L’allarme

“L’Ultima cena calabrese”: un capolavoro da salvare nel convento dei Cappuccini di Saracena

Il costante degrado dell'edificio rischia di far scomparire lo straordinario affresco. Diventa dunque sempre più necessario trovare le risorse per proteggere e custodire un patrimonio dell'arte di Calabria

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di Franco Laratta
23 agosto 2021
09:45

L’Ultima Cena calabrese è senza dubbio alcuno un capolavoro da proteggere. A Saracena, piccolo comune in provincia di Cosenza, fra i ruderi dell’antico Convento dei Frati Cappuccini (risale al 1588) è stato rinvenuto da qualche tempo un bellissimo affresco che raffigura l’Ultima Cena. A fare questa scoperta è stata l’associazione culturale Mistery Hunters, che si occupa di valorizzare il patrimonio culturale poco conosciuto della Calabria.

La scoperta dell’Ultima Cena calabrese è stata positivamente salutata da studiosi e storici dell’arte, che hanno sottolineato la necessità di tutelare quest'opera d’arte, considerato che si trova tra i resti dell’ex refettorio del Convento dei Cappuccini, esposta ad ogni forma di intemperia.


Ma chi è l’autore della nostra Ultima Cena? Secondo lo storico Vincenzo Napolillo sarebbe il pittore pugliese Giacomo Bissanti (1822-1879) al quale venne commissionata dai frati Cappuccini. Bissanti riprodusse con grande fedeltà una splendida copia de il Cenacolo, noto anche come l'Ultima Cena, un dipinto parietale ottenuto con una tecnica mista a secco su intonaco di Leonardo, databile al 1494-1498. Secondo Vincenzo Napolillo, Bissanti, su incarico dei Cappuccini, riprodusse con grande fedeltà il celeberrimo affresco conservato in originale, a Milano, nell'ex-refettorio rinascimentale del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie.

«La riproduzione - afferma Napolillo - è di ottima fattura, anche se l'autore non se la volle attribuire avendola probabilmente ripresa da una stampa dell'epoca per non togliere nulla alla maestosità dell'originale». Si tratta di una delle opere più famose e conosciute al mondo. Nel piccolo comune del Pollino troviamo opere e chiese tardo medioevali di superba bellezza. Nel convento dei Frati Cappuccini si fermò per qualche tempo Sant'Angelo d'Acri, e qui si trova l'Ultima cena, della quale Napolillo afferma: «si tratta di una raffigurazione mai stanca e mai inespressiva, calibrata dal risultato artistico non irrilevante, nonostante il deterioramento dell'opera prodotto da umidità e abbandono».

Diventa sempre più necessario, con il passare del tempo trovare le risorse necessarie, soprattutto l’interesse indispensabile, per poter custodire e proteggere questo capolavoro. Che il degrado costante del vecchio convento dei Cappuccini, porterà col passare degli anni alla scomparsa dell’affresco, e questa sarebbe una gravissima perdita per l’arte non solo in Calabria ma in tutto il paese.

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