Non ha mai smesso di lottare, neanche da bambino. Oggi, con lo stesso cuore e la stessa fame, Ringhio, partito dalla “marina” di Corigliano arriva a sedersi sulla panchina più ambita. E racconta che sì, si può continuare a sognare
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Fonte foto Gattuso sulla spiaggia da "Schiavonea Ieri e oggi"
Dalla sabbia di Schiavonea ai campi di Coverciano, passando per Berlino 2006. Gennaro Ivan Gattuso è il nuovo commissario tecnico della Nazionale italiana di calcio. Una scelta che fa discutere, divide, ma soprattutto emoziona. Perché Gattuso, detto “Ringhio”, non è solo un ex campione del mondo ma in un certo senso anche il volto pulito di un’Italia che ha fame, che non si arrende, che lotta.
Classe 1978, originario di Corigliano Rossano, Gattuso è l’ultimo di una generazione cresciuta tra sacrifici e sogni. Figlio di una famiglia semplice, prima di diventare un simbolo del Milan e dell’Italia campione, sognava un’altra vita: quella del pescatore. Passava le giornate ad aiutare i marinai a scaricare il pesce sulla spiaggia, lo rivendeva nella piazzetta di Schiavonea. Con il pallone sotto braccio e il mare davanti agli occhi. Due taniche rubate al porto diventavano i pali delle sue prime porte, sulla sabbia cocente della “marina”.
Poi, la passione per il calcio ha preso il sopravvento. Il padre Franco, ex calciatore dilettante, gli trasmette l’amore per il gioco e per i colori rossoneri. Gattuso si allena per ore, da solo, contro il vento dello Ionio. Il resto è storia. Scozia, Perugia, Salerno, Glasgow Rangers, e poi il grande salto al Milan. Con Ancelotti vince tutto quello che c’è da vincere. Due Champions League, uno scudetto, due Supercoppe Uefa, un Mondiale per club. E ovviamente, il punto più alto rappresentato da Berlino 2006, con la maglia azzurra addosso e l’urlo dell’Italia che vince il Mondiale. Rino è un figlio della Calabria e un orgoglio per la sua Schiavonea, dove dal luglio 2022 gli è stato anche dedicato un murales.
Oggi, quella maglia azzurra torna sulle sue spalle. Ma con un altro peso. Dopo l’addio di Luciano Spalletti, la Figc ha scelto l’uomo del sud, l’ex mediano che ha fatto della corsa, della grinta e della generosità il suo manifesto. Gattuso non è un tecnico da lavagna e cattedra, è un motivatore, un uomo che vive lo spogliatoio come una famiglia. Lo ha dimostrato a Pisa, dove ha pagato di tasca propria stipendi e mutui per salvare la squadra, al Milan, dove ha lasciato due anni di contratto pur di non far licenziare il proprio staff, a Napoli, dove ha gestito uno spogliatoio fragile nel pieno della pandemia, e ha regalato la Coppa Italia alla città partenopea.
“Gennarino” da Schiavonea non ha mai avuto paura di sporcarsi le mani. La sua fondazione “Forza ragazzi” a Corigliano promuove il calcio giovanile tra i ragazzi meno fortunati. E quando la malattia o il dolore personale hanno bussato alla sua porta, non ha mai mollato. Nemmeno quando ha perso la sorella Francesca, né quando ha lottato con problemi di salute agli occhi, né quando ha ricevuto critiche feroci per i suoi risultati altalenanti. E ora, da uomo del Sud, “Ringhio” torna al centro della scena nazionale in un momento difficile. La sua missione sarà quella di ridare identità, passione e spirito di appartenenza a una Nazionale che sembra aver perso tutto. Lo farà certamente a modo suo con cuore, grinta, coraggio e sudore…. come quando ti ritrovi sulla spiaggia di Schiavonea, una domenica di giugno, a giocare una partita di pallone con gli amici.
Come scrisse una volta Gianluca Vialli: «La vita è per il 20% quello che ti succede e per l’80% come reagisci». Gattuso lo ha capito. È cresciuto in una “terra crudele” (prendendo anche spunto da Brunori Sas), dove nulla viene regalato. Per questo oggi, quando sale su un campo d’allenamento, sa riconoscere chi ha davvero fame. Il ragazzo delle due taniche sulla spiaggia della “marina" ora siede sulla panchina più ambita. E il calcio italiano, oggi più che mai, ha bisogno proprio di meno parole e più sudore. Benvenuto mister Gattuso. La Calabria è orgogliosa del suo Ringhio, l’Italia adesso ha bisogno di te.