N.a.i.p. l'artista più eccentrico della musica italiana ritorna in Calabria: «Sarò io con qualcosa in più»

Intervista al performer originario di Lamezia Terme che il 14 luglio si esibirà a Cosenza: «Si mischierà l’anima di ritorno del meridionale in madrepatria con una sensazione nuova che non c’era mai stata prima»

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di Alessia Principe
10 luglio 2021
12:25

Dalla musica metal alle luci della ribalta televisiva, sotto l’occhio di bue c’è N.a.i.p., scritto così, puntato, che sta per Nessun artista in particolare, per gli amici Michelangelo Mercuri, classe ‘91, nato in quel di Lamezia Terme e ora patrimonio dei palchi di tutta Italia. Il 14 luglio sarà a Cosenza, al “Rendano Arena” in Piazza XV marzo ospite della rassegna #RestartLiveFest. Un ritorno non un debutto.

Michelangelo, adesso sei un artista e anche molto particolare, tocca cambiare acronimo.


«Povrebbe essere A.i.p, artista in particolare».

Suona bene.

«No, no, resta N.a.i.p., se cambio sono fregato, è il modo in cui mi sento davvero. E poi è un nome eccentrico, colpisce».

Come ha colpito vedere un performer così fuori dalle righe non solo debuttare a X-Factor, ma anche conquistare pubblico e giuria. Come sei arrivato davanti a quel microfono.

«Mi hanno corteggiato. X-Factor cammina su due canali: quello dei provini veri e propri e quello dello scouting e devo dire che mi sono stati dietro per un po’ prima che mi decidessi a tentare. Io non avevo mai pensato di fare televisione, ho sempre bazzicato altri mondi, come quello underground, avevo la mia band con cui suonavo metal, e quando si è acceso l’interesse del programma verso di me mi è sembrato molto strano. Però ho accettato di fare una performance ed è andata com’è andata».

E sei finito nello schermo.

«Il potere della televisione è deflagrante, quindi ho voluto pensarci un attimo, è una di quelle scelte che ti cambia davvero la vita. Però farlo mi ha permesso incontrare tantissime persone super e di farmi conoscere da artisti che stimavo e che ora mi stimano. Direi che ho fatto bene».

Elio, per esempio, è un tuo fan. È stato amore a prima vista?

«Mi ricordo le sue prime parole, ero appena entrato e lui mi fa: “Ciao Naip, come staip?” e questa cosa mi ha fatto subito ridere di gusto. Lui è una persona carina, umile, molto più dolce e fragile di quello che sembra. È proprio il clown che fa ridere ma con un velo di malinconia sotto. Io sono quasi imbarazzato dall’affetto e dalla stima che mi dimostra».

Qualche giorno fa hai ricevuto un messaggio su whatsapp inaspettato ed è saltato fuori che aprirai il concerto di Emma Marrone a Bologna.

«Quando mi ha scritto per chiedermelo ho pensato: è impazzita! Poi ci siamo scambiati dei vocali in cui le ho detto, ridendo: “Ma che c’entro io col tuo concerto?”. E lei ha risposto: “Mi piace l’idea perché siamo diversi”. Ecco, Emma è stata una scoperta, è genuina e generosa, c’è sempre, risponde sempre, ti aiuta e ti sostiene. Poi lei lo sa che i gusti sono gusti, che la sua discografia non è proprio il genere che ascolto, ma tra noi c’è una stima che va oltre tutto».

Insomma sarà un bel connubio…

«Sì, sto preparando uno spettacolino molto particolare, casinaro, dell’invito se ne pentirà amaramente».

Il 14 sei a Cosenza a suonare. È un ritorno in una nuova veste, sei sempre tu ma adesso più N.a.i.p. che Michelangelo.

«Sì, è strano. In Calabria avevo una band con cui abbiamo suonato una miriade di volte, il progetto N.a.i.p. è nato alla fine di una serie di cinque concerti fatti tra Reggio e Lamezia. Dopo tutto questo percorso tornare in Calabria sarà strano ma bello. Si mischierà l’anima di ritorno del meridionale in madrepatria con una sensazione nuova, con un qualcosa in più che non c’era mai stato prima, forse anche mia madre mi guarderà con occhi diversi».

Celebrità, una parola che può anche far paura. Come ti proteggi dai riflettori troppo forti?

«Con cappello, occhiali e mascherina anche se non è più obbligatoria».

Direbbe qualcuno: ci vuole pelo sullo stomaco.

«Durante X-Factor siamo stati nel più totale isolamento per quasi tre mesi. In quel periodo ero fidanzato con una ragazza di Milano, volevo raggiungerla, vederla. La prima volta che sono uscito ho preso la metro e mi hanno letteralmente assaltato. Uscito dalla stazione sono arrivato a casa, ho guardato la mia ragazza e ho detto: “Vabbè, è un casino”. C’è qualcuno che è predisposto a questo genere di cose, io invece sono molto riservato, non ci sguazzo, ecco. Adesso sto cercando di prendere tutto con più leggerezza. Come in tutte le cose ci sono giorni più buoni e giorni meno buoni».

Tu sei d’accordo con Madame che ha scritto su Twitter: «Se non sai niente di me, non disturbarmi per una foto»?

«Il concetto non è sbagliato ma i modi sono stati discutibili. Però bisogna considerare anche l’età di Madame, lei è giovanissima, ci può stare un commento un po’ fuori dalle righe. Io alla sua età ero molto più scemo. Tornando alla domanda, sì, l’artista è a tavola, sta mangiando, se il fan lo interrompe magari non è il massimo ma dobbiamo sempre pensare che in quel momento l’ammiratore è emozionato, e anche tanto. Anche io sono fan quindi lo capisco che in certi momenti, quando ti trovi una persona famosa davanti, è l’istinto che ti guida. Ti racconto quello che è successo a me qualche anno fa».

Prego.

«Quando vidi Erriquez della Bandabardò che stava fumando una sigaretta appoggiato al muro di un hotel di Lamezia io ho fermato la macchina, mi sono avvicinato e gli ho chiesto la foto. Non c’ho neanche pensato che potesse essere stanco o nervoso, sono andato dritto. Questa passione, in fondo, è la linfa vera per ogni artista. Il pubblico deve sempre restare in primo piano».

Quindi possiamo rassicurare i tuoi fan: N.a.i.p. concede autografi anche quando mangia?

«Assolutamente sì, è ufficiale. Quando mi allaccio le scarpe preferirei di no, quello è un momento di alta tensione, si può inciampare, cadere, ecco lì aspetterei».

Il pensiero di riuscire a mantenere questo successo restando fedele a una linea creativa così originale è un pensiero che ti spaventa o semplicemente non ci pensi?

«Beh, il successo è qualcosa a cui non ho mai puntato davvero e continuo a non puntarci. Ho sempre cercato di fare il mio e costruire un pubblico che mi seguisse e che mi permettesse di vivere di musica. Lo dico spesso: al grande pubblico preferisco un pubblico abbastanza grande. Questo sgretola l’ansia di dover stare sempre sulla cresta dell’onda. Quello che voglio è essere apprezzato da chi coglie la mia musica, la balla, la ama. Grazie anche all’educazione che ho ricevuto, a X-Factor ho mantenuto sempre i piedi per terra, e chi lo fa non cade».

 

 

 

Giornalista
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