«Continua con un triplete il terremoto giurisprudenziale partito da Cosenza. Il Tribunale dice sì ai buoni pasto non solo per chi lavora di notte, ma anche per gli infermieri turnisti a sei ore. L’azienda ospedaliera di Cosenza è stata condannata a risarcire quasi 51mila euro».

Lo dichiara il segretario regionale Nursing Up Stefano Sisinni, il segretario aziendale Andrea De Cicco con al suo fianco la dirigente sindacale Laura Scaglione, anche in questa battaglia legale assistiti dall'avvocato Andrea Baldino del foro di Cosenza.

La sentenza

I sindacalisti rendono noto che con sentenza del 2 luglio 2025, il Tribunale di Cosenza, rigettando ogni istanza ed eccezione proposta dall'azienda ospedaliera, ha riconosciuto il diritto al buono pasto anche al turnista a sei ore statuendo che «la condicio sine qua non per avere diritto alla mensa o al buono pasto sostitutivo, presuppone esclusivamente l'effettiva presenza sul luogo di lavoro del dipendente per un orario lavorativo che vada a superare le sei ore giornaliere».

Continua il Tribunale: «Nel rapporto tra competenze attribuite alla contrattazione collettiva e competenze riconosciute alle aziende (quali datori di lavoro), alla prima è conferita la disciplina relativa all'attribuzione al lavoratore del diritto alla mensa e delle eventuali modalità sostitutive, mentre è riservata alle singole aziende l'organizzazione e la gestione del servizio o delle modalità sostitutive con cui deve essere garantito».

Nello specifico, «la contrattazione collettiva riconosce il diritto alla mensa a tutti i dipendenti, configurando, per tale via, un obbligo in capo alle aziende di garanzia del diritto, sia attraverso l'istituzione di mense di servizio, sia con modalità sostitutive.

La facoltà riconosciuta alle aziende, dunque, non autorizza in alcun caso il disconoscimento del diritto di mensa dei lavoratori, ma può riguardare esclusivamente l'alternativa tra l'istituzione di un servizio mensa e la previsione di modalità sostitutive con cui garantire il diritto dei lavoratori».

In definitiva, secondo il Tribunale, in tema di pubblico impiego privatizzato, al lavoratore che svolga un orario lavorativo superiore alle sei ore giornaliere, deve essere riconosciuto il diritto alla fruizione del pasto, né tale diritto può essere disconosciuto dalle aziende.

«Una pronuncia questa, che inchioda ulteriormente le responsabilità delle aziende – incalzano i sindacalisti – e pone un principio di giustizia a tutela dei lavoratori turnisti, in un sistema, quello sanitario, meritevole di essere rifondato, riconoscendo all'infermiere turnista la somma di 2.732 euro a titolo di risarcimento per buoni pasto non fruiti in base ai turni eccedenti le sei ore, oltre interessi e rivalutazione fino al saldo, nonché spese legali».

Sempre del due luglio 2025, altre due pronunce del Tribunale di Cosenza confermano quanto già statuito dal medesimo Tribunale con sentenza del 20 giugno scorso, riconoscendo agli infermieri che hanno presentato ricorso i buoni pasto per i turni notturni, poiché eccedenti le sei ore, per una somma complessiva di 48.023 euro oltre interessi e rivalutazione monetaria fino al saldo, nonché spese legali.