Il presidente della Regione è stato sentito oggi in collegamento dalla Cittadella: «Pronte ad andare all’estero 65mila tonnellate, se gli altri avessero fatto come noi forse oggi sarebbero molte di più»
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La bonifica del Sin di Crotone torna in Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Collegato dalla Cittadella di Catanzaro con l’aula V di Palazzo San Macuto, il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto è stato audito oggi poco dopo le 13.30.
Nella sua introduzione, prima di sottoporsi al fuoco di fila delle domande, il governatore ha ripercorso le fasi fondamentali della vicenda. «Una vicenda molto antica – ha detto – che ha vissuto una condizione di stallo per tanto tempo».
Al centro la questione dello smaltimento dei rifiuti provenienti dalle attività di bonifica, con il tira e molla tra Eni Rewind e la compagine di comitati e istituzioni locali.
«La Regione Calabria aveva già espresso il proprio orientamento allo smaltimento fuori Crotone – ha evidenziato Occhiuto –. Si tratta di una provincia che purtroppo accoglie già moltissimi rifiuti pericolosi da tutta Italia in discariche create quando non ero io presidente».
Una condizione, ha detto il presidente, che renderebbe quasi comprensibile la pretesa di Eni Rewind di conferire in loco. «Ma la mia idea – ha dichiarato – è che una provincia che è stata fatta diventare la pattumiera della Calabria non debba accogliere altri rifiuti pericolosi. Ho cercato di spiegarlo assieme alle altre istituzioni a Eni Rewind e sono stato costretto a fare delle diffide».
Il governatore ha poi elencato i passaggi cruciali della vicenda: dal vincolo Paur e dal Pob Fase 2 approvato nel marzo 2020 agli sviluppi degli ultimi mesi, con il Ministero dell’Ambiente che il primo agosto 2024 ha imposto alla Regione di eliminare il vincolo di smaltimento dei rifiuti fuori.
«La Regione assieme a Comune e Provincia di Crotone si è contrapposta e ha fatto ricorso al Tar», ha spiegato Occhiuto. Ricorso che sarebbe arrivato a giudizio il 18 giugno scorso ma del quale, ha detto rispondendo a precisa domanda, «ancora non si ha notizia».
Recentemente l’individuazione di discariche in Svezia e Germania dopo lo scouting di Eni Rewind che però «insiste per l’utilizzo della discarica Sovreco».
Allo stato attuale, ha informato il presidente, ci sono quattro notifiche attivate da Eni per spedire i rifiuti fuori. Una è stata già attivata e prevede il trasporto di 40mila tonnellate in Svezia, le altre sono in corso di valutazione».
Ma 40mila tonnellate sono ben poca cosa rispetto alla mole totale di rifiuti del sito. A farlo notare è la parlamentare Carla Giuliano del M5s: «Siamo di fronte a un milione di tonnellate e 360mila sono di rifiuti pericolosi. Presumibilmente il resto rimarrà nel territorio di Crotone».
Ad aleggiare su tutto è anche lo spettro del vincolo europeo che dal 2026 impedirà di portare i rifiuti all’estero.
«Altre 25mila tonnellate sono in fase di autorizzazione», ha precisato Occhiuto. Aggiungendo: «Sommessamente vorrei dire che se questo atteggiamento lo avessero avuto i governi nazionali e regionali passati adesso forse avremmo messo Eni Rewind nella condizione di smaltire più di 65mila tonnellate all’estero prima del 2026».
Un passaggio anche sul pericolo di infiltrazioni mafiose. «Noi abbiamo sempre comunicato tutto alla Procura – ha evidenziato Occhiuto –. È importante creare sinergie tra livelli istituzionali diversi per azzerare le infiltrazioni della ‘ndrangheta. Abbiamo anche dato gli accessi alle banche dati della Regione, e non solo riguardo a Crotone».
A chi poi chiedeva conto dei 6 anni di inerzia dal 2019 a oggi il presidente ha replicato: «In questi tre anni abbiamo indotto Eni Rewind almeno a cominciare la bonifica e a smaltire le prime migliaia di tonnellate all’estero».
Una partita ancora aperta. «La Regione ha sempre difeso il vincolo di smaltimento fuori e intende continuare a farlo – ha tenuto a rimarcare Occhiuto –. Riteniamo che vi siano alternative tecniche che potrebbero rendere possibile lo smaltimento in altre discariche, eventualmente anche in Italia, facendo un downgrade, rendendoli meno pericolosi. Si tratta di un procedimento che prevede costi ulteriori da parte di Eni Rewind ma confidiamo che questa possibilità possa essere approfondita».