La rivelazione

Dubbi e timori sul rigassificatore di Gioia Tauro, nel progetto «nessun riferimento alla piastra del freddo»

La trasmissione condotta da Riccardo Iacona “PresaDiretta” si è occupata dell'impianto che dovrebbe sorgere nel retroporto. Sono intervenuti il sindaco di San Ferdinando e un esponente del Comitato No Rigass

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di Giuseppe Mancini
9 aprile 2024
15:05
Il retroporto di Gioia Tauro
Il retroporto di Gioia Tauro

L'emergenza energetica scaturita dopo la guerra in Ucraina e l'intenzione da parte dell'Italia di ridurre il fabbisogno di gas da altri Paesi come la Russia per diventare così autosufficienti, ha fatto tornare attuale la realizzazione dei rigassificatori. Il Governo con il “Decreto energia”, definendole "Opere strategiche per l'approvvigionamento di gas", ha dato il via libera alle procedure per l'esecuzione di questi impianti capaci di trasformare il gas naturale liquefatto (Gnl) in gas aeriforme. Tra le installazioni previste in Italia c'è quella nel retroporto di Gioia Tauro, che comprende anche i territori di San Ferdinando e Rosarno. Si tratta di un'area di 47 ettari coltivati ad agrumi, per cui si dovrebbe agire con espropri. Per l'ultimazione dei lavori ci vorrebbero intorno ai cinque anni, con l'esborso di milioni e milioni di euro. In una zona che comprende già il porto e il termovalorizzatore, si mira a costruire il rigassificatore più grande d’Europa.

I pareri sulla funzionalità di queste opere sono discordanti. Le mobilitazioni si susseguono sul territorio nazionale interessato da gasdotti e impianti. Nonostante ciò, il Governo ha intenzione di fare dell’Italia il principale hub del gas in Europa. Il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto caldeggia l'opzione, mentre associazioni ambientaliste, come Legambiente, si oppongono per gli eventuali rischi per il territorio e per la salute. Il fronte del no prospetta pericoli di perdite di gas, incidenti ed emissioni di sostanze inquinanti, a danno dei residenti, del turismo e delle bellezze naturali.


Di questo parere anche l'ex senatore del Movimento cinque stelle e coordinatore provinciale del partito, Giuseppe Auddino, il quale afferma che «la Piana ha bisogno di altro, di puntare su energie alternative, rinnovabili e non clima alteranti. Il rigassificatore non è un'opera strategica, bensì è un'idea sciagurata con una ricaduta occupazionale nulla e comporterebbe problemi per l'equilibrio ambientale delle aree circostanti. Anche il rischio sismico della zona è un fattore che va esaminato con attenzione».

I Paesi del nord Europa stanno puntando sull’energia verde, così come evidenziato ieri in prima serata dal programma di inchiesta di Raitre “PresaDiretta” condotto da Riccardo Iacona. S'investe su tecnologie ecologiche, materiali sostenibili e fonti rinnovabili, come sole, vento, elettrolizzatori e idrogeno verde. Il fine è di liberarsi sempre più dai combustibili fossili, non inquinare e salvaguardare salute e ambiente. Si brucia e si utilizza gas sempre meno, quindi, con una richiesta decrescente rispetto al passato. Nella trasmissione si è approfondita la questione del rigassificatore che, prospettato nel lontano 2005, dovrebbe sorgere nel retroporto di Gioia Tauro. Nel servizio il sindaco di San Ferdinando Gianluca Gaetano ha sottolineato l’importanza delle strutture accessorie, una su tutte la piastra del freddo (impianto che sfruttando l’effetto refrigerante del processo di rigassificazione consentirebbe la conservazione dei prodotti agroalimentari locali senza spendere ulteriore denaro) e ha avanzato dubbi sulla fattiva realizzazione da parte del consorzio Iren-Sorgenia autore del progetto riguardante il rigassificatore. Progetto in cui non esisterebbe alcun riferimento esplicito alla stessa piastra del freddo, che è invece uno dei pilastri dell’insediamento, almeno nelle intenzioni del governatore Roberto Occhiuto, che ha sposato l’idea per costruire le basi di una industria conserviera dell’ortofrutta calabrese. 

Pino Romeo, urbanista e membro del Comitato No Rigass, il quale studia i problemi del progetto fin dall’inizio, ha esternato le proprie preoccupazioni e, in virtù del trend del fabbisogno di gas in diminuzione e dell’eventualità di cambi alla guida del Governo nazionale che modificherebbero gli orientamenti politici, ha avvisato che il rigassificatore potrebbe diventare «una cattedrale no nel deserto, ma nel porto di Gioia Tauro».

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