Preservare la fertilità nei pazienti oncologici, a Catanzaro è possibile

VIDEO | Al primo centro pubblico in Calabria per la procreazione medicalmente assistita di terzo livello sono già state trattate le prime due pazienti affette da patologie neoplastiche

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di Rossella  Galati
3 agosto 2019
12:58

Ci sono novità importanti al centro pubblico di procreazione medicalmente assistita di terzo livello dell’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro, il primo in Calabria, per donne e uomini affetti da patologie neoplastiche, che prima di iniziare i trattamenti medici che potrebbero mettere a rischio la loro fertilità, ora possono preservarla congelando uova e spermatozoi. «Siamo felici per le prime gravidanze ottenute dalle coppie infertili di questa regione ma sicuramente il messaggio più importante che ora vogliamo che passi è che oggi è possibile preservare la fertilità anche dei pazienti oncologici – afferma Roberta Venturella, responsabile del centro -. È ormai risaputo che il sapere di aver preservato la propria fertilità migliora anche i tassi di guarigione perché influisce positivamente sulla qualità di vita e sulla voglia di guarire di questi pazienti. Quindi è una possibilità importantissima che noi siamo felici di poter offrire a queste donne e a questi uomini  in un momento sicuramente delicato della loro vita».

L’iter

Al momento sono due le prime pazienti trattate. Una di loro è una trentenne affetta da tumore alla mammella. «L’iter è praticamente lo stesso per l’accesso alla fecondazione assistita soltanto che le uova vengono trattate in modo diverso – spiega Federica Sanges biologa del centro -. C’è una procedura tale che ci permette di bloccare dal punto di vista biologico la cellula, cristallizzare le sue strutture per poterle poi riutilizzare più in là nel tempo. Viene utilizzato l’azoto liquido, abbiamo delle banche in cui stocchiamo i gameti sia maschili che femminili dei pazienti in modo tale da preservare tutte le loro strutture e capacità».


Coinvolgere gli oncologi

L’obiettivo è dunque ora quello di coinvolgere tutti gli oncologi del territorio in modo tale da creare una rete la fruizione del servizio da parte della popolazione. «Gli oncologi ci contattano per e-mail o al numero di telefono del centro e il giorno dopo noi riceviamo la paziente o il paziente in modo da avviare immediatamente l’iter che permetterà poi l’ottenimento di questi gameti – sottolinea la Venturella -. Negli uomini è molto più semplice: in un paio di giorni si fa tutto. Nelle donne è fondamentale  iniziare un trattamento ormonale, sempre di concetto con l’oncologo, che permetta l’ottenimento di questi gameti».

 

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