Nel caos

In Calabria la sanità dei paradossi, i pochi medici in servizio aggrediti mentre gli “imboscati” sono oltre mille

VIDEO | Al Gom di Reggio Calabria due aggressioni ai medici in soli quindici giorni. Intanto la nostra regione ha una percentuale quasi doppia rispetto al resto d'Italia di sanitari inidonei. I cubani, da soli, non bastano

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di Massimo Clausi
16 settembre 2024
17:48

La sanità calabrese continua ad essere serbatoio di paradossi. Da un lato c’è un manipolo di medici, una pattuglia di eroi senza gloria che sembrano combattere una guerra a mani nude e spesso in cambio ricevono mortificazioni e aggressioni. L’ultima in ordine di tempo è accaduta a Reggio Calabria con una signora in codice verde che ha aggredito la dottoressa del Pronto Soccorso perché voleva essere visitata per prima a tutti i costi. Circostanza che ha spinto il commissario straordinario del Gom, Gianluigi Scaffidi, a sollecitare un intervento legislativo per inculcare pene severe ed effettive a chi aggredisce il personale sanitario. Questo perchè un altro episodio simile si era verificato il 28 agosto scorso, quando un paziente non avrebbe inteso attendere il suo turno per una visita scagliandosi contro medici e infermieri. Due aggressioni in soli quindici giorni, dunque.

A Vibo addirittura si è pensato di mandare l’esercito davanti lo Jazzolino. Una notizia che nelle ultime ore è stata ridimensionata dal sindaco, Enzo Romeo che ha parlato di una semplice riorganizzazione della presenza dell'esercito sul territorio nell'ambito dell'operazione "Strade sicure". Niente quindi di strettamente correlato al nosocomio cittadino.


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Eppure le aggressioni ci sono, spesso ad opera di pazienti stanchi di file interminabili al Pronto Soccorso. L’iniezione di medici cubani da sola sembra non bastare per garantire un’offerta sanitaria degna di questo nome, Anche perché a fronte dell’arrivo dei medici dai Caraibi, in Calabria ci sono oltre mille camici bianchi che non vedono una corsia da decenni. Sono i cosiddetti “imboscati” o inidonei come dice la legge. Personale che non può lavorare nell'emergenza/urgenza, non può fare i turni di notte, non può garantire la reperibilità. Li ha scovati attraverso una richiesta di accesso agli atti il capogruppo regionale del M5s, Davide Tavernise, che ha calcolato come la Calabria abbia una percentuale, di questo tipo di medici, quasi doppia rispetto al resto d’Italia. Una cifra che oscilla dal 20 al 21%. Ma i dati non sono precisi perchè molte aziende sanitarie non hanno dato i dati. Solo all’ospedale di Cosenza  i medici inidonei sono 161. 

La questione non è nuova perché sono due anni che Tavernise batte su questo tasto, contestando soprattutto il fatto che sono altri colleghi della stessa azienda a giudicare queste inidoneità. Il grillino chiede almeno che sia un organo terzo, magari l’Inps, a fare queste verifiche. O, almeno, che ci siano verifiche di secondo livello effettuate da organi terzi. Nel luglio scorso lo stesso Tavernise aveva rimproverato al Presidente Occhiuto di aver scoperto l'acqua calda, quando il commissario si era lasciato andare, in un video postato sui social, ad un'invettiva contro gli imboscati.

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La questione dunque non è nuova, ma è tornata d’attualità con la trasmissione di Rai3 Presa Diretta che ne ha chiesto conto al presidente/commissario Roberto Occhiuto. Forse si potrebbe fare a meno di importare medici cubani se si riuscisse ad arginare il fenomeno. Occhiuto ha risposto che sta vagliando gli spazi d’azione che gli consente la legge e poi ha aggiunto, per difendere la scelta dei cubani, che si farebbe operare da uno di loro, con due specializzazioni, piuttosto che da un medico calabrese “imboscato” che da 15 anni non vede un bisturi. Una dichiarazione che non mancherà di suscitare polemiche nella categoria. Ma chi deve arginare il fenomeno se non lui che ha pieni poteri nella sanità calabrese?

Giornalista
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