Gli annali ascrivono a lui nel 1929 la prima presidenza ufficiale della Unione Sportiva Fascista Catanzarese, dopo averne raccolto le basi gettate dal marchese Susanna, altro nobile appassionato.

Fu così che ancora novizio il barone Enrico Talamo bagnò con un'immediata promozione in Prima Divisione Sud (fonte ‘Catanzaro ed il «Catanzaro»’ di Pasquale Ripepe, dirigente pluriennale) la gloriosa avventura della società giallorossa.

Un gigante che amava la città e lo sport

«Mio padre  – afferma in esclusiva al nostro Network LaC il nipote Enrico Talamo – mi raccontò che il nonno, da facoltoso proprietario terriero, ebbe da giovanissimo questa passione per il calcio. Fu abile schermitore e poi anche calciatore. E dopo aver lasciato la presidenza del Catanzaro, continuò ad essere vicino alla società finanziandone parecchi movimenti». Molti tra i più attempati tifosi raccontano che fu proprio lui a partire di persona con soldi in tasca convincendo Bui a trasferirsi nella città calabrese. 

«Per quanto mi riguarda – continua Talamo jr – io forse sono stato uno dei tifosi più piccoli in assoluto, perché a soli due anni il mio nonno mi portava allo stadio a vedere il Catanzaro».

Fisico da corazziere e di indole indomita, il presidente Talamo (nato e deceduto a Catanzaro), fu capace di spregiudicate iniziative.

Presidente e... calciatore alla bisogna

Talamo e Ceravolo

«Vi racconto un aneddoto: allora chiaramente non c'erano le riserve tantomeno le panchine lunghe di oggi – aggiunge Talamo – si andava a giocare undici contro undici. Prima di una partita un nostro giocatore all'ultimo momento si rese indisponibile e mio nonno senza pensarci su si fece mettere in distinta giocando la partita».

Matrimonio altolocato 

Uno sportivo per eccellenza ma anche un personaggio altolocato ed influente nella vita sociale.

«Ancora oggi – ci dice Enrico Talamo junior – molte persone quando mi incontrano mi chiedono se io sia parente di quel signore che era oltretutto per quei tempi era l’uomo più alto di Catanzaro. Si è sposato con la contessa Alfonsina Serravalle ed abitavano sul Corso di Catanzaro nel famoso Palazzo storico ed artistico Serravalle che purtroppo oggi non esiste più».

Un fenomeno sociale

Il calcio e la vita sono profondamente mutati nel corso di un secolo. Sui tre colli però qualcosa permane inossidabile.

«Sono stato in giro per il mondo tra studio e lavoro – conclude – ma ho sempre notato che Catanzaro è attaccatissima al calcio ed ai suoi colori. Ora è diventato anche un fenomeo sociale, un modo di incontrarsi delle persone, andare allo stadio addirittura ore prima per andare a mangiare insieme, per bere qualcosa, per parlare della partita. È un orgoglio per me avere un parente così stretto, un nonno che sia stato un personaggio così importante non solo da un punto di vista sportivo ma anche storico».