondendo come gli altri anni, grazie proprio all’uso di questi dispositivi di protezione individuale».

 

Una piccola consolazione, dunque, in un contesto che non lascia dubbi: è un vero e proprio grido d’allarme quello che si leva dalla nostra inchiesta, per una società che muta anche in una regione come la Calabria, solitamente nella parte medio-bassa della classifica di vendita di psiocofarmaci. La pandemia sta cambiando il mondo, le nostre abitudini, il nostro modo di vivere in comunità. Non solo, quindi, centinaia di migliaia di morti lasciati sul campo in tutto il mondo, ma un numero sempre crescente di persone a rischio depressione, senza distinzione di classe sociale ed età.

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