Inchiesta

Mare di Calabria tra bandiere blu e caos controlli: il rebus depurazione continua a minacciare l’estate

Il 94% degli italiani che è stato in vacanza tra il Pollino e lo Stretto ci tornerebbe ma la lotta all’inquinamento delle acque che bagnano 800 chilometri di costa è ancora una partita aperta. Ecco lo stato dell’arte nel 2022 (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Claudio Labate
4 giugno 2022
11:33
Un frame del video dei carabinieri utilizzato nell’ambito dell’operazione Deep 2
Un frame del video dei carabinieri utilizzato nell’ambito dell’operazione Deep 2

Secondo una recente indagine di Demoskopica circa il 94% degli italiani che già è stato in vacanza in Calabria ci tornerebbe nuovamente soprattutto per il clima piacevole, il buon rapporto qualità/prezzo dell'offerta, i parchi e l'enogastronomia. Non c’è dubbio però che il primo e vero biglietto da visita rimane il nostro mare. Ottocento chilometri di costa, d’altra parte, incoronano il principe azzurro di Calabria, da anni in lotta con gli sversamenti che ne sbiadiscono il colore, presentandolo agli occhi dei turisti con colori che vanno dal verdastro al marrone.

Il tema della depurazione, soprattutto ora che la stagione estiva è pronta ad entrare nel vivo, rimane quello più caldo per la Calabria. Ma nonostante la Regione abbia provato ad accelerare, anche quest’anno si presenteranno una buona percentuale dei problemi degli anni scorsi


Eppure l’ultimo monitoraggio effettuato da Arpacal – e recepito dalla Regione Calabria –che ha censito 617 Km di costa sui circa ottocento, sembra promuovere il mare calabrese – quello delle 17 bandiere blu - con almeno 590 km considerati “eccellenti”, 47 “buoni”, 15 “sufficienti” e 17 con qualità dell’acqua “scarsa”. E anche l’ultimo ranking sulle migliori spiagge a misura di bambino, piazzano la Calabria sul gradino più alto del podio europeo.

La scadenza dei 100 giorni

Come si ricorderà l’ordinanza n° 9 del 17 marzo ha dato mandato, con poteri straordinari, al Dirigente Generale del Dipartimento Territorio e Tutela dell’Ambiente - entro 10 giorni dall’emanazione della stessa - di definire gli interventi prioritari da attuare negli impianti di depurazione dei comuni della fascia tirrenica calabrese compresa tra Tortora e Nicotera, finalizzati alla corretta gestione dei fanghi di depurazione. Gli interventi – dispone l’ordinanza - vanno effettuati entro i novanta giorni successivi, in coordinamento con il Dipartimento della Protezione civile, eventualmente facendo pressione, in presenza di provvedimenti cautelari adottati dall’autorità giudiziaria, per il dissequestro delle aree per procedere alla corretta gestione dei fanghi. Insomma, in 100 giorni, era – ed è tuttora - l’auspicio del presidente, si dovranno compiere interventi straordinari su 27mila tonnellate di fanghi. E per riuscirci fu emanata una ulteriore ordinanza, con cui si intendeva disciplinare anche il lavoro degli autospurgo, che deve essere tracciato e alla luce del sole.

Senza controlli non si va lontano

Quella messa in atto da Occhiuto con la nuova ordinanza è una sorta di assunzione di responsabilità al termine di un controllo straordinario voluto proprio dal presidente su un’ampia fascia del litorale tirrenico di tre province, da Tortora a Nicotera. Ciò che sembra di capire è che senza un’attività costante di monitoraggio e controllo non si supereranno mai le criticità. D’altra parte i fondi ci sono – almeno sulla carta - e sono cospicui, le programmazioni dei lavori pure, a volte anche rimodulate nei costi.

Basti pensare che a luglio del 2021 – appena otto mesi fa - Capitano Ultimo da assessore all’Ambiente presentò in piena estate un programma di interventi (125) sulla depurazione che riguarda ben 120 comuni, per un importo di 65 milioni. In quell’occasione Sergio De Caprio confermò che erano state sbloccate tutte le situazioni sotto procedura d’infrazione comunitaria, lamentando che l’Arpacal, a cui spettano i controlli non aveva sufficienti risorse per affrontarli. Oggi, ci si potrebbe domandare, a che punto sono quei lavori e cosa si è fatto per sostenere l’Arpacal, la cui banca dati sulla depurazione è ferma ad aprile 2020?.

Ma che la strategia dei controlli sia la strada maestra, lo dimostrano anche le operazioni delle forze dell’ordine che si sono susseguite negli ultimi mesi, con le operazioni Deep, deep 2 e deep 3 che non hanno lasciato scampo ai soliti furbetti.
(fine prima parte - continua)

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