C’è un Mediterraneo invisibile, che non si misura a onde ma a radici. È quello delle praterie di Posidonia oceanica, distese sottomarine che respirano per il mare e per noi, catturando fino a 1,62 tonnellate di anidride carbonica per ettaro ogni anno. Custodirle significa proteggere un ecosistema e, insieme, un patrimonio strategico nella lotta al cambiamento climatico.

Questa mattina sono stati illustrati i risultati del progetto di monitoraggio della posidonia oceanica, una pianta acquatica di grande importanza presente nei nostri mari

A questo scopo è nato Edipo, monitoraggio delle praterie di Posidonia oceanica lungo le coste calabresi, un progetto promosso dall’Ente per i Parchi Marini Regionali Calabria (Epmr), finanziato dal Pnrr e dal National Biodiversity Future Center. Dopo mesi di lavoro sul campo, i risultati sono stati presentati oggi nella storica Tonnara di Bivona, sede dell’Ente. L’appuntamento ha concluso una settimana di attività e incontri che hanno toccato località come Pizzo e Amendolara e le sedi operative dei Parchi Marini calabresi.

Edipo ha coinvolto nove Zone speciali di conservazione (Zsc) e l’Area marina protetta di Isola Capo Rizzuto, con rilievi subacquei, mappature e analisi genetiche. Il lavoro ha aggiornato lo stato di salute delle praterie e messo in evidenza le pressioni ambientali che le minacciano, delineando al tempo stesso la Calabria come frontiera biogeografica tra Tirreno e Ionio: una regione-ponte in cui due mari si incontrano e si influenzano reciprocamente.

«La conservazione e la tutela sono precondizioni indispensabili per utilizzare le risorse. Noi pensiamo che oggi in Calabria si debba puntare su un modello di sviluppo in cui le risorse naturalistiche ed i parchi marini non siano marginali perché rappresentano un pezzo importante», osservato Raffaele Greco, direttore generale dell’Epmr.

L’iniziativa si inserisce nel percorso di costruzione di una rete regionale per la biodiversità, che punta a unire ricerca scientifica, governance e sostenibilità in un modello di gestione condivisa del mare e delle sue risorse. L’obiettivo è chiaro: consolidare la posizione della Calabria come laboratorio ambientale del Mediterraneo, un territorio in cui la conoscenza non è fine a se stessa ma strumento per amministrare il futuro.

In questa visione, il mare smette di essere soltanto scenario o risorsa: diventa infrastruttura naturale, fondamento di equilibrio ecologico e punto di partenza per un nuovo modo di abitare il territorio costiero, con rispetto e responsabilità.