Vaccini anti-Covid, ancora troppe incognite nel Piano regionale
VIDEO | Dal focus sul documento varato dal commissario Longo emergono le incertezze anche dovute al tipo di siero. Le restanti 3 fasi hanno tempi variabili a seconda se arriverà o meno l'annunciato prodotto "caldo"
Altre 3 fasi, dopo la prima che è in corso, per una vaccinazione che si spera di massa e che, però, è legata a troppe incognite a livello nazionale e regionale.
I calabresi che attendevano risposte certe dal Piano elaborato in questi giorni dal commissario Guido Longo, sul chi fa cosa e soprattutto dove e quando, sono rimasti parzialmente delusi.
Mentre ci si prepara a vaccinare gli anziani sopra gli 80 anni, anche quelli cioè che non vivono nelle case di cura e non sono iscritti negli elenchi forniti dall'Ordine dei medici - per quest'ultima fascia di professionisti in pensione si è già proceduto non senza polemica - va detto che quella a cui ha lavorato l'uomo nominato dal governo per gestire la sanità calabrese è una programmazione solo di massima.
Tutto ciò che si prevede, infatti, è subordinato anche ad altro tipo di vaccino che dovrebbe arrivare, quello attuale necessita di uno stoccaggio ad alta temperatura - con tempi più lunghi e controlli più ferrei - e il piano non esclude che se dovessero arrivare altri sieri, definiti "caldi", si potrà accelerare, anche in considerazione del periodo del secondo richiamo che oscilla tra una marca e l'altra.
Ma il discorso delle scorte che ogni Regione avrà, come si sa, è anche legato all'approviggionamento nazionale e anche qui non mancano le frizioni con l'attuale fornitore.
Tempi traballanti, quindi, e sono poche le certezze: la pù grande è che le Asp, appena conclusa la fase attuale - completando l'immunizzazione degli operatori sanitari di strutture pubbliche e private e di chi ha più di 80 anni - dovranno tentare di viaggiare spedite verso gli altri 3 periodi.
E nella seconda fase tocca al personale scolastico, ma non a tutto: il vaccino verrà dato prima a chi è considerato «categoria fragile».
Somministrazioni in tempi diversi tra gli stessi docenti, quindi, sperando che nel frattempo non sia finita la scuola.
Un Piano di 34 pagine, compresi i modelli per il consenso e le informative sull'età e sullo stato di salute che deve avere chi accetta di vaccinarsi, e per districarsi nel dedalo delle troppe incertezze, si prevede una campagna di comunicazione che spiegherà a chi rivolgersi.
Si conta anche di avvalersi di una piattaforma informatica che eviti registrazioni a mano che sono meno trasparenti.
Inevitabilmente la campagna di vaccinazione, avendo dimensioni gigantesche, fa i conti con troppe incognite organizzative, aggravate dal solito balletto di responsabilità tra Stato e Regioni. Ed ecco perchè nel dibattito nazionale da qualche tempo aumentano le voci di chi chiede di rendere obbligatoria la somministrazione.
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