VIDEO | Otto posti letto, accoglienza immediata e rete operativa tra fondazioni, enti e associazioni: «Presidio importantissimo per l'autonomia e la libertà delle donne»
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Uno spazio protetto, riservato, pronto ad accogliere chi fugge da contesti familiari violenti. È stata inaugurata una nuova casa rifugio, punto di riferimento per donne e minori in emergenza. L’annuncio ufficiale è arrivato durante una conferenza stampa tenutasi nella cornice del Castello Ducale, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni locali, enti del terzo settore e forze dell’ordine.
«La nostra fondazione nasce soprattutto per sostenere i centri di violenza e le case rifugio, come quella che abbiamo inaugurato qui a Corigliano Rossano, di cui siamo estremamente fieri e felici – afferma Giulia Minoli, presidente fondazione Una Nessuna Centomila – perché è un presidio importantissimo per l'autonomia e la libertà delle donne, costruito da ragazze che hanno compiuto un percorso straordinario, con entusiasmo e formazione costante».
«Noi crediamo fortemente in un'alleanza tra la società civile e il mondo della cultura. In Calabria abbiamo coinvolto anche artisti del territorio e abbiamo deciso che il nostro impegno al Sud sarà continuo», aggiunge la presidente, spiegando la filosofia d’azione che anima la Fondazione. Il sostegno ai centri antiviolenza, sottolinea Minoli, non è solo questione di assistenza, ma un lavoro di costruzione sociale e culturale. «Crediamo molto nell'investimento nella prevenzione, nell'educazione, nell’attività scolastica e nella valorizzazione del lavoro delle operatrici, troppo spesso precario – denuncia – I fondi nazionali non bastano, serve costruire una rete stabile per sostenere questo lavoro, che è centrale per tutti i territori».
«Il legislatore deve riconoscere che la violenza è un problema strutturale e affrontarlo in modo organico, formando forze dell’ordine e magistrati, ma soprattutto garantendo continuità ai fondi per i centri – dichiara – e serve una legge nazionale sull’educazione affettiva: siamo tra i pochi Paesi in Europa a non averla. La politica deve agire con decisione. Abbiamo due donne ai vertici, Presidente del Consiglio e Capo dell’Opposizione: è il momento che costruiscano un’alleanza strutturata e duratura su questo fronte».
Il progetto e l’impegno della Regione
Nel corso dell’incontro sono stati illustrati obiettivi, modalità di accesso e servizi previsti: accoglienza, assistenza psicologica e sociale, tutela legale e percorsi di autonomia. La struttura opererà in sinergia con i centri antiviolenza attivi sul territorio e con le politiche sociali comunali e regionali. Il presidente della Commissione Politiche Sociali del Consiglio regionale della Calabria Pasqualina Straface ha illustrato il contenuto del nuovo impianto normativo in materia di violenza di genere, approvato recentemente in commissione. «Abbiamo voluto presentare – è stato già approvato in Commissione Politiche e Sociali – una vera e propria riforma rispetto a una legge che risale a quasi vent’anni fa, la legge 20 del 2007», ha spiegato Straface.
«Questa nuova legge introduce norme di contrasto alla violenza di genere e prevede anche la presa in carico», ha proseguito. Tra le innovazioni introdotte, ha evidenziato anche l’istituzione della rete territoriale per ogni ambito regionale: «Riguarda i servizi legati alla sensibilizzazione e alla prevenzione». Un altro aspetto importante riguarda la costituzione come parte civile della Regione Calabria nei processi legati a femminicidio e violenza di genere: «Le risorse saranno destinate a un fondo dedicato, che servirà a svolgere attività a supporto dei centri antiviolenza e delle case rifugio».
«Una novità significativa – ha aggiunto – è il supporto ai minori che subiscono violenza domestica: qui prevale il diritto del minore rispetto alla potestà genitoriale». La consigliera ha poi annunciato un emendamento volto a utilizzare i beni confiscati: «Ho voluto presentare un emendamento che prevede che i beni confiscati siano destinati a diventare sede delle case rifugio e dei centri antiviolenza».
Infine, ha fatto riferimento al sostegno economico messo in campo dalla Regione: «C’è una dotazione finanziaria di 350mila euro. Nel mese di marzo abbiamo pubblicato un avviso che prevede contributi a favore dei centri antiviolenza e delle case rifugio, che rappresentano il fulcro principale della rete territoriale per l’uscita dalla violenza, l’autonomia e il reinserimento nel mondo del lavoro». Il progetto nasce da una rete costruita nel tempo, fatta di associazioni, fondazioni, operatori specializzati e amministrazioni pubbliche.
Grillo: «La rete territoriale sia unita contro la violenza»
Marinella Grillo, assessore alla Città Solidale del Comune di Corigliano Rossano, ha sottolineato come la lotta alla violenza di genere debba coinvolgere l’intera rete territoriale: «Siamo convinti che la lotta contro la violenza di genere debba essere corale, sinergica tra istituzioni, enti pubblici e privati, e con il coinvolgimento delle associazioni».
A livello locale, Grillo ha evidenziato l’impegno dell’amministrazione comunale: «Come Comune di Corigliano Rossano abbiamo immaginato e pensato alla costituzione di un tavolo permanente antiviolenza, che vedrà l’ingresso della Procura il prossimo 13 maggio. Non sarà solo un contenitore formale, ma un luogo di incontro concreto, con un taglio operativo e pratico, per dare attuazione reale alle linee del protocollo Viola, con azioni tempestive ed efficaci».
L’apertura di questa casa rifugio rappresenta un segnale forte per il territorio: offrire un luogo sicuro a chi vive situazioni di abuso e violenza, con un supporto concreto, immediato e continuativo. Angela Cutrì, responsabile della Casa Rifugio RISEA, ha spiegato la funzione e l’organizzazione della struttura inaugurata a Corigliano Rossano, sottolineando il suo ruolo centrale nella rete territoriale di protezione per le donne vittime di violenza. «La Casa Rifugio RISEA è destinata a donne vittime di violenza in fuga da situazioni di pericolo che richiedono protezione immediata. È attiva tutti i giorni dell’anno, a tutte le ore», ha dichiarato Cutrì. Il servizio offerto dalla struttura è improntato sull’accoglienza e la sicurezza, non sull’assistenzialismo: «La casa prevede 8 posti letto e la tipologia è a bassa intensità assistenziale, proprio perché il presupposto principale è che le donne accolte hanno solo bisogno di essere protette dalla violenza, non di assistenzialismo o rieducazione».
Rispetto alla possibilità di accogliere donne del territorio locale, Cutrì ha precisato: «Sicuramente rispondiamo anche all’urgenza e all’emergenza per le donne del territorio. Ovviamente si prendono tutte le giuste precauzioni perché devono essere protette a 360 gradi».