Consiglio regionale

Sanità, Tavernise: «La cefalea cronica sia inserita nei livelli essenziali di assistenza»

Il consigliere regionale 5 stelle ha depositato una mozione: «È una malattia invalidante e spesso la diagnosi arriva in ritardo»

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di Redazione
20 gennaio 2023
23:00

Depositata al Consiglio regionale della Calabria la mozione a firma di Davide Tavernise, capogruppo del M5s, perché la giunta regionale adotti «ogni provvedimento necessario affinché la cefalea cronica sia inserita nei livelli essenziali di assistenza». «La giunta regionale – rimarca Tavernise nella mozione - solleciti il Governo all’emanazione del decreto di cui alla l. 81/2020; promuova l’inserimento dello psicologo presso i centri regionali di cura e diagnosi delle cefalee; promuova la formazione di gruppi di auto mutuo aiuto; favorisca la formazione, e l’aggiornamento sulle cefalee, dei medici di medicina generale e dei pediatri, e la conoscenza di tale patologia presso le scuole».

«La legge 14 luglio 2020, n. 81 – va avanti Tavernise – riconosce l’emicrania e la cefalea come patologie sociali invalidanti, rinviando, a un decreto ministeriale, l’individuazione di progetti finalizzati   a   sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea, nonché i criteri e le modalità, con cui le regioni attuano i medesimi progetti. Tuttavia, ad oggi, il decreto attuativo non è stato emanato». «Eppure – continua Tavernise – la cefalea è la patologia neurologica più diffusa nel mondo. Una malattia estremamente invalidante, tanto da essere inserita dall’Oms tra le patologie con massima disabilità. Anche in considerazione del fatto, che essa si manifesta prevalentemente nel periodo più produttivo della vita di una persona. Il dolore rende difficoltoso svolgere anche le più semplici attività quotidiane».


«Al momento in Italia  - conclude - esistono centri di terzo livello specializzati nel trattamento dell’emicrania. Però non sempre è agevole raggiungerli, tanto a causa del ritardo informativo, che esiste rispetto a questa patologia, tanto a causa dell’autogestione della malattia da parte del paziente, che spesso assume autonomamente farmaci da banco o si rivolge allo specialista sbagliato, affrontando esami e visite inappropriate che ritardano la corretta diagnosi».

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