I calabresi dell’anno

Il “presidentissimo” Floriano Noto, la cavalcata storica del Catanzaro e la responsabilità di fare impresa. «Alla Calabria dico: reagisci!»

È stato un anno speciale per il patron dei giallorossi e capo del gruppo AZ. L’imprenditore guarda al futuro e scuote la politica: «I giovani vanno via e questa terra si spopola, servono investimenti regionali e statali per invertire il trend»

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di Pier Paolo Cambareri
29 dicembre 2023
18:05
Floriano Noto
Floriano Noto

La passione è il motore di tutto, il cuore che pulsa irrorando ossigeno. Ma per riuscire nell’impresa – o nelle imprese – la passione da sola non basta. Floriano Noto, il “presidentissimo di Calabria”, è uno dei calabresi del 2023 (anche) per la storica impresa che ha riportato in serie B i colori giallorossi dopo 17 anni: l'imprenditore ha veleggiato sempre sulla cresta dell’onda negli ultimi quarant’anni lasciandosi muovere dalla passione, appunto, ma non soltanto da quella: «La serietà è chiave imprescindibile per ogni cosa, a partire dai rapporti professionali e umani – svela a LaC News24 – però bisogna associarvi anche senso di responsabilità verso chi ci sta di fronte e accanto. Quindi lavorare sulle competenze. E perseverare. Ecco, come Gruppo abbiamo operato sempre in questa direzione e all’interno di un quadro condiviso di valori che ci ha consentito di realizzare gli obiettivi che ci eravamo prefissati».

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Un presidente giallorosso

A chiusura del 2023, il nome di Floriano Noto è associato ai colori giallorossi, quelli del suo Catanzaro: in Italia chi segue il calcio sa che l’imprenditore del capoluogo – ormai un player economico di caratura nazionale nel campo della grande distribuzione e non solo – è il presidente della formazione calcistica che nella stagione 2022/2023 ha bruciato tutti i record del campionato di serie C (tra punti totalizzati, reti siglate e subite), un torneo culminato con la storica vittoria della Supercoppa di categoria. Ma c’è anche altro dietro Noto e i successi imprenditoriali della sua famiglia. Molto di più. Lo dimostra proprio la parabola ascendente tracciata sul manto erboso: dal momento del suo ingresso nella compagine sociale (era il 2017) gli investimenti milionari non sono affatto mancati eppure i risultati non sono arrivati nell’immediato. Anzi, si sono verificate scottature che avrebbero scoraggiato qualunque altro imprenditore. Non lui: ha perseverato, appunto, mantenendo fede a tutti gli impegni assunti con tecnici, dirigenti, staff e tifoseria. Soltanto dopo sei anni pieni di sacrifici è arrivata la promozione con lo storico ritorno in Serie B, accompagnato da una pianificazione che non guarda all’oggi ma al domani senza porsi limiti di alcun tipo. Gli obiettivi di quest’anno sono di mantenimento senza troppi patemi. Ma intanto i giallorossi sono nuovamente lì, nelle zone alte della classifica di cadetteria.


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Responsabilità e serietà imprenditoriale

Ecco, la filosofia aziendale di Noto è proprio questa: non inseguire le contingenze (salvo che non sia strettamente necessario) ma pianificare consolidando i risultati con processi a lungo termine. Ed è lui stesso a spiegarlo a LaC News24: «Il nostro Gruppo – dice – è caratterizzato da una filosofia aziendale che definirei semplice nella sua complessità. Con i miei fratelli Luigi e Desiderio condivido responsabilità e serietà imprenditoriale. Tra le nuove generazioni vedo che non è proprio così. Noi facciamo parte di un’altra scuola: per noi una stretta di mano valeva (e vale) molto più di un contratto. Non siamo cambiati negli anni e applichiamo ancora oggi gli insegnamenti dei nostri genitori: prestarsi al lavoro con abnegazione e passione. In questo modo non si avverte stanchezza».

L’azienda è multidisciplinare nei suoi interessi e sviluppi: si spazia dall’edilizia al commercio, passando per la grande distribuzione e i grandi fenomeni sociali aggregativi a partire appunto dal calcio. Ci sarebbe da stancarsi davvero a stare appresso a tutte queste cose. E invece… «Non ci si può affatto stancare quando, giorno dopo giorno, si toccano con mano risultati che vanno ben oltre le soddisfazioni economiche: siamo orgogliosi di avere portato alla pensione tantissimi collaboratori che hanno iniziato a lavorare proprio con noi. Anche loro hanno operato con passione. E anche loro non hanno vissuto la “stanchezza” del lavoro. Siamo orgogliosi di chi ha trascorso tutta la vita nel nostro Gruppo migliorandosi e consentendoci di migliorare. Nelle nostre attività non abbiamo ricevuto contributi regionali o statali per la formazione professionale. Ce ne siamo fatti carico direttamente e continueremo a farlo, perché crediamo nel valore delle persone. La burocrazia, con le sue lungaggini, non consente pianificazioni strutturate. E allora dobbiamo sopperire investendo in formazione e innovazione. Lo abbiamo fatto rendendo autonomi i nostri supermercati dal punto di vista energetico con il fotovoltaico, ad esempio. E lo abbiamo fatto ristrutturando le filiali storiche in Calabria, a partire da quella di Zumpano. Proseguiremo su questa strada nei prossimi anni dando priorità e attenzione ai nostri collaboratori e agli utenti».

