L’Emodinamica di Indolfi va salvaguardata, è il rettore che dovrebbe andare via

L'illustre clinico è riuscito a costruire un’eccellenza sanitaria nazionale in una Regione dove questo settore sembra una "Beirut". Invece di costruirgli ponti d’oro gli fanno la guerra. È evidente che la decisione di chiudere Emodinamica nasconde altri obiettivi

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di Pasquale Motta
8 giugno 2021
16:22
Ciro Indolfi
Ciro Indolfi

Il professore Ciro Indolfi, presidente nazionale della Cardiologia italiana, attraverso numeri e fatti, ha reso l’emodinamica dell’Università di Catanzaro un’eccellenza nazionale. Un lampo di luce nel tunnel dello stato della sanità nella nostra regione.

Un'eccellenza celebrata da tutti

Non è passato nemmeno un anno dal luglio del 2020, allorquando, dalle colonne di tutta la stampa regionale campeggiavano i titoli: "La cardiologia del policlinico universitario di Catanzaro, diretta dal professore Ciro Indolfi, è tra le migliori in Italia per gli standard di qualità" (dati del ministero della sanità. E ancora, secondo l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), la Cardiologia di Catanzaro è al secondo posto in Italia per il trattamento dell’Infarto Acuto (935 ricoveri), preceduta dal Policlinico Sant’Orsola di Bologna (1.033 ricoveri) e seguita dall’Azienda Ospedaliera Cardarelli di Napoli (853 ricoveri). Una eccellenza del Sud che, finalmente, il Nord ci può può invidiare. Un’eccellenza costruita dal nulla da Ciro Indolfi. E potremmo continuare nel citare gli innumerevoli attestati e riconoscimenti che la specialistica diretta da Indolfi ha collezionato in questi anni e che, ci ha reso orgogliosi di essere calabresi. Orgogliosi del fatto che, l’eccellenza, è stata costruita dal basso e che, non è stata una concessione dalla politica nazionale e regionale che, notoriamente a questa terra non ha mai concesso nulla. Anzi, la politica, ha regalato a questa terra ben altri record. Quasi tutti negativi. A cominciare da imbarazzanti e incompetenti commissari che fin qui sono stati inviati, attingendo dall’albo dei Prefetti, Questori e Generali. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: sanità distrutta; ospedali chiusi; debito stratosferico.


La chiusura di Emodinamica

Ma torniamo all’emodinamica del prof Indolfi. Ad un professionista del livello dell’illustre clinico, che è riuscito a costruire un’eccellenza sanitaria nazionale in questa “Beirut” della sanità Calabra, una Regione degna di questo nome, avrebbe dovuto costruire ponti d’oro. E, invece no. Si risponde facendogli la guerra. Leggiamo increduli una lettera di Indolfi al Rettore De Sarro e, inviata anche alla stampa, le parole sono dure come pietre: «Oggi apprendo, per caso, che hai provveduto ad eliminare la struttura dipartimentale di emodinamica dall’atto aziendale già discussa e approvata con il commissario nel precedente atto aziendale. La decisione presa dal Rettore non condivisa e neppure tantomeno comunicata al sottoscritto, direttore dell’UOC di Cardiologia, può essere considerata non solo un grave atto di scortesia accademica ma soprattutto una scelta di grande miopia clinica».

Decisione illogica che non ha niente di "magnifico"

Stante così le cose, e non potrebbe essere diversamente, appare evidente che la decisione del Rettore, è assolutamente illogica. Priva di senso. Demenziale dal punto di vista organizzativo. E, d’altronde, questa è la terra delle invidie, della guerra dei notabili. Questa è la terra dove il successo, il risultato, non è mai riconosciuto, anzi, è il detonatore dello scoppio di feroci battaglie di potere. Di campagne di denigrazione. Di rappresaglie. Ora, a parte la disquisizione antropologica, rimane la gravità di una scelta che disvela la inadeguatezza del Magnifico Rettore a svolgere il suo ruolo. Evidentemente, dimostra di non essere poi tanto “magnifico”. La replica balbettante a Indolfi, ne è la prova lampante.  Il Rettore, infatti, sembra più preoccupato dell’elenco dei progressi organizzativi dell’emodinamica di Germaneto rivendicati dal prof. Ciro Indolfi, piuttosto che, rispondere nel merito della sua scriteriata scelta. «Desidero chiarire che nessuno ha mai messo in dubbio le qualità dal Prof Indolfi -scrive De Sarro- che nella sua lettera non convince gli addetti ai lavori sulla “diminuzio” subita dalla emodinamica mentre si prolunga in dichiarazioni autocelebrative senza spiegare i veri motivi della sua protesta».

Ignoti i motivi dell'atto

E già, per il professor De Sarro, il problema sarebbero le dichiarazioni autocelebrative di Indolfi! Mentre si guarda bene dallo spiegare per quali reconditi motivi ha assunto le sue gravi determinazioni. E, infatti, il prof Indolfi, in una contro replica lo asfalta con una battuta: «Ho come un sogno, quello di vedere il sorriso del compianto Prof. Venuta che non si sarebbe disturbato se un suo Docente gli avesse elencato i successi ottenuti e celebrativi della Sua Università».

