L’intervista

«Tenacia e testa dura come ogni calabrese»: il campione del mondo di karate Rocco Graziano si racconta

L'atleta, salito sul gradino più alto del podio in Polonia, ha vinto anche sui pregiudizi legati all’altezza e alla provenienza da un piccolo paesino del Sud: «È l’approccio mentale che fa la differenza»

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di Francesco Spina
23 settembre 2022
16:33
A sinistra Rocco Graziano sul gradino più alto del podio a Stettino . (Foto a destra di  Guido De Bortoli)
A sinistra Rocco Graziano sul gradino più alto del podio a Stettino . (Foto a destra di Guido De Bortoli)

Nei giorni scorsi, a Stettino in Polonia, si è svolto il campionato mondiale di Karate WKA (world karate alliance), competizione internazionale riservata ai migliori atleti del mondo. Tra gli italiani protagonisti, anche un karateka dalle origini calabresi, per la precisione di Cariati nel Cosentino.

Nella categoria dai 21 ai 35 anni ha infatti trionfato Rocco Graziano, nato a Nova Siri da padre cariatese. Ed è proprio la cittadina jonica tra le sue mete preferite, soprattutto nei periodi di festa: «Mio papà è di Cariati, e lì trascorro in modo particolare l’estate, ma anche le festività più importanti dal Natale alla Santa Pasqua e, da buon cariatese, la festa di San Rocco».


Il neo campione mondiale per motivi di lavoro vive a Milano, dove svolge l’attività di personal e group trainer, ma il sud Italia e la Calabria, per Rocco hanno da sempre rappresentato un filo conduttore, sia nel suo lavoro che durante le competizioni, così è accaduto anche in Polonia: «Sono molto contento di avere la Calabria nel sangue – ci dice Rocco con un tono di voce deciso -, mi riconosco molto in questa terra perché ho tenacia e testa dura. Ogni calabrese – continua il campione del mondo - quando si mette una cosa in testa, sia per sé stesso che per chi ti sta vicino, la porta al termine. Ed è semplicemente quello che ho fatto al mondiale».

Sul tetto del mondo, con Calabria e Basilicata nel cuore e con una certezza: «Noi abbiamo il cibo più buono d’Italia, sia come qualità dei prodotti che per quanto riguarda il sapore. Abbiamo il mare più bello di tutti, e tra Calabria e Basilicata, i luoghi dove sono cresciuto, abbiamo un cuore enorme. Anche per questo – dice convintamente Rocco - non vedo l’ora di tornare per ringraziare tutti per l’affetto che mi sta arrivando in questi giorni».

Tanta tenacia e carattere nella sua carriera sportiva l’hanno portato a conquistare in totale tre titoli mondiali, tre europei e sedici italiani. Ma per Rocco la potenza dell’animo vince su tutto: «Come ogni calabrese mi sento buono come il pane ed ho rispetto per tutti anche per chi non conosco– ci dice con il piglio deciso durante una lunga chiacchierata telefonica -, ma allo stesso tempo quando voglio andare a prendermi qualcosa, da buon calabrese lo faccio».

Rocco è anche Ambassador per il marchio Adidas, a lui Men’s Healt, la rivista statunitense rivolta all’universo maschile e dedicata al fitness, alla moda, alla tecnologia e allo stile, ha dedicato la copertina di settembre 2021, portandolo come esempio sia per le sue prestazioni e per i risultati sportivi che per la sua capacità di vincere sui pregiudizi legati alla sua altezza. «Nella mia vita ho sempre cercato di dimostrare che i limiti non sono reali – dice – ogni volta ho sempre cercato di superarli ed è successo anche in questa occasione in Polonia».

E sui pregiudizi: «Grazie ai risultati sportivi e al mio lavoro ho fatto capire che fisicamente riesco ad esprimermi sempre al massimo, sono cresciuto di consapevolezza e fisicamente. Credo che bisogna sempre partite da noi e dalla nostra mente per superare limiti e pregiudizi».

L’esperienza di vita e le difficoltà hanno contribuito a forgiare il carattere di Rocco, che adesso dal gradino più alto del podio mondiale può anche togliersi qualche piccolo sassolino dalla scarpa: «Ho tanti amici e persone che mi rispettano ma allo stesso tempo – afferma - c’è qualcuno che per tanti motivi, a volte a me incomprensibili, non è stato clemente con me, dubitando e giudicando quello che era, ed è il mio percorso, sportivo e personale. Chi ha cercato di smontarmi, mettendo in evidenza solo i miei limiti, ha in realtà fatto il percorso diverso dandomi molta più carica».

Rocco è arrivato a conquistare il titolo mondiale dopo essere rientrato da un infortunio (il secondo della sua carriera) che lo ha tenuto fuori dal tatami per 7 anni. Una soddisfazione doppia, dunque, e il raggiungimento di un traguardo arrivato ponendo davanti a sé principalmente la grande forza di volontà: «Quando ci allena bene si sa dentro di sé, se si è pronti oppure no – dice – e quando si ha tale sensazione bisogna presentarsi alle gare, e in questo caso al campionato mondiale puntando a vincere. Io sono sempre partito con l’idea di portare a casa una medaglia».

Se a Rocco Graziano chiediamo il segreto per riuscire ad arrivare così in alto nello sport, in questo caso nel karate, la sua risposta è chiara ma soprattutto decisa: «In un campionato, in una gara, così come nella vita, bisogna avere sempre la convinzione mentale di poter raggiungere gli obiettivi. Si vince prima ancora di partecipare all’avvenimento. È l’approccio mentale che fa la differenza».

Da piccolo si era avvicinato al calcio, prima di trasferirsi con la famiglia a Ginosa, in Puglia. Qui ha iniziato a praticare la nobile altre del karate. Al sud, ma più in generale in tutta Italia, dedicarsi al karate implica anche una serie di difficoltà logistiche, soprattutto legate alla carenza di strutture adeguate: «L’Italia in qualsiasi circuito di karate riesce sempre a distinguersi e portare medaglie – afferma Graziano -. Nel nostro Paese, però, il problema principale forse è la praticità degli sport da combattimento ed il fatto che rispetto ad altri, tipo il calcio, non hanno un approccio immediato e semplice per poter arrivare alle persone. Solo dopo che si riesce a raggiungere tale approccio, si capisce come - in questo caso il karate - possa essere uno sport positivo soprattutto a livello psicologico»

La lunga chiacchierata con Rocco Graziano si conclude con un invito che il campione del mondo rivolge in modo particolare ai giovani: «Se si crede in qualcosa si può fare, lottate sempre ma non a chiacchiere. Il fare è l’ingrediente principale che fa la differenza in tutto, non solo nello sport».

Giornalista
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