«Coronavirus in declino e depotenziato» ma la guardia resta alta

VIDEO | Intervista al direttore dell'Unità operativa di Malattie infettive dell'ospedale di Cosenza, Antonio Mastroianni: «Dal 26 aprile non abbiamo casi gravi. Mascherine e gel alcolici hanno bloccato il contagio. Il caldo? Innegabile che l'incidenza della malattia sia minore nei Paesi più vicini ai tropici»

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di Salvatore Bruno
4 giugno 2020
15:32

Nei reparti dell’ospedale di Cosenza è rimasta soltanto una persona virologicamente positiva al Covid 19 ma clinicamente guarita.

Il peggio è passato

Il peggio sembra ormai alle spalle. In alcune fasi, nei reparti dell’Annunziata destinati ad ospitare i soggetti positivi al coronavirus, è stata superata la soglia dei cinquanta pazienti. Alto il numero delle guarigioni, anche grazie all’impiego del Tocilizumab, il farmaco antireumatico somministrato in formulazione sottocutanea secondo un protocollo messo a punto proprio nel nosocomio bruzio e che sarà presto pubblicato su una prestigiosa rivista internazionale.


Virus meno aggressivo

Scrutando i dati della pandemia, c’è la sensazione che il virus abbia mollato la presa. «Le statistiche rivelano un declino nei paesi occidentali. Il rallentamento dell’infezione è verosimilmente parte della storia naturale dell’infezione stessa. Ma trattandosi di una malattia che conosciamo da poco, è difficile spingersi troppo lontano con le valutazioni». Antonio Mastroianni è prudente. Il direttore dell’Unità Operativa Complessa di Malattie infettive dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, prende atto della frenata, ma senza trarre conclusioni.

Misure efficaci

«Le misure di restrizione adottate in Italia hanno portato indubbiamente ad una riduzione della diffusione epidemica – aggiunge Mastroianni - Mascherine, gel alcolici, distanza sociale, hanno pagato in termini di blocco della trasmissione dell’infezione. Nel tempo verificheremo se effettivamente il virus si sia depotenziato. Certamente noi, come Azienda Ospedaliera di Cosenza, non vediamo più un paziente Covid con insufficienza respiratoria da polmonite ormai dallo scorso 26 aprile».

Sole amico

«Non ci sono ancora prove scientifiche di una eventuale influenza diretta del sole e del calore sulla pericolosità del coronavirus – sottolinea ancora il dirigente medico – L’incidenza del Sars-Cov-2 nei paesi più vicini ai tropici è minore. Questo è innegabile. Ed anche in Italia abbiamo assistito ad una differente incidenza del Covid, tra le regioni settentrionali e quelle meridionali. Ma servirà del tempo per inquadrare con maggiore precisione i motivi di queste disparità».

Vocazione missionaria

Nel complesso in provincia di Cosenza, si contano 34 vittime, quasi tutte transitate dal reparto di malattie infettive: «Perdere un paziente per noi è stato come perdere una battaglia, fallire di fronte ad un nemico invisibile. Abbiamo dato l’anima, messo in campo ogni energia per salvare il maggior numero possibile di vite umane. Non sempre purtroppo, siamo riusciti in questo intento – afferma Mastroianni con un velo di amarezza - Questa prova è stata dura. Nessuno di noi era pronto ad affrontarla perché imprevedibile. Medici, infermieri, oss hanno lavorato brillantemente, con vocazione missionaria. E poi non abbiamo avuto operatori sanitari contagiati: è un successo figlio della perfetta organizzazione aziendale».

Cosa ci aspetta

«Per l’autunno non si possono fare previsioni – conclude il medico - Sarà importante sottoporsi al vaccino antinfluenzale perché in molti soggetti potrà essere utile ad attenuare gli effetti di una eventuale nuova diffusione del Covid-19. Ci sono tanti interrogativi ancora aperti e l’accensione di nuovi focolai non si può escludere. Ma non ci faremo trovare impreparati».

Giornalista
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