«Ancora un rapporto nazionale (Meridiana sanità) immortala la Calabria all'ultimo posto in Italia per qualità di cura e prevenzione. E questo vale drammaticamente di più nel caso della prevenzione contro i tumori, una vera e propria lotta contro il tempo che penalizza in modo inesorabile i calabresi costretti ad esborsi di denaro insostenibili.

Come nel caso della biopsia prostatica con tecnica Fusion, una metodica in grado di consentire una diagnosi mirata dei tumori alla prostata. Parliamo delle neoplasie più frequenti nel genere maschile, con decine di migliaia di diagnosi stimate in Italia ogni anno. Neoplasie che, tuttavia, dal 2015 hanno registrato una riduzione del tasso di mortalità del 14,6% anche in considerazione delle nuove tecniche diagnostiche sempre più evolute fra cui, appunto, la biopsia fusion.

Bene, anzi malissimo perché sta accadendo invece che l'Asp di Cosenza e quindi la Regione Calabria costringono i pazienti a rivolgersi al privato "privato" non convenzionato dovendo così sborsare fino a mille e cinquecento euro per una diagnosi. Cosa che non fanno sicché sono centinaia in attesa di poter eseguire l'esame coperto da ticket. Tempo prezioso che si perde nella lotta contro il cancro».

Così, in una nota, Giancarlo Greco, presidente nazionale di Unimpresa Sanità. «Nei confronti della clinica di Cosenza Sacro Cuore - continua Giancarlo Greco - più o meno all'improvviso Asp e quindi ancor prima ufficio del commissario decidono di riconoscere una cifra provocatoria per ogni biopsia prostatica fusion. Ragion per cui la struttura è costretta a non poterle eseguire in regime di convenzione nei tempi previsti. Il risultato è che i pazienti sono costretti a ricorrere al privato "privato" e sono note a tutti le strutture diagnostiche solo su Cosenza. Una vera e propria "imposizione" nei confronti dei pazienti costretti a dover pagare oltre mille euro a prestazione in cambio di una diagnosi salvavita. Il tutto mentre ad una struttura del Crotonese viene consentito (correttamente) di erogare le stesse prestazioni in totale regime di convenzione.

Perché due pesi e due misure sulla pelle dei cittadini e pazienti? Perché costringere la gente a dover sborsare cifre insostenibili solo per conoscere per tempo se e come combattere il cancro?

Battere sul tempo il cancro è l'unica via perseguibile e crediamo la mission principale del sistema sanitario nazionale. È appena il caso di ricordare a tal proposito il caso della povera donna morta in Sicilia in attesa di un esame istologico che ha perso la sua assurda gara contro il decesso. Ci chiediamo, perché l'intero sistema sanitario non opera innanzitutto per abbattere drasticamente questi tempi di attesa nella lotta contro il cancro? A cosa serve allora tutto il personale sanitario clinico e non clinico se non per questo innanzitutto? Oppure queste "lungaggini", questa incomprensibile e imprevista burocrazia altro non serve se non per arricchire il privato "privato"?

Ad ogni buon conto - conclude Giancarlo Greco - ci rivolgiamo alle autorità preposte affinché verifichino la correttezza dell'operato di Asp e Regione. Siamo stati in silenzio in questi mesi per non creare fraintendimenti o malintesi in piena campagna elettorale. Ora invece chiediamo al riconfermato presidente Occhiuto di fare chiarezza e di riportare a miti e civili consigli il dg dell'Asp di Cosenza che attraverso una scelta incomprensibile mette in grande difficoltà e pericolo di vita i pazienti nel mentre, indirettamente, provoca lauti guadagni al privato "privato" sulla pelle dei cittadini.

Inevitabilmente, in caso negativo e quindi contrario, chiediamo alla polizia economico finanziaria, anche alla luce delle nuove linee guida nazionali a tal riguardo (al momento “sconosciute” al personale Asp preposto ai controlli) e prima che accadano casi simili alla Sicilia, di fare luce sul business di riflesso che in questi giorni si sta edificando sulla pelle di pazienti che lottano contro il tempo». Conclude Giancarlo Greco, presidente nazionale di Unimpresa Sanità.