Il tribunale amministrativo ha sentenziato che i presupposti per la riapertura non sono più validi per sopraggiunte esigenze. Ma il primo cittadino precisa che il pronunciamento non inciderà sulla riorganizzazione sanitaria regionale
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Il Consiglio di Stato smentisce sé stesso e dopo quattro sentenze che annullavano gli atti di riconversione in casa della salute dell'ospedale di Praia a Mare, lo scorso 29 aprile un pool di magistrati, ha emesso un verdetto secondo cui i presupposti per l'attuazione delle precedenti sentenza sono ormai superati, respingendo un ricorso presentato dai Comuni interessati. La decisione sarebbe motivata dal fatto che durante il periodo Covid siano sorte nuove esigenze, non compatibili con l'organizzazione del vecchio decreto commissariale.
Ma il sindaco di Praia a Mare, tra i firmatari del ricorso, smonta l'allarme generato dal nuovo pronunciamento: «Il verdetto si riferisce alla richiesta di modifica del decreto aziendale del 2023. Successivamente, le cose sono cambiate grazie al nuovo atto aziendale».
L'unico ostacolo reale alla riapertura dell'ospedale di Praia a Mare, sottolinea Antonino De Lorenzo, potrebbe essere la mancanza di fondi destinati all'apertura dei nuovi reparti. «Quando si parla di ospedale - precisa - bisogna andarci sempre con i piedi di piombo, perché su questa cosa non facciamo politica e non vogliamo fare politica. Non è il caso di scherzare».
La versione del sindaco di Praia
Dopo la pubblicazione della sentenza, abbiamo cercato il sindaco della città dell'isola Dino per un commento sulla vicenda. Ma, secondo quanto da lui sostenuto, il documento del massimo tribunale amministrativo italiano non inciderebbe affatto sull'iter burocratico che potrebbe portare alla riapertura dell'ospedale di Praia a Mare, grazie alla tempistica.
«Quel ricorso - dice De Lorenzo - l'abbiamo fatto su un decreto del 2023, per l'esattezza il n° 198. Quello che contestavamo era l'assenza in quella organizzazione ospedaliera della struttura operativa complessa di Chirurgia e della struttura operativa complessa della Direzione sanitaria, oltre ai posti dell'Obi (Osservazione Breve Intensiva, ndr). In realtà, anche attraverso l'interlocuzione dell'amministrazione comunale con la direzione sanitaria dell'Asp di Cosenza e con il direttore generale Antonio Graziano siamo riusciti a ottenere un upgrade di questa situazione attraverso la stesura dell'atto aziendale pubblicato a fine 2024». In quel documento c'è «una struttura ospedaliera che ha la struttura operativa complessa di Chirurgia, la struttura operativa complessa di Medicina e direzione sanitaria sostanzialmente autonoma».
La pecca di una direzione sanitaria
«Questo ulteriore atto è stato poi implementato da una modifica che vede l'ospedale di Praia a Mare inserito sì nella rete ospedaliera, ma con una direzione sanitaria potrebbe dipendere dallo spoke Cetraro - Paola, nel caso dell'ospedale di Praia a Mare». Situazione che sarà discussa con il presidente Roberto Occhiuto.
L'incognita fondi
Poi c'è la spinosa questione dei fondi. «Naturalmente - prosegue il primo cittadino -, tutto questo rimane sulla carta se non ci saranno i soldi e gli impegni di bilancio da parte della Regione. Abbiamo rassicurazioni positive, da questo punto di vista, ma in questa zona quando si parla di ospedale bisogna andarci sempre con i piedi di piombo, perché su questa cosa non facciamo politica, non vogliamo fare politica e soprattutto su questa cosa non è il caso di scherzare».
La riunione in Comune
La notizia del ricorso respinto dal Consiglio di Stato, ha costretto i sindaci della zona a riunirsi con urgenza. ««Nel pomeriggio abbiamo avuto un incontro con la mia maggioranza, l'assessore alla Sanità, Elisa Selvaggi, e i sindaci di Tortora (Toni Iorio, ndr) e Aieta (Pasquale De Franco, ndr), a cui ha partecipato anche l'avvocato Francesco Cristiani. È stato necessario per decidere la giusta comunicazione, per far sì che su questa notizia non ci siano speculazioni. In questo momento non servono a Praia, non servono al territorio e non servono alla nostra struttura ospedaliera».
Un pasticciaccio all'italiana
La vicenda dell'ospedale di Praia a Mare è sintomatica di un Paese che contraddice sé stesso, molto più di quanto possa comprendere la logica umana. Ne è un esempio tangibile.
Riconvertito in casa della salute il 1° aprile 2012, i sindaci del territorio si appellano ripetutamente al Tar e al Consiglio di Stato. Quest'ultimo nel 2014, 2015, nel 2017 e nel 2022, sostiene la riattivazione della rete di emergenza e urgenza della struttura annullando gli atti della riconversione. Per passare dalle parole ai fatti, il Consiglio di Stato nomina tre commissari ad acta incaricati di riaprire l'ospedale e tutti e tre rifiutano l'incarico. Occorrono molti mesi prima che il quarto commissario accetti il delicato compito. Si chiama Eugenio Sciabica e, dopo un lungo studio, emana un decreto, detto appunto "Decreto Sciabica", le cui modifiche dovrebbero potenziare il presidio e condurre dritti alla riapertura.
Nonostante una inaugurazione del 2017, con tanto di taglio di nastro e politici festanti, succede poco o nulla, anche negli anni a seguire. I sindaci tornano in Consiglio di Stato e chiedono, attraverso il loro legale, l'ottemperanza di giudizio delle sentenze; più semplicemente, chiedono l'applicazione della legge. Il ricorso viene accolto, ma c'è bisogno di nominare un nuovo commissario ad acta. La nomina ricade su Eugenio Sciabica. Nel frattempo, lo stesso Consiglio di Stato, dice che il decreto sanitario che dovrebbe garantire la riapertura, e che tiene conto delle volontà di Sciabica, è ormai superato. Intanto, da tredici anni, il territorio dell’altro Tirreno cosentino vive l’incubo dell’intollerabile assenza di un ospedale capace di fronteggiare le situazioni di urgenza e di emergenza.