L’ex sindaco rivendica un pensiero iniziale differente («costruire il nosocomio sul vecchio sito estendendolo fino al Mariano Santo»), boccia chi urla allo scippo «per campanilismo» e ritiene che il sito di Vaglio Lise «sposterebbe ugualmente l’asse verso nord»
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«La Regione, con la decisione di collocare il nuovo ospedale universitario accanto all’Università della Calabria, sta almeno ritrovando una logica di visione e di futuro, fondata sull’integrazione tra ricerca, conoscenza e salute». L’ex sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, che ieri il capogruppo Michelangelo Spataro ha invitato a tornare in pista per le amministrative del 2027, ha detto la sua sul trend topic del momento. Anche alla luce del consiglio comunale urgente che a Rende oggi ratificherà lo schema d’accordo tra l’Ente guidato da Principe, la Regione e l’Unical.
Il senatore di Forza Italia rivendica una visione diversa, quella di aver pensato di costruire il nuovo ospedale sul vecchio sito, estendendolo fino al Mariano Santo. «Un progetto già inserito nel piano regolatore, che avrebbe comportato un investimento di circa 500 milioni di euro nella zona sud di Cosenza, riequilibrando lo sviluppo dell’intera area urbana – ricorda -. L’obiettivo era umanizzare il nosocomio, trasformandolo in una grande opera di architettura immersa nel verde».
Occhiuto ricorda che nel progetto che aveva in mente «il vecchio edificio del 1939 sarebbe stato restaurato e destinato a spazi universitari e residenziali, mentre gli altri corpi edilizi, ormai obsoleti, demoliti per lasciare posto a un grande parco con auditorium, servizi e nuovi reparti di degenza disposti a gradoni lungo la collina, fino a congiungersi con il Mariano Santo». Insomma, per lui «un modello di città contemporanea, accogliente e innovativa, capace di unire sanità, formazione e vita urbana».
«Al contrario - evidenzia poi - la proposta dell’attuale amministrazione di collocare l’ospedale a Vaglio Lise, in un recinto pieno di cubi di cemento, avrebbe comunque spostato l’asse urbano verso nord, proprio ai confini con Rende, producendo gli stessi effetti di sbilanciamento e di depauperamento della zona sud. Non è dunque una questione di nome o di campanile, ma di visione urbanistica e di equilibrio territoriale. E se proprio si doveva scegliere un nuovo sito, allora meglio Rende, dove almeno l’integrazione con l’ambiente universitario e scientifico dà senso e prospettiva a un progetto strategico per tutta l’area metropolitana».
Occhiuto tra campanilismo e questione sanitaria
Mario Occhiuto definisce «sterile» il campanilismo di chi interpreta lo spostamento dell’ospedale «come uno “scippo” ai danni del capoluogo». «L’ospedale hub serve un territorio vasto, che va ben oltre i confini comunali – sostiene -. E pensare che la sua collocazione a pochi chilometri di distanza possa rappresentare un torto è una visione miope. Molti di quelli che oggi gridano allo scandalo sono gli stessi che, pochi mesi fa, hanno ostacolato il referendum per la città unica Cosenza–Rende–Castrolibero». Riassumendo, considera il nuovo ospedale universitario «non come una bandiera da issare», «ma un’infrastruttura strategica di cui beneficeranno tutti».
L’ex sindaco di Cosenza nel suo intervento pone l’accento soprattutto sulla questione sanitaria. «La priorità è una sola – taglia corto -. La priorità è realizzare l’ospedale nel più breve tempo possibile, con criteri tecnologici e organizzativi moderni. In un contesto urbano compatto come il nostro, dove la distanza tra Cosenza e Rende è minima, la questione dell’ubicazione non cambia la sostanza. Non siamo certo in una megalopoli come Pechino o Londra, dove la posizione può incidere sui tempi di accesso o sui servizi».
«Ciò che conta è che l’ospedale sia efficiente, funzionale, all’avanguardia, e che migliori concretamente la qualità dell’assistenza sanitaria. Anzi, la vicinanza all’Università della Calabria rappresenta un valore aggiunto: favorisce l’integrazione tra didattica, ricerca e clinica, aprendo nuove opportunità per la formazione medica e la ricerca biomedica. Da questo punto di vista – conclude Mario Occhiuto - la scelta della Regione, davanti alle proposte dei comuni, è logica e lungimirante».


