Tumore al seno, una nuova cura salva la vita al 70% delle giovani

Utilizzando la molecola “ribociclib”, il tasso di sopravvivenza aumenta del 30 per cento rispetto alle terapie standard. Secondo gli studiosi, il prossimo obiettivo della scienza sarà quello di rendere il cancro una “malattia cronica”

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di G. D.A.
2 giugno 2019
09:52
Ricerca, lotta ai tumori
Ricerca, lotta ai tumori

Una speranza in più per le donne con tumore al seno avanzato arriva dai nuovi risultati nel campo della ricerca. L’ultima strategia contro quello che viene definito “il male del secolo”, è destinata alle giovani di età compresa tra i 20 e i 39 anni, ed è rappresentata da una molecola chiamata “ribociclib”. Quest’ultima, se sommata alla terapia endocrina standard, permette di aumentare le probabilità di sopravvivenza.

I risultati della ricerca

Un piccolo quanto significativo passo in avanti nel campo medico che potrebbe rappresentare, per le donne che lottano contro il cancro in una fase cruciale della loro esistenza, una rivoluzione. I risultati positivi sono stati riscontrati nello studio di fase III, Monaleesa, nel quale sono stati presi in esame i casi di 672 pazienti ed illustrati al congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco) a Chicago. Dati alla mano, dopo tre anni e mezzo, per le donne sottoposte a farmaco più terapia standard il tasso di sopravvivenza si attestava al 70 per cento. Fermo al 46 per cento, invece, per i malati curati con i “mezzi classici”. Data la portata, lo studio è stato anche pubblicato sul New England Journal of Medicine, tra le maggiori riviste internazionali di settore raccogliendo ampi consenti. L’esperto Asco Harold Burstein ha spiegato: «Il cancro del seno avanzato può essere molto aggressivo ed è la principale causa di morte per cancro tra le donne tra 20 e 59 anni di età. E' dunque incoraggiante – sottolinea - vedere una terapia mirata che aumenta significativamente la sopravvivenza per le donne più giovani con questa malattia». La molecola, infatti, ha la capacità di inibire l’attività di alcuni enzimi che facilitano il proliferare delle cellule tumorali. Il rischio che l’avanzare della patologia porti alla morte, in estrema sintesi, si riduce del 30 per cento.


 

I dati in Italia

A riferire l’incidenza sulla popolazione della malattia, Lucia Del Mastro, responsabile Breast Unit dell'Ospedale Policlinico San Martino di Genova: «In Italia – ha commentato - vivono più di 37 mila donne con diagnosi di tumore della mammella metastatico». Fra queste circa 3mila e 700 hanno un’età compresa tra i 40 ed i 49 anni: «Si tratta di donne giovani, nel pieno della loro vita familiare e professionale. Da qui –aggiunge - la necessità di opzioni terapeutiche innovative che garantiscano quantità e qualità di vita». Tutto questo è rappresentato dal “ribociclib” che, oltre a risultati migliori, vanta una bassa tossicità «consentendo di condurre una vita normale pur continuando le cure». Si punta, come ribadito anche da Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Senologia all'Istituto nazionale Tumori Irccs Pascale di Napoli, a cronicizzare il carcinoma mammario metastatico, rendendolo alla stregua di una “malattia cronica” ed «evitando o comunque posticipando la necessità di ricorrere alla chemioterapia». L’uso della molecola, ad oggi approvata dall'Agenzia italiana del farmaco Aifa per l'utilizzo nelle donne in post menopausa, sarà avanzata anche per le fasce più giovani.

 

 

 

 

 

Giornalista
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