Postazioni del 118: «Anche a Cassano i privati al posto del pubblico»

La denuncia del portavoce degli autisti idonei Francesco Spadafora: «Tutte le graduatorie scorrono regolarmente, solo la nostra è ferma»

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di Redazione
6 maggio 2019
11:59
Un’ambulanza
Un’ambulanza

«Ennesimo caso di privatizzazione del servizio 118. Dopo Lungro e Cariati, a farne le spese è la postazione 118 di Cassano allo Jonio che ha visto nei giorni scorsi (a causa della mancanza degli autisti titolari del 118) subentrare i privati al posto di questi ultimi». È quanto dichiara in una nota Francesco Spadafora, portavoce "Graduatoria 118", che da anni si batte per garantire l’assunzione di autisti di ambulanze vista la carenza cronica denunciata da più parti.


Secondo Spadafora «questa storia va avanti da troppo tempo, tanto è il denaro pubblico sperperato, tante le denunce protocollate agli organi competenti, tante le richieste e gli incontri avuti con la politica e tutte le istituzioni. Ma le cose restano sempre nello stesso ordine, e purtroppo è quello sbagliato. Tutte le graduatorie calabresi in vigore scorrono regolarmente, quelle degli Oss, quelle degli infermieri, quelle dei medici. Solo quella degli autisti, da un anno e mezzo a questa parte, ha visto solo 20 unità utilizzate, su un fabbisogno regionale di oltre 70».



Spadafora ha incalzato: »«Tutti restano fermi a guardare mentre il 118 viene privatizzato, i soldi pubblici sperperati e gli aventi diritto ad un posto di lavoro restano ingiustamente a casa, mentre come è già successo, lavorano persone assunte da graduatorie di avvisi pubblici (scaduti da oltre 12 anni) di altre aziende, tipo quella degli autisti di Paola, quando nel lontano 2006 era ancora Asl n.1».

 

«Questa è la Calabria – insiste il portavoce -, questo è il sistema che da sempre è in vigore e che mortifica i diritti e privilegia gli amici degli amici. Questo cancro metastatico è radicato profondamente in quasi tutti gli uffici, piani e stanze delle Asp, che vengono gestite amatorialmente come la bottega privata che abbiamo sotto casa. E poi ci si meraviglia della migrazione dei giovani per il lavoro... Che tristezza!», ha concluso Spadafora.

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