Il sindacato denuncia la grave carenza di operatori sanitari e i turni massacranti per i lavoratori in servizio: «Fa parte del disegno di smantellamento del pubblico»
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La Radiologia dell’ospedale di Polistena, diretta dal dottor Cordopatri, diventa il simbolo delle difficoltà della sanità pubblica calabrese. Un reparto che per anni è stato considerato un presidio di efficienza e qualità, con migliaia di prestazioni garantite ogni anno e dotazioni tecnologiche moderne, ma che oggi rischia di fermarsi per mancanza di personale.
Secondo l’Unione sindacale di base (Usb), la crisi è il risultato di una «gestione incomprensibile» da parte dell’Asp di Reggio Calabria, che non avrebbe affrontato per tempo la cronica carenza di organico. Negli ultimi mesi il servizio è stato sostenuto solo grazie a turni estenuanti, straordinari continui e soluzioni tampone.
L’appello dei sindacati
Usb chiede che le figure professionali vincitrici dei recenti concorsi dell’Asp – sia per i tecnici sanitari di radiologia medica sia per i dirigenti medici in radiodiagnostica – vengano assegnate con priorità a Polistena. «È l’unico modo per garantire la continuità di un servizio che serve un bacino di utenza vastissimo», sottolinea il sindacato.
Il rischio di spinta verso il privato
La denuncia va oltre la contingenza: «Depotenziarlo o lasciarlo soffocare nella carenza di organico – afferma Usb – non è solo una scelta scellerata, ma un atto politico preciso: spingere i cittadini verso la sanità privata, dove chi ha soldi si cura e chi non può resta in lista d’attesa».
Un copione che, secondo il sindacato, si sta già ripetendo in altre realtà calabresi: lunghe liste d’attesa nel pubblico, accesso immediato nel privato. «Difendere la Radiologia di Polistena significa difendere il diritto universale alla salute e dire no a chi vuole consegnare la sanità calabrese nelle mani di cliniche e laboratori privati».
La richiesta di intervento immediato
Usb chiede un rafforzamento immediato del reparto, con personale stabile e un piano di investimenti chiaro. «Non si tratta solo di tutelare i lavoratori – conclude il sindacato – ma di garantire il diritto alla salute per tutta la Piana».