Scuola

«Vietate le chat delle mamme», la finta ordinanza di un sindaco lametino scatena il panico nei gruppi whatsapp

Il primo cittadino di San Pietro a Maida rispolvera una vecchia burla con tanto di sanzioni fasulle: «A chi sgarra sospenderemo l’account». Ma c’è chi ci ha creduto e l’ha chiamato per protestare: «Solo una provocazione per riflettere sul tema»

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di E. D. G.
14 settembre 2023
12:25
Una mamma alle prese con la chat di Whatsapp
Una mamma alle prese con la chat di Whatsapp

La scuola è ricominciata. La prima campanella è lo start di un altro anno che sarà scandito come sempre da gioie e dolori. E questi ultimi non sono pochi. Ma tra famiglie arrabbiate per il caro libri, studenti riluttanti, infrastrutture inadeguate, plessi che chiudono sotto la mannaia del dimensionamento scolastico, c’è qualcosa che più di ogni altra ha ripreso a volteggiare in maniera sinistra sulle teste di insegnanti, dirigenti e sindaci: la chat delle mamme. Un non-luogo animato da emoticon ingannevoli e parole affilate come lame, dove decennali carriere possono vacillare e amministrazioni comunali possono essere portate sull’orlo dello scioglimento per “infiltrazioni genitoriali”

I gruppi Whatsapp delle mamme sono il Politburo occulto di ogni scuola, il comitato politico supremo che giudica e sentenzia senza appello, diviso in correnti interne che spesso sfociano in sottogruppi social che tramano guerre intestine per rovesciare la leadership delle mamme-capo, quelle che gestiscono i fondi e scelgono i regali di fine anno. Ma per quanto scosse nel profondo da ambizioni personali e brame di potere, le chat delle mamme appaiono all’esterno come un unico, temibile nemico per un avversario che spesso è il bersaglio grosso: il sindaco.


Lo sa bene il primo cittadino di San Pietro a Maida, in provincia di Catanzaro, Domenico Giampà, che tra il serio e il faceto (più faceto), cerca di esorcizzare lo spauracchio della temutissima chat delle mamme. Per farlo ha riproposto una vecchia ordinanza-burla, con tanto di firma, che prevede “il divieto di utilizzo degli attuali gruppi medesimi, nonché il divieto assoluto di creare nuovi cosiddetti ‘gruppi mamme’ o analoghi“. Poi, la sanzione: “La violazione della presente ordinanza sarà punita con la sospensione dell’account Whatsapp fino al termine dell’anno scolastico”. 

Come ogni ordinanza che si rispetti, anche questa ha le sue premesse, annunciate in grassetto con i classici “considerato”, “constatato” e “preso atto”. E dunque, “considerato che la grande maggioranza di cittadini è in possesso di uno o più smartphone e che l’applicazione Whatsapp è installata sulla maggior parte degli smartphone”, “constatato, altresì, che la gran parte dei genitori, in genere le mamme (alle quali spesso si aggiungono nonne e zie e maestre), ne fa un uso frequente, quotidiano e talvolta sconsiderato, soprattutto per comunicazioni riguardanti la scuola”, “preso atto, purtroppo che la gran parte dei messaggi scambiati in questi cosiddetti ‘gruppi mamme’, consiste in pettegolezzi, fake news, allarmismi, preoccupazioni eccessive (dal graffio sottocutaneo alla tinta della copertina del quaderno, dalla pasta stracotta della mensa alle presunte temperature glaciali in classe, fino ad arrivare al terrapiattismo o a continue varianti del Covid)”, ne ordina il divieto". Infine, la ciliegina sulla torta: “Avverso il presente provvedimento non è ammesso ricorso al Tar, perché contrariamente a quanto pensino le mamme, il sindaco ha sempre ragione”.

Qualcuno c’ha pure creduto e, ovviamente, ha fatto fuoco e fiamme nella… chat delle mamme. Contattato da LaC News24, il sindaco spiega: «L'idea è nata nel 2020, quando durante la pandemia i gruppi Whatsapp hanno preso ancora più piede. L'ho riproposta quest’anno come provocazione ma anche per indurre a una riflessione sull'uso eccessivo e alcune volte esasperato dei social». Il primo cittadino conferma che alcuni genitori sono saltati sulla sedia, assurdamente convinti che un’ordinanza nella quale il sindaco minaccia di “sequestrare” i loro smartphone e chiudere i loro account sia possibile. E questo la dice lunga sulla permeabilità di certi genitori alle fake news che avvelenano i social. «Dopo la pubblicazione della finta ordinanza, ovviamente solo sul mio profilo Facebook, sono stato contattato da alcuni genitori arrabbiati e contrari alla decisione - racconta -. Dopo avergli spiegato che si trattava di una provocazione, ho posto una riflessione. I bambini sono cresciuti bene anche quando i social non c'erano e le comunicazioni tra la scuola e le famiglie avvenivano ugualmente ma in un'altra forma. Una dimensione che va recuperata». Insomma, oggi ci sarà da discutere nelle chat delle mamme.

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