Sentito in commissione bicamerale, l’ex presidente si scaglia contro l’ordinanza del commissario per il conferimento in loco da parte di Eni Rewind di rifiuti speciali pericolosi. Tutti assenti i parlamentari calabresi
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Oltre vent’anni. Vent’anni di carte, ricorsi, promesse. E ancora i veleni sono lì a testimonianza di una industrializzazione fallita a Crotone. Oggi sulla vecchia questione della bonifica l’ex presidente della giunta regionale, Mario Oliverio, è stato audito dalla commissione bicamerale sul traffico illecito dei rifiuti presieduta dall'onorevole Morrone (Lega).
Il Paur: uno scudo infrangibile contro i rifiuti tossici
Al centro del suo intervento, il "padre" del Paur (Provvedimento autorizzatorio unico regionale) ha ribadito la centralità di questo atto amministrativo, prodotto il 2 agosto 2019 durante la sua legislatura. Il Paur, ha sottolineato Oliverio, è lo strumento che vincola Eni Rewind a trasferire i rifiuti pericolosi e radioattivi al di fuori della Calabria, destinandoli a impianti autorizzati per il trattamento e lo smaltimento. Nacque per tutelare un territorio già fortemente compromesso sul piano ambientale e con un'incidenza tumorale allarmante, come certificato da numerose relazioni scientifiche.
Le "bombe" di Oliverio: ritardi, inerzie e scelte incomprensibili
L'ex presidente non ha lesinato critiche. Ha puntato il dito contro la mancata sollecitazione da parte del Mase e degli enti locali ad Eni Rewind negli anni successivi al decreto ministeriale n°7 del 3 marzo 2020, che avrebbe dovuto dare impulso decisivo alla bonifica. Un'inerzia, ha evidenziato Oliverio, che ha rallentato in maniera inaccettabile un processo vitale per la salute dei cittadini crotonesi.
Ma la "bomba" più fragorosa è stata sganciata sul generale Errigo, commissario straordinario per la bonifica. Nominato per gestire il risarcimento del danno ambientale di circa 70 milioni di euro, a cui Syndial (oggi Eni Rewind) fu condannata nel 2012, Oliverio ha evidenziato le scelte discutibili fatte dal generale. A partire dalla scelta di emanare un'ordinanza che consentiva a Eni Rewind di conferire i rifiuti speciali pericolosi in un impianto a Crotone, che, ha precisato Oliverio, non possiede le autorizzazioni per il codice Eer di quei specifici rifiuti pericolosi presenti nel Paur. Un atto fuori dalle sue competenze ed in violazione delle normative che regolano lo smaltimento dei rifiuti e non consentono il conferimento di rifiuti con tracce di radioattività, come tenorm e norm con amianto, nella discarica di Crotone.
«Vada in Procura»
Oliverio ha lanciato un invito perentorio al generale Errigo e a chiunque sia a conoscenza che in Calabria giungano, da altre parti d'Italia, rifiuti con lo stesso codice Eer per i quali il Paur pone il vincolo allo smaltimento fuori regione. «Sarebbe un reato grave. Un danno irreparabile per la salute delle persone ed il contesto ambientale. Chi ha elementi ha il dovere di denunciare recandosi alla Procura della Repubblica», ha intimato Oliverio, ribadendo che in Calabria non esistono impianti autorizzati per il trattamento di quei specifici codici di rifiuti speciali pericolosi (tenorm e norm con amianto, etc.).
Arpacal sotto-organico
L'ex presidente ha inoltre denunciato il sotto-organico in cui versa Arpacal, ente preposto per il controllo e il monitoraggio del sito sulle operazioni di bonifica. Il ruolo del personale Arpacal, ha specificato Oliverio, è di garanzia e tutela della salute dei crotonesi e dei lavoratori esposti ai materiali radioattivi. «Sarebbe stato ragionevole, utile ed opportuno che il commissario Errigo avesse utilizzato due milioni di euro per rafforzare l'esercizio delle funzioni di Arpacal attraverso professionisti specializzati e competenti anziché utilizzare 2 milioni di euro, del fondo di risarcimento del danno ambientale, per creare una sua struttura a Roma che non ha alcuna ricaduta per le attività di bonifica». Ha poi evidenziato la paradossale assenza di personale sul sito di bonifica, dove i controlli sono più che mai urgenti.
Discariche di scopo e termovalorizzatori: un pericolo incombente
Oliverio ha poi richiamato la decisione di modificare il Piano dei Rifiuti del 2016. Con il nuovo Piano dei Rifiuti, approvato a marzo 2024, si è scelto di utilizzare nuovamente tecnologie superate come la termovalorizzazione e sono state «aperte le maglie» a discariche di scopo proprio nel sito di bonifica. Un'area, come è noto, ad elevato rischio idrogeologico, non solo per la vicinanza al mare ma anche alla foce del fiume Esaro, a carattere torrenziale, già protagonista di alluvioni, l'ultima delle quali nel 1996 che ha causato danni enormi con 11 vittime.
Il Nuovo Piano, ha proseguito Oliverio, riapre inoltre la strada ai termovalorizzatori, in netto contrasto con le linee guida europee che li definiscono «obsoleti». In un contesto già altamente compromesso come Crotone, dove insistono una centrale a biomasse, un impianto di termodistruzione e impianti di termovalorizzazione, insieme ad altri impianti di trattamento rifiuti speciali e non, queste ulteriori autorizzazioni appaiono assurde ed delittuose.
Subito dopo la relazione di Oliverio è intervenuta la parlamentare dei 5 stelle, Carla Giuliano, che ha rivolto una serie di domande nel merito riguardanti la bonifica ed il ciclo dei rifiuti a cui Oliverio ha puntualmente risposto.
Il fatto sconcertante è che nessuno dei parlamentari calabresi, a partire dai componenti della commissione, ha avvertito la necessità di partecipare e dare voce in sede parlamentare ad una problematica così importante per la Calabria e la città di Crotone.