Rifiuti illeciti sepolti in una cava dismessa in Calabria, 11 arresti

Riempiti anche capannoni abbandonati del Nord Italia. Ad eseguire l'operazione i carabinieri forestali

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di Redazione
7 ottobre 2019
08:46

Rifiuti, tanti, a tonnellate, smaltiti illegalmente in capannoni industriali dismessi al Nord ed in una cava al Sud. A muovere le fila del sistema, tutte persone di origine calabrese e tutte con numerosi precedenti penali, le quali, attraverso una complessa struttura fatta di impianti autorizzati e trasportatori compiacenti, società fittizie intestate a prestanome e documentazione falsa, gestivano un ingente traffico di rifiuti urbani e industriali provenienti da impianti campani (in perenne condizione di sovraccarico) e li spedivano in capannoni abbandonati in diverse aree industriali del Nord Italia, riempiti all'inverosimile e alla fine chiusi saldandone addirittura le porte.

 


Dalle perquisizioni nelle ditte agli arresti

A scoperchiare il sistema, una inchiesta della procura di Milano delegata ai carabinieri Forestali dei gruppi di Milano, Lodi, Pavia, Napoli, Reggio Calabria e Catanzaro, che ha smantellato una organizzazione dedita al traffico illecito. Una misura di custodia cautelare emessa dal gip milanese riguarda 11 indagati, tutti italiani, alcuni dei quali con ruoli nel settore specifico. In tutto sono state eseguite perquisizioni presso 4 ditte e impianti di trattamento nelle province di Como, Trento, Napoli, Catanzaro e sono stati sequestrati 4 automezzi utilizzati per la realizzazione del traffico. 
    L’indagine è la prosecuzione dell’operazione 'Fire Starter' che aveva portato, nell’ottobre di un anno fa, all’arresto di 6 responsabili del traffico di rifiuti riferito al capannone di Corteolona (Pv) e dell'incendio in quella struttura della notte del 3 gennaio 2018. Gli accertamenti sono stati sia di carattere tradizionale che tecnico (intercettazioni telefoniche, telematiche, videoriprese). Il monitoraggio attraverso il gps dei camion e pedinamenti a distanza hanno mostrato l’interramento di un carico di 25 tonnellate di rifiuti presso una cava dismessa di Lamezia Terme, reato poi interrotto in flagranza.

 

La cava in Calabria 


I rifiuti provenienti da impianti dell’hinterland napoletano erano intermediati da una società di Acerra la quale si occupava di individuare destinazioni apparentemente lecite a rifiuti non trattati come dovuto. Ciò avveniva grazie alla disponibilità di trasportatori di fiducia e al ruolo fondamentale svolto da un impianto autorizzato in provincia di Como, reale snodo del traffico; qui i rifiuti solo apparentemente lavorati, mentre erano destinati a riempire capannoni dismessi, a essere abbandonati in ex aree industriali, a essere interrati ad esempio in una cava dismessa di Lamezia Terme, in passato già oggetto di sequestro perchè utilizzata per nascondere in fusti armi e droga. Altro punto di snodo, sempre a Lamezia, era rappresentato dal sito della Eco.Lo.Da., sequestrato nel mese di giugno del 2018, un semplice capannone privo di qualsiasi dispositivo per il trattamento dei rifiuti. 

 

Nel sistema i trasportatori compiacenti venivano scortati di volta in volta da apposite staffette che li guidavano nel sito abusivo attivo in quel momento. A disposizione del sodalizio anche una professionista in campo ambientale di Como, la quale, dietro compenso, prestava la sua consulenza tecnica per la creazione del complesso sistema documentale utilizzato per schermare il traffico, per i pm pienamente consapevole del profilo  criminale dei suoi clienti.

 

Il volume d'affari

Il sistem,a per i pm della Dda di Milano, ha prodotto un volume complessivo di illeciti profitti stimato in 1,7 milioni di euro nel solo 2018. I profitti illeciti, transitati nei conti delle società coinvolte e apparentemente riconducibili a prestazioni nel settore dei rifiuti, venivano drenati attraverso significativi prelevamenti in contante e ricariche su carte postepay utilizzate ad hoc, evitando cosi la tracciabilità dei flussi di denaro. 
    A carico della banda anche un tentativo di sequestro di persona, accertato nel corso delle indagini, ai danni di un imprenditore campano per ottenere il pagamento immediato di trasporti illeciti di rifiuti effettuati per suo conto.

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