Disastro ambientale

Percolato dalla discarica di Scala Coeli, in un video la prova dei liquami sversati nelle acque del torrente

VIDEO | Il presidente del circolo Nicà mostra in diretta Facebook immagini scioccanti e tuona: «Chiediamo alle autorità competenti chiarezza riguardo alla salute pubblica»

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di Mariassunta Veneziano
23 giugno 2023
20:07

C’era una volta la biovalle del Nicà. «Adesso non lo è più». È categorico il presidente del circolo Legambiente Nicà, Nicola Abruzzese, nel commentare le immagini che mostrano al popolo di Facebook durante una diretta trasmessa nel tardo pomeriggio di oggi.

Il sopralluogo parte dal torrente Patia/Cacciadebiti, nelle cui acque è avvenuto lo sversamento di percolato che ieri mattina ha comportato il sequestro della discarica di Pipino, a Scala Coeli. Un provvedimento scaturito proprio dalla denuncia dell’associazione ai carabinieri e ai vertici dell’Arpacal, dopo le segnalazioni di alcuni allevatori che si erano accorti che qualcosa non andava.


Sono stati loro, riferisce Abruzzese, a rilevare la presenza di percolato nel torrente e a inviare foto e video di quanto stava avvenendo. Foto e video che poi hanno fatto il giro di chat e social generando legittimo allarme nella popolazione.

I divieti obbligati

La schiuma in acqua è ben visibile anche oggi, così come mostrano le immagini diffuse da Legambiente. La stessa schiuma che dal torrente è finita nel fiume Nicà e da lì direttamente in mare, costringendo i sindaci della costa a correre ai ripari attraverso divieti di balneazione, pesca e prelievo di acque.

Ed eccolo il letto del Nicà, sbarrato da una striscia di terra sulla quale sono visibili le tracce del passaggio dei mezzi utilizzati per i lavori. Lavori di messa in sicurezza dovrebbero essere, ma il presidente del circolo di Legambiente non ne è così persuaso: «Hanno creato un argine che non serve a niente perché l’acqua filtra da sotto e continua ad arrivare nel mar Ionio».

«Disastro ambientale». Niente mezzi termini. È questa l'espressione che Abruzzese utilizza per definire quanto è successo. E non è il solo a farlo. Un disastro che rischia di soffocare tutte le attività economiche del territorio: agricoltura, allevamento, turismo. Con l’estate appena iniziata è un colpo ancora più duro.

Un disastro annunciato

Tutte le colture biologiche della zona andranno buttate, spiega l’ambientalista, perché le falde sono ormai inquinate. Un disastro, sì, ma annunciato. «A gennaio il circolo Legambiente Nicà scrive a tutte le autorità competenti che c’è un problema nel catino della discarica di Pipino – racconta –. Non abbiamo accusato nessuno, abbiamo chiesto che venissero sospesi i conferimenti per fare degli accertamenti. Non so se li abbiano fatti, probabilmente sì».

«Accusati di fare ambientalismo da salotto e ora...»

Fatto sta che da gennaio si arriva a oggi. Anzi, a ieri. «Veniamo accusati di fare ambientalismo da salotto, fatto sta che siamo sotto il sole a difendere il territorio». Nicola Abruzzese snocciola le accuse mosse alla sua associazione nel corso del tempo: «Facciamo “terrorismo mediatico”, “Legambiente genera allarme e prende solo querele”, “c’è una volontà di creare falsa informazione”. Noi queste cose non avremmo mai voluto commentarle. Non avremmo mai voluto accusare nessuno e non accusiamo nessuno. Vogliamo che venga ripristinata la verità e che questa terra venga rispettata».  

Vogliono, come tutti, risposte che qualcuno, e non troppo tardi, dovrà dare. Per il momento restano le domande. Quelle che il presidente del circolo Nicà pone mentre le immagini della schiuma in acqua continuano a scorrere assieme alla sua voce: «Chi risarcirà gli agricoltori, i commercianti, gli albergatori? Chi farà la bonifica?».

E intanto la stagione estiva sta cominciando

E una richiesta a tutti i sindaci della costa di emettere ordinanze precauzionali di divieto di balneazione. Alle 12.30 di oggi anche il Comune di Calopezzati si è determinato in tal senso. Un problema enorme per la stagione turistica ma non solo. C’è la sicurezza dei residenti a cui pensare prioritariamente. «Chiediamo alle autorità competenti che si faccia chiarezza subito per quello che riguarda la salute pubblica – tuona Abruzzese –. Qualcuno ci deve dire che cosa è accaduto e lo vogliamo sapere, anzi lo pretendiamo. Chiediamo alla Regione Calabria quali azioni ha intrapreso in queste ore. Chiediamo alle associazioni di categoria come vogliono muoversi, perché fanno silenzio?».

Lavori mai finiti

E c’è anche un’altra cosa che, fuori dalla diretta Facebook, Legambiente chiede. «La strada comunale che conduce alla discarica è oggetto di lavori di completamento mai conclusi». Nel decreto di autorizzazione all’ampliamento, sottolinea il presidente del circolo Nicà, «si prescriveva che: “L'effettivo esercizio della discarica dovrà essere condizionato al completamento dei lavori di adeguamento della viabilità comunale e provinciale di accesso”. Considerato che ad oggi i lavori non sono conclusi vorremmo sapere chi, dalla cittadella regionale, ha autorizzato l’esercizio della discarica ignorando la prescrizione contenuta nel decreto n. 14284/2019».

 

 

 

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