Ora, il punto, al di là degli aspetti psico-antropologici che indubbiamente ci sono, è comprendere i veri motivi della scelta di De Sarro. Da quali dinamiche e interessi è stata mossa? Secondo alcuni, il ridimensionamento dell’emodinamica del prof Indolfi, parrebbe funzionale alla creazione di un’unità di emodinamica all’ospedale di Lamezia Terme. 

Ordunque, premesso che l’aspirazione dell’ospedale lametino ad avere un’unità di emodinamica è sacrosanta, tanto più che, da qualche tempo, all’ospedale Giovanni Paolo Secondo opera un valente cardiologo. Quello che non si comprende è per quale motivo, la legittima aspirazione di una realtà ospedaliera come quella di Lamezia, debba passare per il ridimensionamento di una eccellenza nazionale come quella del prof Ciro Indolfi.

Operazione che va fermata

L’operazione messa in campo dal Magnifico Rettore, Giovambattista De Sarro, dunque, va fermata. Anche perché, è probabile che sia illegittima. Secondo il consigliere comunale di Catanzaro Eugenio Riccio, infatti, il Magnifico Rettore, «ha agito di pancia e si è fatto male -Scrive Riccio-. I rilievi del Rettore sono pari a degli scarabocchi. Dimentica De Sarro, o fa finta di dimenticarlo, o al suo mentore è sfuggito di rammentarglielo, che i suoi rilievi sarebbero assurti a dignità di punti su cui discutere se solo esistesse un atto tra Università Magna Graecia e Ufficio del Commissario per la sanità. Da 11 anni né lui, né il suo predecessore, né dall’altra parte i commissari, che pure lo avevano tra gli obiettivi, si sono preoccupati di stilare un nuovo protocollo, continuando ad agire come se nulla fosse applicando l’intesa datata 2004, quando gli interlocutori erano diversi perché la Regione dialogava con l’università. Dal commissariamento in poi la controparte è l’ufficio del commissario, oggi prefetto Guido Longo».
Se Riccio, ha ragione, e parrebbe di sì, le determinazioni del Rettore sono carta straccia, “scarabocchi”, appunto.

La palla passa al commissario Longo

La palla, dunque, passa nel campo del prefetto Guido Longo, il quale, in quanto a risoluzione rapida dei problemi non rappresenta proprio il massimo. Ci auguriamo che, almeno in questo caso, risolva subito la questione. Anche perché, in mezzo alle dispute, ci sono i pazienti, vite da salvare e, soprattutto, studenti dell’UMG che guardano.

Il problema di una terra che divora quanto di meglio sorge nel territorio, purtroppo, rimane la grande questione della Calabria. Una questione che, purtroppo, non potrà essere risolta dalle reti a strascico della giustizia che demolisce indiscriminatamente il buono e il cattivo. Né potrà essere risolta da una burocrazia cieca, sempre preoccupata di sistemare amici e compari. Né sarà risolta dalle dinamiche di potere che vanno dalla politica, alla giustizia, dalla burocrazia, agli atenei, con l’obiettivo di distruggere chi cresce. Il vizio di questa terra, potrà essere annientato solo da una profonda rivoluzione culturale che travolga la visione distruttiva di alcuni presidi di potere.

Rivoluzione culturale attesa

La logica distruttiva che guida le istituzioni pubbliche, sociali ed economiche, di fatto, ha immobilizzato la nostra terra. Questa nostra Regione, deve mettere in campo dunque, un radicale processo di rivoluzione che punti alla catarsi amministrativa in tutti i settori delle istituzioni pubbliche e private.

Non si era spento il clamore di una burocrazia legalitaria pronta a distruggere la cardiochirurgia del Sant’Anna, che subito irrompe sulla scena uno scandalo ancora più grande, il tentativo di cancellare l’emodinamica dell’UMG di Catanzaro. Una vergogna. 

Se anche un’eccellenza come il prof Ciro Indolfi, può essere messa in discussione dalla stupidità burocratica di un Rettore, allora vuol dire che, Corrado Augias, con buona pace degli ipocriti scandalizzati per le sue parole, evidentemente aveva ragione! “La Calabria è purtroppo una terra perduta” (…)  “una terra irrecuperabile.”

Basta rassegnazione

Un sentimento, quello espresso da Augias, che comincia a conquistare la coscienza della società più sana della nostra regione. Un sentimento che, disastri dopo disastri, scempiaggini dopo scempiaggini, rischia di prevalere anche tra coloro che ancora avevano ed hanno fiducia nella rinascita di questa terra. Se anche il Rettore di una Università, uno che dovrebbe essere un solido punto di riferimento culturale, assume decisioni demenziali come quello di sopprimere un’eccellenza sanitaria nel deserto più completo dei presidi sanitari territoriali, per motivi, tra l’altro non chiari, è evidente che muore ogni speranza. Bisogna fare di tutto affinché la rassegnazione non avvolga la società sana. Bisogna reagire. A questo punto, alla Calabria delle istituzioni, non si può che rivolgere un appello accorato: si salvaguardi l’emodinamica del prof Ciro Indolfi e, altresì, si mandi a casa un Rettore incapace come De Sarro. Il trionfo della speranza, passa anche dalla circostanza che ogni tanto a prevalere siano le persone, i professionisti, le esperienze più illustri e sane del nostro territorio.

Giornalista
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