Muore detenuto a Siano: scatta l’allarme epidemia

Michele Rotella, detenuto presso il carcere di Siano, pare sia morto a causa di un batterio potenzialmente letale. L’allarme per il reale rischio di un’epidemia lanciato dall’associazione Yairaiha di Cosenza che si occupa di diritti dei detenuti
di Redazione
2 marzo 2016
16:50

Michele Rotella, 75enne, messinese detenuto presso il carcere di Siano, è morto nella notte tra il 27 e il 28 febbraio all’ospedale di Catanzaro dove era stata trasportato d’urgenza. Pare che il decesso sia stato causato da un batterio, clostridium difficilis, batterio gram-positivo, anaerobio e sporigeno (ovvero capace di sporulare, di generare spore). Il soggetto accusava da giorni i dolori tipici delle enteriti ma, evidentemente, è stata sottovalutata la gravità del problema.


L’allarme per una possibile epidemia che potrebbe dilagare all’interno del carcere è lanciato dall’associazione Yairaiha di Cosenza che si occupa di diritti dei detenuti: “Le diverse fonti mediche consultate invitano a non trascurare assolutamente questo batterio ed il potenziale epidemologico che esprime soprattutto in ambiti comunitari e il carcere è assolutamente un ambiente comunitario. Considerato che la persona infetta è la fonte primaria di veicolazione del batterio e che l’ambiente la fonte secondaria, onde evitare il pericolo concreto di una epidemia di Clostridium Difficile chiediamo che venga effettuato uno screening di tutta la popolazione detenuta e che, contestualmente, venga effettuata opportuna disinfestazione della struttura carceraria di Siano al fine di tutelare la salute dei detenuti ristretti e del personale operante”.



La lettera volta ad allertare le istituzioni è stata inviata ieri dall’associazione Yairaiha Onlus di Cosenza al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Ministro della Giustizia Andrea Orlando, al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, al Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria – Calabria Salvatore Acerra, alla Direttrice della Casa Circondariale di Catanzaro Angela Paravati e al Garante per i diritti dei detenuti Mauro Palma.

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