VIDEO | Il professionista ha ricevuto la medaglia d’oro al valore scientifico dalla Società indiana di cataratta e chirurgia refrattiva. «Intanto il nostro lavoro di ricerca continua»
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Prestigioso riconoscimento internazionale per l'oculista catanzarese Miguel Rechichi che in India ha ricevuto la Medaglia d'oro dalla Società indiana di cataratta e chirurgia refrattiva. Si tratta della seconda società al mondo per numero di iscritti che ha chiamato a raccolta per l'ultimo congresso 3500 delegati. Due gli italiani presenti, il catanzarese Rechichi e il prof. Cosimo Mazzotta,con base a Siena ma apprezzato in tutta Italia, col quale il professionista calabrese ha sviluppato negli ultimi 12 anni, un'interessante ricerca sulla cura non invasiva del cheratocono, malattia progressiva dell'occhio che colpisce la cornea, in particolare sul cross-linking.
L’attività di ricerca
«Si tratta di una tecnica applicata ormai in tutto il mondo, che serve per bloccare questa patologia e in molti casi ridurre la necessità di effettuare un trapianto corneale. Ci sono degli studi che dimostrano che da quando è stata introdotta questa pratica, per esempio nel registro dei trapianti olandese, i trapianti per il cheratocono si sono ridotti di oltre il 50% quindi parliamo di una terapia conservativa che quando viene fatta nelle fasi iniziali effettivamente consente al paziente di stabilizzare la patologia e anche di migliorarla se associata a delle tecniche di regolarizzazione e quindi poi di evitare il trapianto perchè si riesce a riabilitare il paziente sia con gli occhiali, con le lenti a contatto e chiaramente si evita un intervento molto più invasivo».
Sviluppi futuri
Intanto il lavoro di ricerca sul cheratocono continua con lo scopo di portare a ulteriori sviluppi
«In particolare stiamo lavorando all'utilizzo di alcuni materiali corneali che derivano da scarti della banca degli occhi e quindi utilizziamo delle cornee che non sono adatte per trapianto per fare dei segmenti che vengono impiantati nella cornea e che ci danno un ulteriore miglioramento. Attualmente questo è il nuovo filone di ricerca quindi non solo bloccare la patologia ma anche modificare la cornea con dei tessuti corneali umani, quindi biocompatibili, che ci permettono di fare un ulteriore passo avanti».
Intelligenza artificiale e prevenzione
E mentre l'intelligenza artificiale sta giocando un ruolo chiave anche nella diagnosi e trattamento delle patologie oculari, la parola chiave resta la prevenzione. «L'intelligenza artificiale ci sta aiutando nello sviluppo dei nomogrammi. Analizziamo tutti i dati con l'IA che ci da una direzione e ci fa sviluppare dei nuovi nomogrammi che sono sempre più precisi e sempre più personalizzati in base alle esigenze di ogni singolo paziente. Per quanto si stiano facendo passi enormi nella cura di questa patologia, è chiaro che quando si diagnostica una condizione nelle prime fasi, riusciamo a mantenere il paziente in uno stato in cui ancora vede bene e quasi non ha disturbi. Per cui la prevenzione è fondamentale e se consideriamo che viene fatta con esami non invasivi e rapidi, capiamo bene l'importanza di fare almeno una visita annuale di screening, soprattutto nella fascia di età in cui l'esordio della patologia è più frequente che è quella giovanile, tra i 12 e i 18 anni».