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giovedì 29 aprile 2021 | 18:50
Cronaca

Malagiustizia, il calvario dell’ex sindaca Girasole: «Hanno usato lo Stato per farmela pagare» - Notizie

VIDEO | Ha raccontato la sua storia nel corso della striscia giornaliera di Prima della Notizia: «Non solo parole dette in piazza ma scelte contro i potenti del territorio»

di Redazione

Un calvario giudiziario lungo più di sette anni, concluso con l’assoluzione. Oggi l’ex sindaca di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, ha raccontato la sua storia nel corso della puntata di Prima della Notizia, il format d’informazione condotto da Pasquale Motta.

«La mia è una storia che appartiene al mio paese e a tutta la Calabria. Io e la mia squadra ci siamo messi a servizio della comunità, abbiamo lavorato per il bene comune. Quando una vicenda del genere tocca una persona, soprattutto il sindaco, tocca anche il progetto politico che purtroppo è stato completamente cancellato. Sicuramente più importante del mio fatto personale».

«Scelte fatte contro i potenti»

«Nel momento in cui si arresta Carolina Girasole – prosegue l’ex sindaca - con l’accusa di voto di scambio, non si pensa al fatto che la stessa ha amministrato per cinque anni e ha portato avanti una serie di grandi progetti per questo territorio. Parliamoci chiaro, una persona che va a fare un accordo elettorale con una cosca mafiosa non può essere la stessa che abbatte villette abusive sulla spiaggia, non può essere la stessa che ha portato a termine tutte quelle iniziative che sono state intraprese contro la ‘ndrangheta a Isola. Non solo parole dette in piazza, ma atti amministrativi, scelte fatte da uomini e donne che si sono messi contro i potenti del territorio».

«Non mi sono mai rassegnata»

«La storia sull’accusa che mi si muoveva contro, cioè di aver permesso alle famiglie di ‘ndrangheta di restare nelle case confiscate, è completamente l’opposto di come è stata raccontata. Ci sono gli atti che dimostrano il contrario – afferma la Girasole -. Bastava solo un buon confronto con il procuratore, che io ho sollecitato più volte e che mi è stato negato. Poi ci sono tutte le interpretazioni delle intercettazioni sbagliate, una grossa confusione nel raccontare i fatti, tanto fumo buttato per costruire una storia che non era per niente attinente alla realtà. E per questo che io non mi sono rassegnata, perché lo dovevo a tutte le persone che mi sono vicine e a tutti quelli con cui avevo portato avanti quell’esperienza»

«Hanno utilizzato lo Stato»

«Avevo messo in conto che qualcuno me la facesse pagare attraverso atti intimidatori, nei primi 5 anni non mi hanno risparmiato niente. Però ero così convinta del percorso e di tutto ciò che l’amministrazione stava facendo che ho accettato anche quello. Tutto mi sarei mai aspettata tranne di sentire bussare la guardia di finanza alla porta di casa. Quando sono stata interrogata la prima volta dissi: “Sapevo che l’avrei pagata, ma mai avrei immaginato che utilizzassero lo Stato in questa maniera”. Qualcuno si è risentito per questa mi frase, ma io ero consapevole della mia innocenza – sostiene - Io non so chi ha potuto realizzare tutto ciò, perché stiamo parlando di sette anni e mezzo in cui una parte dello Stato ha creduto e portato avanti questa storia. Devo comunque riconoscere che c’è stata l’altra parte delle istituzioni che mi ha ascoltata e che alla fine mi ha assolta. Devo riconoscere che giustizia è stata fatta, ho trovato giudici corretti e liberi».

«Voglio riprendere a respirare»

«La vicenda è finita? Ci sono troppe domande che sono rimaste aperte e le risposte non le attendo solo io, ma un’intera comunità. Un nuovo impegno politico? Non so, non lo metto neanche in conto perché sto cercando di riprendere a respirare».