Demoskopika: «La Calabria ha una “sanità zombie”» - VIDEO

Troppi cittadini non hanno i soldi per accedere alle cure mediche. Il presidente dell'istituto statistico Raffaele Rio: «Non si può impedire la migrazione sanitaria senza garantire i medesimi livelli di assistenza in tutto il Paese»
di Salvatore Bruno
28 marzo 2018
16:15

Raffaele Rio, presidente di Demoskopika lancia l’allarme sul pericolo concreto di una disparità di accesso alle cure sanitarie tra le virtuose regioni del nordest e quelle meridionali, dove il livello dei servizi è nettamente inferiore, come rilevato dal calcolo dell'Indice di Performance Sanitaria effettuato dall’istituto per il terzo anno consecutivo, con l'obiettivo di misurare nelle diverse regioni italiane, il livello di qualità dei servizi erogati.

 


Terzultima in graduatoria davanti a Sicilia e Molise

La Calabria per la prima volta abbandona l’ultimo posto della speciale classifica. Ma c’è poco da stare allegri perché la regione si colloca comunque in coda alla graduatoria. Peggio nel 2017 hanno fatto soltanto Sicilia e Molise. Otto gli indicatori presi in esame per misurare il ranking di efficienza, efficacia, appropriatezza e soddisfazione dei servizi erogati. L’unico positivo è quello del costo delle politiche sanitarie: la spesa per i manager è tra le più virtuose d’Italia.

 

Quindici milioni spesi per i contenziosi 

Per il resto il sistema deve fare i conti con diverse criticità tra cui spiccano quella delle spese legali per i contenziosi, ammontanti nell’anno passato a oltre quindici milioni di euro, e della mobilità attiva verso altre regioni. Il tema della migrazione sanitaria è stato recentemente oggetto di discussione in conferenza stato-regioni. L’orientamento è quello di limitare i cosiddetti viaggi della speranza. Una scelta pericolosa però, perché al netto di commissariamenti e diatribe sulla costruzione dei nuovi ospedali, il divario qualitativo delle strutture funzionanti nei diversi ambiti del Paese non consente lo stesso diritto alla salute per tutti i cittadini. Di fatto una eventuale scelta di questo tipo renderebbe le cure inaccessibili soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno.

 

Salvatore Bruno

Giornalista
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