Dopo anni di chiusura e degrado, restituita alla cittadina della Locride una struttura storica completamente riqualificata, pronta a ospitare sport, cultura e nuove generazioni
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Una giornata di festa per Ardore Marina, che ha celebrato la rinascita del suo storico Circolo del Tennis. Dopo anni di abbandono, la struttura è stata completamente riqualificata e oggi ospita tre campi da gioco — due in terra battuta e uno in cemento coperto — oltre a un nuovo campo da padel. Un impianto rinnovato, che si prepara a tornare punto di riferimento per lo sport e la socialità del territorio.
Una inaugurazione molto partecipata in cui a prendere la parola è stato anche il consigliere regionale Giacomo Crinò: «È emozionante vedere rinascere una struttura storica e così importante non solo per Ardore ma per l’intero comprensorio della Locride» ha spiegato.
Soddisfazione anche per l’amministrazione comunale presente con il sindaco Giuseppe Campisi, il vicesindaco Lillo Panuzzo e l’assessore allo Sport Marco Pulitanò.
Proprio Pulitanò ha voluto sottolineare il valore simbolico e concreto della giornata:
«È stato un giorno davvero importante soprattutto per quella che è la crescita della nostra cittadina. È un passo importante perché significa ripartire dal punto di vista sportivo».
L’assessore ha rimarcato l’impegno dell’amministrazione nel sostenere la rinascita della struttura: «Noi come amministrazione abbiamo voluto collaborare, aiutare il Circolo del Tennis, il direttivo. Ringrazio il presidente, il dottore Catalani, che ha finanziato, ha speso veramente bei soldi affinché questo centro potesse rinascere».
E ancora: «Abbiamo cercato di dare il nostro contributo andando a realizzare la base di quella che è la struttura del campo da padel. E di questo siamo veramente orgogliosi».
La storia del circolo e la sua nuova vita
A raccontare la storia e il nuovo volto del circolo è stato il presidente, Gaetano Catalani, che ha ripreso in mano le redini dell’associazione dopo un lungo periodo di inattività:
«Il Circolo è nato nel 1983 e piano piano è stato portato avanti negli anni. L'associazione ha creato altri campi da tennis, la copertura del campo in sintetico, la tribuna. Ai tempi c’era una scuola molto fiorente: siamo stati anche campioni regionali under 12 e under 14, sia femminile che maschile».
Un’attività intensa e con ricadute reali sul territorio: «Abbiamo portato avanti una scuola con un centinaio di bambini. Tantissimi hanno imparato a giocare bene a tennis. Magari non hanno sfondato, ma ancora oggi, che hanno 40 anni, continuano a giocare. Il tennis è uno sport che si può praticare sempre: io ho 75 anni, ancora lo pratico 2-3 volte a settimana e spero di continuare per tanti anni».
Catalani ha raccontato con franchezza anche i momenti difficili: «Per motivi di tempo e lavoro ho dovuto abbandonare la presidenza tanti anni fa, e la struttura è stata lasciata proprio a se stessa. La scuola non c’era più. Ma questa associazione ce l’ho nel sangue, l’ho fondata io. Così, insieme ad alcuni amici del direttivo, l’abbiamo riportata al vecchio splendore».
Oggi il circolo è tornato a vivere grazie a un intervento a tutto tondo: «Abbiamo ricreato la scuola con l’Accademia del Tennis, siamo già intorno ai 40-45 allievi, anche bambini di 5-6 anni che si divertono. Se c’è la passione, impareranno presto a giocare. Abbiamo realizzato un campo da padel, un bel gazebo, un’area conferenze. Vorrei anche creare un’associazione culturale dentro la struttura, con gente di cultura anche da fuori, per organizzare concorsi letterari nazionali di scrittura e poesia».
Un omaggio ai soci fondatori
Durante l’inaugurazione, uno dei momenti più toccanti è stata l’intitolazione simbolica del circolo a tre figure storiche, scomparse negli anni ma rimaste nel cuore della comunità: Mario Cua, Alfredo Filippone e Peppe Panuzzo.
«Erano soci fondatori e hanno fatto tantissimo per questa struttura.
Ho voluto ricordarli con una targa alla memoria, che resterà sempre nel Tennis Club Ardore – ha detto Catalani –. Sono stati importanti per la crescita dei ragazzi e anche per noi, che quando abbiamo iniziato a giocare non sapevamo nemmeno come si teneva la racchetta. Loro ci hanno insegnato tutto e ci hanno avviato a questo sport». Un pezzo di storia che torna a vivere, con lo sguardo rivolto al futuro e il cuore ancorato alle sue radici.