«Ora sono in frullatore, datemi il tempo di ambientarmi, perché ho visto che a Vibo di cose da conoscere e fare ce ne sono tante». Il nuovo commissario straordinario dell’Asp di Vibo Valentia, Gianfranco Tomao - che ha ricevuto i giornalisti per quello che ha definito «un incontro conoscitivo con la stampa» - mette le mani avanti. Ma è evidente dalla mimica del corpo che lo dica più per non apparire arrogante che per ostentare un’effettiva insicurezza. Probabilmente sa già tutto quello che d’importante c’è da sapere, perché la provincia di Vibo è piccola ma rognosa assai. Venire qui non è una passeggiata, soprattutto se sei chiamato a guidare un Ente che per la seconda volta in 14 anni (2010 e 2024) è stato sciolto per mafia.

Tomao prende il posto di un altro ex prefetto, Vittorio Piscitelli, che dopo appena dieci mesi è stato “avvicendato”. Tutto nella norma secondo il nuovo commissario, che non indugia, nonostante le sollecitazioni dei giornalisti, su quali siano i motivi che hanno convinto il ministro Piantedosi e il Governo a sostituire il vertice della triade commissariale, formata anche dal funzionario Gianluca Orlando e da Gandolfo Miserendino, commissario a sua volta di Azienda Zero, l’Ente unico di governance della sanità regionale calabrese. Un po’ come avere amico Jeff Bezos se fai spesso acquisti su Amazon.

Sull’avvicendamento il nuovo commissario si limita ad accennare a «problemi organizzativi», lasciando ovviamente senza risposta la domanda delle cento pistole: perché Piscitelli è stato mandato via? Un interrogativo che ora rimbalza nella campagna elettorale per le elezioni regionali, come argomento pronto all’uso per insinuare che tutto sia partito dalla Cittadella e dai rapporti con la Regione, che negli ultimi tempi si erano fatti sempre più tesi e logori. Ma questa ormai è storia vecchia.

Quella nuova vede l’ex prefetto di Cosenza (una decina di anni fa) insidiarsi alla guida dell’Asp di Vibo: romano, classe 1956, già prefetto, oltre che della città bruzia, anche di Livorno e Cagliari, è stato commissario straordinario del Comune di Pomezia e del Comune di Caivano.

Da queste parti gli elefanti nella stanza sono così tanti e grossi che è impossibile non vederli, quindi le priorità sono evidenti anche a chi magari nel Vibonese finora c’è stato solo per fare una capatina a Tropea, figurarsi se è pronto ai blocchi di partenza come commissario straordinario dall’inizio di agosto.

A cominciare dal sovraffollamento del Pronto soccorso: «Un problema sul quale dobbiamo lavorare con grande impegno - dice Tomao -, perché il pronto soccorso è la prima risposta al cittadino che ha immediatamente bisogno in una situazione di emergenza». Sulla questione è intervenuto anche il direttore sanitario Ilario Lazzaro, che ha messo l’accento sugli accessi non necessari e sulla necessità di rafforzare la medicina territoriale soprattutto attraverso le Aggregazioni funzionali territoriali (Aft), presidi dove i medici di base di più comuni lavorano in team per offrire assistenza continuativa e, di conseguenza, decongestionare anche i servizi di emergenza-urgenza. «Fino al 90 per cento degli accessi - ha detto Lazzaro – è improprio. Codici verdi e azzurri che finiscono per ingolfare l’ospedale generando disagi e malcontento per attese spesso molto lunghe». Una situazione, ha aggiunto il direttore sanitario, che potrebbe precipitare tra ottobre e novembre a causa dell’attesa ondata influenzale causata dal ceppo australiano.

«Nelle prossime settimane l’influenza australiana, che non ha mai circolato in Italia, sarà qui. Le previsioni parlano di 20 milioni di contagi - ha spiegato -. Ad essere più esposti saranno gli anziani, i bambini e le persone più fragili perché già affette da altre patologie. Una situazione che potenzialmente può tramutarsi in un vero e proprio assalto ai Pronto soccorso. Ecco perché puntiamo molto sulla campagna vaccinale che partirà a breve».

Più insondabile è stata la questione della carenza di personale. Secondo il direttore amministrativo, Angelo Vittorio Sestito, sulla carta non esiste una vera e propria emergenza: «Oggi siamo al massimo numero di infermieri possibili», ha affermato, facendo riferimento a quello che prevede il quadro normativo. Sulla carta, appunto. Perché poi Miserendino precisa: «Per altre assunzioni stabili serve un nuovo piano di sviluppo. La dotazione organica non può andare a “sentimento” (forse a questo punto saranno fischiate le orecchie a Piscitelli, ovunque sia, ndr)». Come dire: la Regione ha bisogno di una programmazione valida per autorizzare l’incremento di personale. Ed è quello che, pare, i vertici dell’Asp abbiano intenzione di fare.

A parlare di sanità con chi la sanità la guida non si finirebbe mai. Ma poi in conferenza stampa è piovuta una notizia agghiacciante: il piccolo Francesco, il bambino di 3 anni rimasto schiacciato da una trave nel parco urbano, è morto. Commissari e dirigenti guardano i telefonini, qualcuno si alza per approfondire, poi dai vertici dell’Azienda sanitaria provinciale riuniti nella stanza arriva la conferma: la notizia è vera, il bimbo è morto. Non c’è più tempo né voglia di continuare, «l’incontro conoscitivo» scivola nel cordoglio. Nel corso delle ore successive, però, dal Bambino Gesù di Roma, dove Francesco è ricoverato, arriverà la precisazione: per dichiarare la morte cerebrale deve passare un determinato lasso di tempo, questo prevedono i protocolli clinici. Ed è iniziata una lunga giornata di strazio. Tutto il resto è rimasto sullo sfondo di una tragedia immensa che ha segnato Vibo come poche volte è successo.