Sanità Calabria

All’ospedale di Cosenza medici e infermieri imboscati sono il 20%: le visite fiscali li tengono lontani dalle corsie

I numeri degli inidonei: 623 si sono sottoposti a visita fiscale, uno su cinque si è visto riconoscere limitazioni al lavoro. Il paradosso dei tecnici di radiologia che non possono esporsi a radiazioni

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di Massimo Clausi
6 febbraio 2024
16:30

I dipendenti dell’ospedale civile dell’Annunziata devono essere particolarmente cagionevoli di salute. In soli nove mesi, infatti, sono ben 623 i dipendenti sottoposti a visita fiscale e circa il 20% ha ottenuto l’inidoneità, in tutto o in parte, a svolgere le mansioni per le quali erano stati assunti. La statistica, poi, ci dice che almeno. È la nuova puntata dello screening che il capogruppo del M5s, Davide Tavernise, sta effettuando sui medici “imboscati” e i dati sono frutto di un sopralluogo che lo stesso Tavernise ha effettuato al nosocomio di Cosenza insieme ai colleghi dell’opposizione Mimmo Bevacqua e Franco Iacucci (Pd).

Il risultato, come dicevamo, è che il 20% si è vista riconoscere le limitazioni al lavoro da parte del medico competente. Si tratta di un sanitario interno alla struttura chiamato a valutare i propri colleghi. Una circostanza che Tavernise ha molto contestato, proponendo, nel suo disegno di legge, che questo tipo di visite siano fatte da organismi terzi come l’Inps ad esempio, per garantire trasparenza e non buttare il bambino con l’acqua sporca ovvero chi ha titolo per un diritto riconosciuto e chi invece ci marcia.


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Scendendo nel dettaglio dei dati troviamo un po’ di tutto fino al paradosso di due tecnici sanitari di radiologia medica con prescrizioni sull’attività di radioesposizione; non possono cioè esporsi a radiazioni e quindi non si capisce bene cosa facciano in azienda. Ci sono poi 35 tra infermieri e Oss che non possono essere impiegati nella movimentazione dei pazienti e nel sollevamento di carichi; 11 tra infermieri e Oss che possono fare solo attività ambulatoriale e ancora: 18 da non impiegare in turni di reperibilità, tra cui 12 medici e 1 ostetrica; 3 medici e 2 infermieri non idonei ad attività di emergenza-urgenza e così via. In totale come abbiamo detto ci sono 129 persone che hanno limitazioni totali o parziali, al netto di altre 27 persone (fra medici e personale sanitario) che sono stati adibiti a mansioni puramente amministrative.

Non vorremmo proprio essere nei panni della persona che ogni giorno deve organizzare i turni di lavoro che con tutte queste prescrizioni si trasformano in una specie di puzzle. Se l’andazzo è questo ogni iniezione di nuovo personale (Il commissario dell’azienda Vitaliano De Salazar ha detto che lo scorso anno sono state effettuate oltre 100 stabilizzazioni) rischia di essere evanescente.

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Ad esempio i turni al Pronto Soccorso prevedono sei medici per turno (che diventano tre di notte) sei Oss e sei infermieri. Stamattina dei sei medici di turno uno solo era italiano, mentre gli altri cinque cubani. Lo diciamo proprio per ribadire come si stia rivelando fondamentale l’apporto dei medici caraibici per cercare di mantenere un minimo gli standard di sicurezza per i pazienti. Ma è chiaro che questa è una situazione tampone che non può essere definitiva.

Così come è evidente la sofferenza dell’Annunziata sotto il profilo degli spazi e la loro funzionalità. Al Pronto Soccorso di Cosenza è stata creata una sala open space dove vengono ricoverati i pazienti che hanno avuto una diagnosi e ora aspettano il posto letto in reparto. Oggi erano circa una quarantina. Sotto questo aspetto il commissario De Salazar ha assicurato che entro giugno dovrebbero completarsi i lavori di ampliamento del Pronto Soccorso che porterà ad altri 700 metri quadri. Il problema è tutto il resto.

Da anni si parla del nuovo ospedale di Cosenza. Ci sono anche i fondi dell’Inail già a disposizione. Il problema è che la politica sinora ha litigato sull’ubicazione del nuovo Hub provinciale. Il risultato è che i cosentini, e non solo, debbono accontentarsi dell’Annunziata il cui corpo centrale risale agli anni ‘30.

Giornalista
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