Condizioni sempre più estreme mentre crollano le piogge: la nostra regione tra le più colpite dal cambiamento climatico secondo il Rapporto Snpa, che fotografa un territorio fragilissimo
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Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato in Italia dal 1961, con un'anomalia termica di +1,33 gradi rispetto alla media climatologica 1991-2020. Ma se il riscaldamento globale ha colpito tutto il Paese, la Calabria e il Sud Italia hanno subito le conseguenze più critiche: un mix letale di temperature roventi, siccità persistente e piogge drasticamente ridotte. A rivelarlo è il Rapporto sul clima 2024 del Sistema nazionale per la protezione ambientale (Snpa), che fotografa un territorio sempre più fragile.
Calabria in sofferenza: meno piogge, più giorni bollenti
Mentre il Nord Italia ha visto un surplus di precipitazioni (+38%), la Calabria è tra le regioni in cui l’anomalia è di segno opposto, con un deficit del 18%. Un dato che si riflette in un drammatico incremento della siccità, con intere aree che nel 2024 hanno toccato picchi di oltre 300 giorni asciutti. In alcune zone i giorni consecutivi senza pioggia hanno superato gli 80, compromettendo raccolti e disponibilità idrica per gli usi quotidiani. Con le inevitabili conseguenze sull’ambiente.
A preoccupare ancora di più, secondo quanto si legge nel Rapporto, è l’indice Spei (Standardized precipitation-evapotranspiration index), che misura l'impatto combinato della carenza di precipitazioni e dell’evaporazione indotta dal calore. Nei mesi estivi (giugno-agosto), la Calabria è stata tra le aree più colpite d’Italia da siccità estrema, con oltre un terzo del territorio in condizioni critiche.
La nostra regione, assieme al resto del Sud e alle Isole, ha registrato un incremento della temperatura media pari a +1,39 gradi (+1,21 al Nord, +1,45 al Centro). Il 2024 è stato anche l’anno con il maggior numero di notti tropicali (+25,2 giorni) e uno dei più roventi per le temperature massime, marcando un pericoloso trend verso un clima sempre più africano.
L’impazzimento del clima riguarda tutte le quattro stagioni. Ecco i dati nel dettaglio.
Un inverno secco e caldo
Febbraio, in particolare, ha segnato un’anomalia termica di +3,15 °C, confermandosi come il mese invernale più caldo mai rilevato. Un dato, si sottolinea nel Rapporto, che nasconde rischi concreti per l’agricoltura e le risorse idriche, perché altera il ciclo vegetativo delle colture e riduce le riserve d’acqua nevosa appenninica.
Durante l’inverno 2024, la Calabria ha sperimentato un'anomalia termica tra le più alte d'Italia, con temperature superiori di +2,48 °C rispetto alla media climatica 1991–2020. Si tratta di uno degli scostamenti più significativi registrati nella nostra regione.
Nonostante in altre aree d’Italia si siano verificati fenomeni intensi come nevicate, alluvioni e raffiche di vento, in Calabria l’inverno è stato eccezionalmente secco e caldo, coerente con il quadro più ampio della siccità che ha colpito il Mezzogiorno.
Primavera: la siccità continua
Quella del 2024 per la Calabria è stata una primavera mite, con temperature sopra la media e piogge inferiori alla norma, in linea con il trend osservato in gran parte del Sud Italia e delle isole maggiori. L’aumento delle temperature si è mantenuto attorno a +1 gradi.
In particolare, nel mese di aprile sono state registrate ondate di calore precoci legate a venti provenienti da sud che hanno portato temperature massime elevate e, dal punto di vista dell’agricoltura, favorito un anticipo della stagione vegetativa. Tuttavia, la scarsità di piogge, con anomalie medie del -52%, ha prolungato lo stato di siccità già sperimentato nei mesi invernali.
Temperature estreme in estate
Durante l’estate 2024, la nostra è stata tra le regioni italiane più colpite dal caldo e dalla siccità, con condizioni meteorologiche estreme che hanno avuto impatti significativi sul territorio e sulla popolazione.
«In Calabria, nei mesi estivi – si legge – sono state rilevate temperature particolarmente alte, con anomalie mensili rispetto al clima 1991-2020 ampiamente superiori a 2 °C a giugno e luglio e solo di poco inferiori a 2 °C ad agosto, che hanno aumentato il disagio associato alle temperature estreme».
Autunno: piogge eccezionali e crisi idrica
Da un lato piogge eccezionali e concentrate hanno colpito parte del territorio, dall’altro la crisi idrica è rimasta grave e persistente, aggravando gli effetti della lunga siccità iniziata nel 2023. Questo il quadro che emerge dal Rapporto riguardo all’autunno 2024.
Il mese di settembre è stato caratterizzato da precipitazioni nella norma, che però non sono bastate a compensare il lungo periodo di siccità.
Tra il 19 e il 22 ottobre, la regione è stata colpita dall’evento meteorologico estremo che ha colpito l’area del Lametino con accumuli pluviometrici superiori a 200 mm su ampie aree e un massimo di 410,8 mm registrato a Maida in poche ore. Devastanti, come si ricorderà, le conseguenze, con estesi allagamenti nella Piana di Lamezia e il crollo della strada statale dei Due Mari. Secondo quanto si legge nel rapporto, si è trattato di uno degli «eventi più critici che si sono verificati nel corso dell’anno in Italia».
Un evento che ha messo in luce una vulnerabilità estrema del territorio, dove precipitazioni record si sono concentrate su aree già fragili. Quanto accaduto mostra come il cambiamento climatico stia aumentando sia la frequenza sia l’intensità degli eventi estremi, alternando fasi prolungate di aridità a episodi alluvionali improvvisi e distruttivi.
Subito dopo ottobre, il clima è tornato molto secco, con precipitazioni inferiori alle attese del 50%.
La Calabria ha vissuto un paradosso climatico: eventi piovosi violenti ma isolati che hanno causato danni senza ristabilire l’equilibrio idrico. La siccità ha continuato a colpire agricoltura, risorse idriche e territorio.
Un territorio fragile di fronte alla crisi climatica
Alla luce di tutto questo il 2024 in Calabria, dal punto di vista della disponibilità idrica, ha rappresentato un campanello d’allarme: interi bacini sono scesi ai minimi storici e alcune zone interne hanno subito razionamenti nei mesi estivi. Il combinato di ondate di calore, notti calde persistenti e precipitazioni ridotte rischia di diventare la nuova normalità, con impatti diretti su turismo, agricoltura e salute pubblica.
Le sfide del presente per il futuro
Il Rapporto Snpa, frutto della collaborazione tra Ispra e le varie Arpa/Appa, sottolinea l’importanza degli interventi su scala locale per leggere e contrastare la crisi climatica. Per la Calabria, si evidenzia, questo significa investire in strategie di adattamento, come il miglioramento delle infrastrutture idriche, la tutela delle aree naturali e la politiche per un’agricoltura che deve necessariamente adeguarsi ai cambiamenti in atto.
L’analisi di quello che il 2024 ha rappresentato per i nostri territori parla chiaro: il tempo dell’emergenza è finito. Serve, e subito, passare all’azione.