«I dati dei 23 campionamenti eseguiti lungo le coste della Calabria non riguardano la balneabilità delle acque costiere, né tanto meno esprimono un giudizio sulla qualità delle acque marine o assegnano patenti di idoneità». Così Legambiente interviene dopo la conferenza stampa indetta nella giornata di ieri dall’assessorato all’Ambiente della Regione Calabria per smentire i dati diffusi da Goletta Verde riguardanti l’inquinamento delle acque calabresi.

L’assessore al ramo, Giovanni Calabrese, ha infatti presentato i dati estratti dai campionamenti eseguiti da Arpacal per rassicurare calabresi e turisti sulla balneabilità del mare. A stretto giro è arrivata la controreplica dell’associazione ambientalista che evidenzia «come riportato nella titolazione del comunicato stampa ed esplicitato nel corpo del testo, oltre che ribadito dalla portavoce di Goletta Verde Laura Brambilla e dalla presidente regionale Anna Parretta, l’indagine ha riguardato il campionamento di punti critici presso le foci di fiumi e canali per verificare la possibile presenza di inquinamento di natura microbiologica dovuta ad una cattiva o assente depurazione delle acque reflue, un problema strutturale della regione Calabria che troppo lentamente si sta provando a risolvere e che minaccia la qualità delle acque costiere.

II giudizio espresso da Goletta verde di “Inquinato” o “Fortemente Inquinato” è chiaramente e ben specificato che è riferito al singolo punto dettagliatamente riportato nel comunicato, nella tabella allegata e nella mappa online e in nessun modo è riferito a interi tratti di costa, litorali o porzioni di mare.

Il comunicato stampa nazionale di Goletta Verde, come avviene in tutte le regioni, si riferisce alla comunicazione solo dei dati dei monitoraggi effettuati, mentre il resoconto della conferenza stampa è lasciata ai giornalisti presenti.  Ci stupisce, quindi, che la Regione Calabria, per mezzo dei suoi rappresentanti intervenuti ieri nella conferenza stampa organizzata dalla Regione stessa per smentire i dati riportati il giorno prima da Legambiente, abbia confuso e paragonato il lavoro svolto dalle autorità competenti e gli obiettivi del monitoraggio previsti dalla normativa vigente in tema di balneazione con il monitoraggio scientifico e rigoroso portato avanti dall’Associazione che ha finalità completamente differenti e che semmai si integra a quanto svolto dalle istituzioni, non andando a sostituirsi.

Un punto questo espressamente riportato nel comunicato stampa di Goletta verde criticato dalla Regione. Equivocare significa, da chiunque provenga, voler strumentalizzare dati a fini di campagna elettorale. Legambiente, da decenni effettua in tutte le regioni, i medesimi controlli prevalentemente in punti critici come fiumi e canali di sbocco. Si tratta di punti, notoriamente non balneabili, ma che costituiscono fonti di inquinamento su cui Legambiente vuole porre l'attenzione perché si intervenga in maniera risolutiva.

La vera differenza è che mentre le istituzioni dichiarano apertamente che le foci dei fiumi siano inquinate e lo prendono come un dato di fatto, sottovalutando un problema importante, Legambiente si è sempre battuta, si batte e continuerà a battersi affinché i nostri corsi d’acqua tornino ad essere quello che dovrebbero essere. Uno straordinario corridoio ecologico che connette le montagne con il mare e non un luogo dove sversare inquinanti che inevitabilmente finiscono in mare.

Il nostro obiettivo è fare in tutti i fiumi italiani quello che è stato fatto sulla Senna a Parigi. Legambiente, con tutte le sue strutture nazionali, regionali e locali, non gira la testa dall’altra parte e non nasconde la polvere sotto il tappeto. Se sulla depurazione non ci sono problemi, come sostenuto ieri nella conferenza stampa dalla Regione, perché le autorità competenti non campionano le foci dei fiumi come la stessa normativa sulla balneazione prevedrebbe?

E perché le nostre analisi certificate sui prelievi alle foci risultano troppo spesso inquinate, oltretutto nel corso degli anni? Queste sono le domande che la Regione si dovrebbe porre, invece di arrampicarsi sugli specchi per difendere l’indifendibile.

Le polemiche di queste ore non hanno dunque fondamento. Si tratta, invece, di lavorare in sinergia per risolvere definitivamente le annose questioni della mala depurazione in Calabria, nell'interesse dell'ambiente, della salute, della collettività e dell'economia calabrese».