Prevenzione, Calabria tra le prime per adesioni a “Cardiologie aperte”
VIDEO | L’iniziativa, finalizzata a stimolare attenzione e controlli oltre che e a rispondere agli interrogativi degli utenti, quest’anno sarà telefonica. Sessanta i professionisti calabresi che hanno aderito
Parola d’ordine: prevenzione. Anche quest’anno torna l’appuntamento con "Cardiologie aperte" e la Calabria sarà in prima fila, rivestendo un ruolo di primo piano anche a livello nazionale. L’iniziativa, promossa dalla “Fondazione per il Tuo cuore” dei Cardiologi Ospedalieri Italiani, si terrà dall’otto al sedici febbraio, ma a causa del Covid indosserà una nuova veste, le consulenze saranno telefoniche. Chiamando il numero verde 800 05 22 33 tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 14 alle ore 16, sabato e domenica compresi, si potrà parlare con un cardiologo e porre i propri quesiti. Il Covid ha falciato il numero delle prestazioni erogate e i timori legati al contagio hanno anche fatto sì che la prevenzione cardiologica venisse accantonata. Un trend da osteggiare visto che le malattie e i disturbi cardiovascolari sono tra le principali cause di morte.
Ne abbiamo parlato con il presidente Anmco Calabria Roberto Ceravolo, primario del reparto di Cardiologia del Giovanni Paolo II di Lamezia Terme. Oltre sessanta i cardiologi calabresi che hanno aderito all’iniziativa. Un numero robusto, specie se confrontato con regioni più popolose. Ecco perché molto probabilmente la punta dello Stivale gestirà anche le chiamate in arrivo da altre regioni. Recenti studi hanno evidenziato come i casi prevalenti di malattie cardiovascolari totali siano quasi raddoppiati, da 271 milioni nel 1990 a 523 milioni nel 2019. Il numero di morti per malattie cardiovascolari è aumentato notevolmente, da 12 milioni nel 1990 a 18,6 milioni nel 2019. Dati che si incanalano in una vera e propria urgenza.
Un compito gravoso, ma allo stesso tempo onorevole quello dei professionisti che si mettono a disposizione e che quest’anno sarà più arduo perché oltre a stimolare la prevenzione, dovranno farlo in ottica Covid. «Il virus – spiega Ceravolo – ha reso la Medicina più difficile ma necessaria. Non si possono rimandare i controlli di mesi a causa del Coronavirus». Eppure, la necessità di salvaguardare gli operatori sanitari e i pazienti fa sì che i ricoveri siano sempre meno e che molti tipi di indagini e di analisi non si facciano. Il Giovanni Paolo II, ad esempio, che rispetto ad altre strutture ospedaliere ha un numero inferiore di cardiologi ha ridimensionato la sua attività e adottato un rigido protocollo, tanto che al momento, ad un anno di pandemia, non risultano contagi in reparto.