Il ruolo strategico degli infermieri nella sanità calabrese ma anche le carenze del sistema, l’importanza della formazione, le prospettive future. Sono stati questi i temi al centro dell’ultima puntata di Dentro la notizia. Ospite della trasmissione condotta da Pier Paolo Cambareri (clicca qui per rivedere la puntata) il segretario regionale Opi, Fausto Sposato.

Le aggressioni in corsia

Una prima battuta ha riguardato i continui episodi di violenza in corsia: «Le aggressioni non sono mai da comprendere né da giustificare. Tante volte – sottolinea Sposato - provengono da persone “laiche”, esterne al mondo sanitario. Gravissimo quando si verificano all’interno dell’ambito sanitario ma non tanto per una questione di stress e situazioni incresciose quanto per l’atteggiamento di alcuni professionisti che pensano di essere superiori ad altri. Il “qui comando io” non deve esistere perché la sanità è un approccio multidisciplinare, multiprofessionale. E in questo contesto ciascuno ha un ruolo ben codificato».

La carenza di operatori sanitari

Il sistema sanitario deve troppo spesso fare i conti con carenze e la scarsa reperibilità di operatori. In Calabria si stima una carenza di circa 2mila unità: «In Italia – ha ricordato Sposato – ne mancano 60mila. Il problema è anche numerico e di come si calcola il fabbisogno di personale. Si pretendono grossi risultati con una dotazione minima». I

n questo quadro non si tiene in considerazione per esempio l’età o anche la mancanza di personale di supporto: «Dove non ci sono oss, infatti, tocca agli infermieri sopperire per il benessere del paziente».

Medici cubani e case comunità

La fine del commissariamento della sanità «significherebbe la fine di una fase di precarietà. Rispetto al passato, qualcosa è cambiato. La Calabria non è più ultima nella graduatoria dei lea». Una cosa è certa: «Bisogna investire sul territorio. Case comunità, case salute sono contenitori che devono essere riempiti con risorse umane e professionali». Ben vengano, in questo contesto, «i medici cubani. Un professionista è sempre un professionista».

Nel corso della puntata si è anche parlato del fattore economico e gratificazione del personale: «C’è un contratto scaduto nel 2024 che non ha visto la firma di diverse sigle sindacali». Indispensabili incentivi tenuto in considerazione delle difficoltà che vivono al giorno d’oggi i dipendenti statali, soprattutto le famiglie monoreddito, «che si trovano sulla soglia della povertà».

Tenuta in considerazione l’alta adesione ai percorsi formativi, i risultati positivi del corso di laurea in scienze infermieristiche all’Unical, le professioni sanitarie continuano ad essere attrattive: «Ora bisognerà capire cosa cambierà con lo stop al numero chiuso».

In Calabria, la formazione resta eccellente, le famiglie investono per far studiare i ragazzi che «potrebbero rimanere ma ci devono essere le condizioni per farli restare». Avere un giovane che «lavora in Calabria è un investimento. A questo deve puntare la politica. Creare un unico filo che leghi università, aziende sanitarie e ordini professionali. I giovani sono una risorsa per i pazienti».

Nel corso della puntata si è anche parlato di Azienda zero: «Potrebbe essere una soluzione. È una mission definita che punta a gestire il personale, l’emergenza. Ci auguriamo che funzioni con tutto il potere che le è stato assegnato». E sulla sanità a macchia di leopardo, a giudizio di Sposato «tutto deve essere messo a sistema. Oggi pensiamo a quell’azienda sanitaria provinciale piuttosto che un’altra. Dovremmo parlare di sanità regionale perché il problema è quando il paziente è costretto a rivolgersi fuori regione per le prestazioni».

Medicina territoriale

La medicina territoriale e una sua riorganizzazione possono fare la differenza, «perché si evita di ospedalizzare tanti codici inappropriati. Il 70 per cento di questi potrebbero essere gestiti a livello domiciliare e ricorrere alle cure ospedaliere solo per situazioni gravi». E gli ospedali di comunità o territoriali possono avere un ruolo di primo piano nel far «proseguire i percorsi terapeutici» grazie anche all’ausilio di personale specializzato. Basti pensare che in Calabria è stato realizzato il primo master per infermieri di famiglia e comunità e tecnologie digitali.

Un ultimo passaggio ha riguardato le prospettive future e l’urgenza di una rimodulazione del sistema: «A Corigliano-Rossano abbiamo due ospedali, stessa cosa Paola-Cetraro. Ospedali fotocopia. Bisogna avere il coraggio di prendere decisioni. Il futuro della sanità? Lo immagino con meno malati non con più ospedali. Perché significherebbe che funziona il servizio territoriale, la prevenzione e gli screening e qui gli infermieri possono rivestire un ruolo decisivo».