Algoritmi per prescrivere esami più appropriati, triage più rapidi e cure su misura: 40 progetti già attivi mostrano come l’IA può rendere il sistema sanitario più efficiente e umano
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Triage più rapido nei pronto soccorso, diagnosi predittive per infarti e strumenti che aiutano i medici a scegliere gli esami davvero necessari: l’Intelligenza artificiale (IA) è già una realtà nei reparti di molti ospedali italiani. Un suggerimento, forse, anche per i sistemi sanitari più precari, come quello calabrese.
A monitorarne l’evoluzione è l’Osservatorio sull’IA in Sanità, promosso dalla Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso), con l’obiettivo di mappare le soluzioni già in uso e offrire alla sanità pubblica strumenti concreti per migliorare l’efficienza e la qualità delle cure.
Non si tratta di sperimentazioni isolate o progetti teorici, ma di applicazioni già operative, capaci di ridurre sprechi e liste d’attesa. Una risposta tangibile alle aspettative dei cittadini: secondo un’indagine Demopolis, sei italiani su dieci sono convinti che l’IA cambierà in meglio la gestione della salute nei prossimi dieci anni.
Dalla teoria alla pratica: 40 progetti già in campo
Uno dei casi più significativi riguarda un algoritmo in grado di supportare i medici nella prescrizione degli esami diagnostici. L’analisi su oltre 17mila prescrizioni ha rivelato che il 40% di risonanze, ecografie e TAC era inappropriato, con conseguenze pesanti in termini di costi e tempi d’attesa. L’intelligenza artificiale confronta le richieste con le linee guida cliniche e suggerisce, sulla base delle evidenze scientifiche, gli esami davvero utili, evitando quelli superflui.
«L’IA non è una bacchetta magica, ma uno strumento che può migliorare il lavoro di chi si prende cura delle persone», spiega Giovanni Migliore, presidente di Fiaso. «È il momento di superare i vecchi modelli: la sanità italiana non può più affrontare problemi cronici con strumenti del passato».
Le priorità dei cittadini: meno burocrazia, più accesso
L'IA viene percepita sempre più come un’opportunità. L’indagine Demopolis condotta su un campione di 3.400 cittadini lo conferma: per il 63% degli italiani, l’intelligenza artificiale è una leva per ridurre le disuguaglianze e aumentare l’accessibilità alle cure. I benefici più attesi? Analisi più rapide dei dati clinici (73%), riduzione della burocrazia (61%), migliore organizzazione dei servizi (54%). Solo il 20% teme che l’IA possa rappresentare una minaccia.
Anche per questo, sottolinea Fiaso, è necessario che il cambiamento venga condiviso e guidato, non lasciato a iniziative isolate o disordinate.
Una cassetta degli attrezzi per innovare davvero
L’Osservatorio si propone come una vera e propria vetrina dell’innovazione, capace di censire ciò che già funziona e accelerarne la diffusione. Finora sono quaranta i progetti raccolti, provenienti da ospedali e Asl di tutta Italia, che spaziano dall’automazione delle cartelle cliniche al monitoraggio remoto dei pazienti cronici, fino alla diagnosi precoce grazie al riconoscimento di pattern invisibili all’occhio umano.
Il principio guida è semplice: innovare dove serve, rendere il sistema sanitario più efficace, più equo e più umano.
Next Health: innovare insieme
La visione di Fiaso non si limita a raccogliere esperienze virtuose. Al Forum Logos & Téchne, in programma a Siracusa dal 26 al 28 giugno, sarà presentata Next Health, una piattaforma di innovazione collaborativa che metterà in rete aziende sanitarie pubbliche, università, startup e imprese. L’obiettivo è costruire un modello strutturato di innovazione, superando la logica delle sperimentazioni isolate.
In parallelo si svolgerà anche AI for Health, un hackathon in cui team multidisciplinari lavoreranno a soluzioni per migliorare prevenzione, diagnosi e cure. A fare da cornice, la città di Archimede: simbolo perfetto di quel connubio tra scienza, tecnica e umanesimo che oggi serve alla sanità italiana.