Ha preso il via in una calda domenica di metà giugno la prima edizione dell'Altafiumara Fest, il nuovo contenitore artistico e culturale firmato Polo Culturale Altafiumara. Un esordio che ha superato ogni aspettativa: un tutto esaurito incorniciato tra le luci calde del tramonto e un’atmosfera sospesa tra mare, scogliera e note. Altafiumara Polo Culturale ha aperto la sua stagione con un evento che ha intrecciato la musica con la bellezza assoluta del paesaggio.

No. Forse nemmeno gli antichi greci che salpavano fra le due sponde dello Stretto più di duemila anni fa si sarebbero potuti immaginare tanta bellezza. Quella della musica autentica, dell'anima, le contaminazioni jazz, il respiro del mondo che per un'ora e mezza si è fermato ad Altafiumara per scoprire come il cielo è pieno di stelle, e queste stelle non restano a guardare ma sorvolano i nostri cuori e se ne appropriano.

È stata un grandissimo successo la prima serata di Altafiumara Fest, con il concerto del Duo Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello, tra le collaborazioni più raffinate del jazz italiano

Sul palco, Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello, tromba e pianoforte. Due star del jazz internazionale, ma anche due anime complementari, che da anni condividono un’intesa fatta di ascolto, improvvisazione e profondità. Il concerto, intitolato “Un cielo pieno di stelle”, è stato un omaggio in jazz a Pino Daniele, a dieci anni dalla sua scomparsa. Un omaggio che non ha cercato di imitare, ma di entrare in dialogo.

«Con Julian portiamo avanti questo progetto da quasi tre anni – ha raccontato Bosso – ed è nato dal desiderio di reinterpretare Pino Daniele in modo autentico, senza tradire né lui e né noi stessi. Abbiamo deciso di lavorare senza il testo, senza parole, solo sulle melodie. È un rischio enorme, ma anche una sfida bellissima. Perché le sue melodie sono fortissime, dense, libere. Diventano subito linguaggio, possibilità, gioco». E quel gioco è diventato dialogo. Intimo e profondo. Perché «Pino era già dentro il jazz, il soul, il blues. Non c’era da forzare nulla. Alcuni suoi brani sono praticamente blues puri, basta solo suonarli per rendersene conto. Questo ci ha permesso di non dover forzare una struttura, ma di aprirci, di esplorare. Di essere noi stessi mentre lo suonavamo».

Durante il concerto, ogni brano è sembrato reinventarsi: le frasi musicali di Bosso si intrecciavano alle armonie liquide di Mazzariello in un abbraccio continuo, un’alternanza di silenzi, fiati, pause e improvvise accensioni. Era jazz, sì. Ma anche confessione, ombra, luce, desiderio. Il jazz che per una notte ha acceso le onde dello Stretto. «Non abbiamo voluto fare un tributo convenzionale – ha precisato Bosso – ma un percorso in cui la nostra musica potesse respirare dentro la sua. Non l’abbiamo mai piegata a noi, e nemmeno ci siamo piegati a lei. È stata una danza tra affinità e rispetto. E ogni sera è diversa, perché è la musica a guidarci».

Poi c'è la questione del luogo. Che per un musicista conta. Eccome se conta. «I luoghi cambiano la narrazione di un concerto – ha detto ancora Bosso – e Altafiumara è un luogo che vibra. Che ti parla da subito, dove le vibes sono fortissime. Suonare e dormire nello stesso posto è una rarità per un artista, un privilegio. Ti permette di entrare in sintonia totale con quello che farai. Noi lo abbiamo sentito. Speriamo che anche il pubblico lo abbia percepito».

E il pubblico, a giudicare dagli applausi e dai sorrisi, ma anche da qualche lacrima, lo ha percepito eccome. In piedi, a lungo. Commosso, partecipe. Ed ancora prima cantando sulle note di “Se mi vuoi”, facendo da coro al duo. Travolto da una musica che non ha bisogno di spiegazioni per farsi capire, né di avvisi. Perché lo sanno tutti che non si calpestano i fiori nel deserto, ma si innaffiano, si accolgono. Si accudiscono.
A completare l’esperienza, il gusto: un’apericena d’autore firmata dallo chef Antonio Battaglia, socio fondatore del Polo Culturale. Un percorso gastronomico ispirato ai sapori e ai colori della musica di Pino Daniele. Profumi del Mediterraneo, abbinamenti inediti, richiami alla tradizione napoletana e calabrese fusi con l’inventiva della cucina contemporanea. Anche qui, come nella musica, c’era libertà, intuizione, rispetto.
Tra i più emozionati della serata, Gaetano Bevacqua, presidente del Polo Culturale Altafiumara, ad aprire le danze della kermesse. «E’ solo l’inizio – promette -. Abbiamo creduto tanto in questo progetto e dietro le quinte c’è stato un lavoro enorme. Il nostro obiettivo è costruire qualcosa di duraturo, che parli al territorio e lo faccia con qualità». Accanto a lui, con lo sguardo già rivolto al futuro, anche Daniela Surace, responsabile della comunicazione del Polo, ed Elisabetta Marcianò, direttrice artistica dell’iniziativa. «Dopo mesi di lavoro finalmente siamo partiti – raccontano -. Altafiumara non è più solo un resort. È un luogo che unisce accoglienza e cultura, uno spazio che guarda alla Calabria, alla Sicilia, al cuore dello Stretto. La risposta del pubblico è stata straordinaria. Questo ci dice che c’è una fame di bellezza. E noi vogliamo continuare a nutrirla».
Il cartellone estivo di Altafiumara Fest proseguirà fino a fine agosto, con musica, teatro, simposi d’arte, incontri, degustazioni, il Parco degli Artisti in via di realizzazione. Un programma che non si limita all’intrattenimento, ma mira a costruire una vera comunità culturale fatta di incontri, scoperte, dialoghi.
E così, mentre la luce del giorno lasciava spazio alle stelle, Altafiumara si è fatta palcoscenico e rifugio, sogno e dichiarazione d’intenti. Un luogo che si trasforma, che accoglie, che incanta. Dove le note non si limitano a suonare, ma restano. Dove le stelle non guardano, ma brillano dentro di noi.