Vaccini Covid, le persone down hanno priorità ma in Calabria non possono neanche prenotarsi

VIDEO | Lazio, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto già pronte per immunizzare le categorie fragili, qui le famiglie sono lasciate senza risposte dalle Asp perché chi ha più di 16 anni esce fuori dai radar del piano vaccinale regionale (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Alessia Principe
3 marzo 2021
17:23

Il Ministero li ha messi in cima alla lista, per la Calabria possono aspettare. Mentre i tempi delle vaccinazioni qui si dilatano a dismisura, c’è chi, invece, davvero è allo stremo delle forze. Parliamo delle categorie cosiddette “fragili”. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of American Medical Genetics tra le persone più vulnerabili a Covid-19 ci sono i portatori della sindrome di Down. Molti di loro hanno gravi problemi cardiaci alle spalle e ora le loro famiglie stanno vivendo un doppio incubo: quello di vederli ammalare  e quello di vederli spegnersi psicologicamente.

Già, perché la guerra veloce del virus si combatte ormai su due fronti, quello che riguarda il fisico e quello che riguarda il benessere psicofisico. A mettere il turbo sul fronte vaccini per i soggetti più a rischio sono state Lazio ed Emilia Romagna, la seconda è appena partita, la prima è in procinto di seguirla, ma subito dietro di loro sono pronti Piemonte e Veneto. In Calabria appena se ne parla.


Emily Amantea (foto) è la presidentessa l’Associazione italiana persone down sezione di Cosenza ed è anche la vicepresidente nazionale. È allarmata, di più, terrorizzata, perché la Calabria non fa che restare indietro mentre il tempo vola rapido. «I ragazzi sono in casa, hanno interrotto ogni attività. È doloroso non poterli aiutare» racconta.

Siamo nella nuova sede dell’Associazione, è nuova, arredata di fresco per accogliere i bimbi e i ragazzi. C'è una piccola cucina accogliente, la sala per la psicomotricità, per la logopedia, per gli incontri con la psicologa. I muri sono tinti di un verde brillante, c'è odore di pulito ovunque. Ma è una sede vuota. C'è l'eco. L’emergenza sanitaria è arrivata a un passo dall’apertura. Adesso si va avanti a fatica, ma Emily è combattiva e non molla di un centimetro.
Da settimane invia lettere sia all’Asp che al commissario dell’ospedale dell’Annunziata, Ma nessuno risponde. Neanche un cenno, neppure informale.

«Dal 3 febbraio – spiega - con un provvedimento del Ministero della Salute si è data priorità alle persone con sindrome di Down che dovevano essere vaccinate già nella fase 1 o comunque subito dopo gli over 80». Ma anche senza l'inghippo della lentezza nelle somministrazioni, il nodo è anche burocratico. «Uno dei problemi che abbiamo al livello regionale è che il piano vaccinale dipende anche dalla presa in carico dei centri di riferimento. Le persone down, dai 16 anni in poi, non hanno questa presa in carico, ed ecco perché ormai vivo attaccata al telefono, per capire come ci dobbiamo organizzare». Purtroppo il caos intorno al piano vaccini, o a quello che ci somiglia, è sempre più fitto.

«Le famiglie di ragazzi con la sindrome di Down stanno chiamando il numero dedicato agli over 80 ma gli operatori dicono che non possono prendere prenotazioni e si limitano a segnare i riferimenti telefonici».

Ma c’è anche un altro dubbio che non la fa dormire: «Una delle maggiori preoccupazione è che ai nostri ragazzi non vengano somministrati i vaccini Pfizer e Moderna, ma Astrazeneca che hanno una minore copertura. Sappiamo che qui all’ospedale sono arrivate 6mila dosi di vaccino, anche se non c’è una vera e propria presa in carico chiediamo di vaccinare anche le persone con sindrome di Down. Non sono tante, siamo anche disposti ad aiutare nella compilazioni degli elenchi. Parliamo di gente che ha tanto sofferto in questo periodo pandemico, non li possiamo abbandonare così».

Da mesi questi ragazzi sono blindati in casa, molti hanno patologie associate che rischiano di aggravarsi e se, nella peggiore delle ipotesi, dovessero contrarre il virus, le conseguenze sui loro fisici già provati, sarebbero devastanti.

«Vogliamo dialogare con le istituzioni sanitarie e chiediamo trasparenza e chiarezza sul piano dei vaccini. In ospedale sappiamo che sono stati vaccinati anche i donatori di sangue che, per carità, sono persone preziosissime, ma qui parliamo di ragazzi e adulti che forse hanno ancora più urgenza di loro».

Mentre l'Annunziata di Cosenza ha iniziato a vaccinare i pazienti “fragili” in cura nelle varie unità operative, come se fosse un mondo a parte, oltre le sue mura è calato un silenzio insopportabile che racconta di ritardi, organizzazioni lumaca e della solitudine di chi si sente abbandonato.

Giornalista
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