Lamezia, la lotta di un padre per curare suo figlio

Il piccolo, di quasi due anni, ha bisogno di urgenti sedute di psicomotricità ma né nell'ospedale di Lamezia né nelle strutture convenzionate ci sono posti

di Tiziana Bagnato
24 settembre 2018
13:36

Lorenzo, il figlio del signor Claudio è un piccolo guerriero. Sopravvissuto al parto solo per miracolo, dato per morto, ha riportato venendo al mondo diverse insufficienze, patologie, problemi che incidono sulla sua vita rendendola più affannosa e complicata, pur senza togliergli il sorriso.

 


Una nascita difficile la sua, tanto da essere al vaglio della magistratura con una denuncia da parte dei suoi genitori convinti che qualcosa non sia andato come doveva e che il bimbo, dato fino all’ultimo come perfettamente sano, avrebbe potuto avere una vita diversa se si fosse intervenuto in maniera opportuna.

 

Ora che il piccolo ha quasi due anni e una lunga esperienza già sulle spalle di ospedali in tutta Italia, si trova a dovere affrontare ancora un muro: quello di non riuscire ad essere sottoposto a quelle sedute di psicomotricità che gli sono state prescritte ormai lo scorso mese di aprile e che potrebbero aiutarlo nei movimenti.

Il medico che lo ha seguito nel suo ricovero nel Policlinico di Messina lo ha messo ben chiaro nero su bianco: il bambino ha bisogno di almeno tre sedute di psicomotricità a settimana per un periodo di 26 settimane.  Ma nulla da fare.

 

Da aprile il signor Claudio non ha lasciato intentato nulla, ha interloquito con direttori generali, primari, medici, fino ad arrivare anche al commissario Scura. La via d’uscita non si intravede ancora.  Il poco personale rende le liste lunghe anche due anni, c’è chi gli ha prospettato una vicina riorganizzazione, chi gli ha consigliato di rivolgersi altrove. Ma portare un bambino così piccolo, così tante volte a settimana fuori sarebbe impossibile. I privati convenzionati sono anch’essi pieni, la richiesta è alta.

 

Da qui l’appello dei signor Claudio Mercurio che non vuole lasciare nulla di intentato per cercare di rendere quanto più possibile sereno il futuro del suo piccolo e a quelle sedute non ha intenzione di rinunciare. Chiede ascolto, chiede che qualcuno intervenga, che metta olio in una macchina, quella della sanità regionale, che così non può andare avanti. Quello che si lede è il diritto alla salute. Ma a breve dovrà riandare al Policlinico di Messina per il controllo del piccolo. La dottoressa che lo ha in cura dovrà valutare se le sedute abbiano portato miglioramenti e lui dovrà dire di non essere riuscito nemmeno ad iniziarle quelle sedute.  

 

E sono in tanti a Lamezia e dintorni a non riuscire ad accedere alla psicomotricità, tanto che anche le strutture convenzionate sono piene.

 

 

Giornalista
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