Una cavalcata storica

Le stesse dinamiche che hanno mosso l’impegno di Floriano Noto anche nel calcio? A quanto pare sì, seppure la strada in questo campo sia risultata in salita molto più che nelle altre intraprese a carattere aziendale. «Le difficoltà si incontrano sempre e ovunque. Nella passata stagione, il momento topico (dopo anni di sacrifici e qualche amarezza dovuta al fato avverso) è stato quello riconducibile alla gara contro il Picerno. Ecco, in quel frangente ho avuto netta la percezione che il risultato stagionale sarebbe stato centrato. Nel calcio non ci sono mai certezze, è vero, ma allora ho capito che ce l’avremmo fatta, perché ho capito che le cose sarebbero andate in campo per il verso giusto. Siamo poi arrivati all’epilogo di marzo, a Salerno abbiamo distaccato gli avversari e il resto è storia nota. Una vera cavalcata che ci ha resi orgogliosi per tutto il percorso seguito sin qui». E che ha reso orgogliosa soprattutto la città (e non solo) dopo tante delusioni sul rettangolo di gioco. Ora sembra che Catanzaro e Noto siano in piena simbiosi, una cosa sola che rimanda la memoria indietro all’epoca dei grandi presidenti del passato, percepiti come componenti attive e vive di intere comunità. «Sì, anche in questo caso la chiave di tutto è stata la passione che sempre traspare: quando ci metti il cuore (e la testa) nelle cose che fai, non ti seguono soltanto i tifosi che ti restituiscono fiducia, ma ti osservano e apprezzano anche gli stakeholders perché stai operando per una finalità sociale più che economica».

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La formazione giovanile

Un passaggio “economico-sociale” da cui traspaiono nette le competenze dell’imprenditore. Floriano Noto, prima di avviare le attività aziendali con i fratelli, e che oggi rappresentano un modello gestionale al quale in tanti si ispirano in Calabria, ha studiato in maniera approfondita le materie con le quali si cimenta quotidianamente (è specializzato in organizzazione e pianificazione di impresa) al punto di vedersi costretto a scegliere se imboccare la strada imprenditoriale o quella accademica, visto che dopo la laurea in Ingegneria è stato per lungo tempo assistente universitario alla “Federico II” di Napoli. Ha scelto la prima via, alla fine, facendo però tesoro delle fatiche giovanili dedicate agli studi. Una via che non si è rivelata affatto facile. «La Calabria è senza dubbio un territorio difficile per cultura e per tradizioni imprenditoriali. È una terra poco propensa all’innovazione. E quando parlo di innovazione, non mi riferisco solo a quella nei processi strettamente aziendali. Mi riferisco a una certa ritrosia verso il nuovo in generale. In questo senso, in Calabria si è sofferto molto. Sono stati e sono pochi coloro i quali si affacciano al mondo dell’impresa, anche se non mancano gli avventurieri e molti ambienti restano chiusi. All’inizio anche io ho “sofferto” questi freni, questa difficoltà iniziale acuita anche da apparati pubblici legati alle lungaggini della burocrazia che in Calabria risulta certamente accentuata. Non è azzardato dire che in alcune aree della nostra regione le leggi vengano interpretate a modo proprio. Però tutti questi scogli si possono superare».

Inventiva e improvvisazione

Sì, ma il punto è capire come si possano superare… «Con l’inventiva e con l’improvvisazione quando è il caso. Anche l’imprenditore, alla fine, deve imparare a essere un attore capace di discostarsi dal copione quando si trova davanti a imprevisti che devono essere superati ad ogni costo per salvaguardare l’azienda e tutti coloro i quali vivono con e per l’azienda stessa. Faccio un esempio concreto, per rendere l’idea: negli ultimi anni siamo stati letteralmente travolti da due emergenze che hanno stravolto le pianificazioni aziendali e le vite delle famiglie: la pandemia da Covid e la guerra in Ucraina. Due eventi che hanno cambiato le nostre vite e le nostre abitudini, anche alimentari. Ecco, di fronte a questi nuovi scenari dalla portata storica alcune aziende sono crollate, altre hanno resistito ma riportando pesanti conseguenze, altre ancora sono riuscite a reggere l’urto appunto riuscendo a “improvvisare” soluzioni concrete, cambiando letteralmente pelle. È quello che abbiamo fatto noi e che dovrebbe fare, in realtà, ogni imprenditore di fronte ad avversità inattese».

La salute prima di tutto

Sin qui il passato e il presente. Ma quali sono ora le aspettative per il 2024 nel mondo del calcio e dell’impresa in un quadro più generale che vede la Calabria impegnata nel tentativo di risalire la china? Qual è il messaggio che il presidente Floriano Noto vorrebbe affidare ai calabresi per il nuovo anno? «Un augurio, innanzitutto, e cioè quello di godere di buona salute. È questo il valore assoluto attorno al quale tutto ruota. Le imprese possono crescere o decrescere e ognuno nella vita può attraversare momenti di difficoltà o di successo pieno. Ma niente ha più valore della buona salute. E questo auguro ai calabresi tutti. Per quanto riguarda invece il “messaggio” alla Calabria non può che essere uno: reagire. La nostra terra ha ancora tanti problemi, che noi riusciamo a monitorare direttamente avendo percezione netta del termometro dei consumi: la Calabria si sta spopolando velocemente così come accedeva nei primi decenni o a metà del secolo scorso. Non si commetta l’errore di pensare che a emigrare siano ormai soltanto i giovani: accade che i nostri ragazzi vadano a studiare fuori, restino a vivere in altre città del nord Italia e d’Europa e poi chiamino a sé genitori e nonni; sì, anche i nonni. Registriamo un calo dei consumi riconducibili a varie fasce d’età e tutto ciò significa semplicemente una cosa: bisogna prodigarsi seriamente per rilanciare l’economia con investimenti regionali e statali forti, anche sul piano delle infrastrutture, che poi trascinano le economie collegate. Di questa consapevolezza ha bisogno la Calabria nel 2024. Tutto il resto, dopo, verrà da sé…».

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