La coppia d’oro della televisione italiana si prepara a un progetto condiviso: lui entra a “Tu sì que vales”, lei resta la regina incontrastata. Ma la sfida è anche un test sul futuro di un linguaggio che invecchia con il suo pubblico
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Certe operazioni televisive sembrano fatte apposta per rassicurare il pubblico, non per sorprenderlo. Paolo Bonolis che ritorna in prima serata accanto a Maria De Filippi è una di quelle. I due volti simbolo della
televisione generalista anni Duemila – linguaggi diversi, ma stessa egemonia – si preparano a condividere un pezzo di palinsesto che, almeno sulla carta, promette ascolti solidi e meme a volontà.
A confermare la notizia è stato lo stesso Bonolis: l’ex padrone di casa di “Ciao Darwin” e “Avanti un altro” entrerà nel cast fisso di “Tu sì que vales”, accanto alla De Filippi, in un’edizione rinnovata, pensata per riportare attenzione su uno dei pochi show ancora in grado di reggere il confronto con lo streaming.
Una mossa intelligente e anche furba: Bonolis porta ironia, ritmo, un tono da varietà classico che può bilanciare la freddezza chirurgica con cui Maria conduce i suoi format. Lei è il bisturi, lui la risata. Insieme, funzionano. E dietro le quinte, la stima è consolidata da anni. Non c’è rivalità, dicono, ma una complicità che va oltre le telecamere. Il loro rapporto è emerso pubblicamente in un’occasione rara, quando De Filippi fu ospite ad “Avanti un altro”: una passerella fuori dal suo stile, accolta con una dedica musicale di Bonolis e uno scambio d’intese che sembrava già preludio a qualcosa di più.
E ora quel “di più” si concretizza in un progetto comune. Ma attenzione: la vera notizia non è il sodalizio, bensì il ritorno di Bonolis. Dopo mesi di assenza, dichiarazioni ambigue e ipotesi su un ritiro definitivo, il conduttore torna con due operazioni parallele. Oltre a “Tu sì que vales”, rilancerà anche “Il senso della vita”, uno dei suoi programmi più amati e meno imitabili. Una strana creatura televisiva che, tra interviste notturne, simbolismi e riflessioni semiserie sull’esistenza, cercava un equilibrio tra spettacolo e contenuto. Un tentativo d’autore in un contesto commerciale, che oggi – con il racconto riveduto e “contemporaneizzato” – potrebbe trovare nuova linfa. O apparire irrimediabilmente datato.
Resta il fatto che Bonolis e De Filippi, insieme, rappresentano un’idea precisa di televisione: centralizzata, autorevole, basata su conduzioni forti e riconoscibili. Una televisione in cui il conduttore è ancora “conduttore”, non un algoritmo o un filtro social. È quella tv che Mediaset conosce bene, e che continua a proporre come alternativa ai contenuti liquidi delle piattaforme. Ma quanto durerà ancora? Il rischio – per tutti – è quello della comfort zone: Bonolis fa Bonolis, Maria fa Maria, il pubblico applaude. Ma il linguaggio si consuma, e con esso l’energia dei suoi interpreti.
Va detto però che nessuno dei due è un ingenuo. Entrambi conoscono il mestiere, le regole, i tempi giusti per rilanciarsi o per sparire. Bonolis torna con lucidità: sa che non può fare il giovane eterno, ma può ancora dire qualcosa nel racconto televisivo se sceglie bene come farlo. E se “Il senso della vita” riuscirà a intercettare un disagio generazionale più ampio, allora forse potrà uscire dal recinto della nostalgia. Maria, da parte sua, continua a rimanere saldamente al centro della rete, con una formula che non cambia da vent’anni ma che, finché funziona, non si tocca.
Il ritorno di Bonolis è quindi anche un test: capire se la prima serata può ancora permettersi conduzioni autoriali senza perdere quota. Capire se c’è spazio per programmi che non siano solo comfort food per un
pubblico over 50. E soprattutto, capire se due giganti della tv possono ancora stupire senza rifare sé stessi.