L’iniziativa è stata promossa dal Comune di Vallefiorita - in collaborazione con le associazioni locali - e ha visto la partecipazione di numerose figure autorevoli e dei cittadini. Un evento che celebra Vallefiorita come “Città dell’Olio e Città che legge”, portando avanti un percorso di valorizzazione del territorio attraverso le sue eccellenze agricole, le tradizioni e l’impegno per il riconoscimento valoriale delle proprie radici. Un lavoro di riqualificazione ottenuto grazie a un importante finanziamento della Regione Calabria nell’ambito del bando “Borghi della Calabria”.

Il frantoio e la biblioteca

Il frantoio e la biblioteca multimediale: una commistione voluta per aiutare le nuove generazioni di imprenditori a ripartire dal valore della terra e considerare le radici storiche un punto fermo profondo per il proprio avvenire. Per dirla con le parole del presidente del Consiglio Comunale Emilia Cutullè: «Oggi il nostro frantoio, che un tempo trasformava le olive in prezioso nettare, si trasforma in una moderna biblioteca multimediale. Un luogo dove le storie dei nostri avi incontrano nuove narrazioni e la saggezza contadina si fonde con le nuove opportunità offerte dalla tecnologia.»

A presiedere l’incontro, il Presidente del Consiglio Comunale Emilia Cutullè, il sindaco Salvatore Megna, affiancato dal prefetto di Catanzaro Castrese De Rosa, dal parroco di Vallefiorita don Salvatore Gallelli, dal sindaco di Borgia Elisabeth Sacco e dal professore Tito Truglia. Punto di ritrovo è stato il Palazzo Comunale, per poi proseguire in corteo verso la Chiesa Matrice, doverosa meta da presentare al dott. De Rosa, soprattutto in vista della benedizione fatta dal parroco alla nuova struttura inaugurata in Via Garibaldi, una volta giunti al suo interno.

Il sindaco, parlando a nome di tutta la comunità, si è detto onorato di avere al suo fianco  il prefetto in persona, ringraziandolo per «la sua capacità di sostenere anche le comunità più piccole, rendendo la sua figura presenza viva dello Stato anche nei paesini meno conosciuti e interessandosi delle loro problematiche.» Un ringraziamento che il dott. De Rosa ha accolto con gioia ma anche stupore, dicendosi stranito piuttosto dall’assenza dei suoi predecessori. «Queste piccole realtà hanno tanti disagi, ma dispensano valori inestimabili, per i quali sono meritevoli di avere un prefetto che vada da loro. Se i prefetti vogliono conquistare la fiducia dei cittadini, che scendano dal proprio piedistallo come faceva il Padre Eterno!» Si è detto, poi, fiero e contento di essere prefetto di un territorio difficile, ma che ha tanto da insegnare come quello catanzarese. «Si conosce solo la ‘Ndrangheta perché solo di quella si parla. C’è bisogno di iniziative come questa di Vallefiorita per far conoscere di più le cose belle! Un paesino che è riuscito nell’impresa di coniugare la tradizione popolare con il progresso civile: non è affatto una cosa facile!»

Con loro, anche lo storico Tito Truglia, quest’ultimo autore di un coinvolgente momento culturale. Truglia ha condotto il pubblico in un viaggio nella vita contadina del passato, tra racconti e poesie popolari (di autori calabresi che ha opportunamente tradotto e adattato in dialetto vallefioritese), facendo rivivere l’anima rurale del borgo e restituendo una attenta ricostruzione storica su come l’olio sia l’olio vallefioritese e il frantoio il simbolo del duro lavoro che sfama le bocche di ricchi e poveri.

A completare l’atmosfera, la degustazione di prodotti tipici calabresi, curata da produttori locali, ha offerto ai presenti un assaggio autentico della cucina del territorio, ulteriore testimonianza di una Calabria che custodisce e promuove le proprie identità. La serata si è conclusa con la promessa di rendere il nuovo spazio multifunzionale un luogo vivo, punto di riferimento per letture, incontri, memoria storica e scambio culturale.

Un altro tassello nel mosaico di un paese che non dimentica le sue origini e che, con determinazione, continua a costruire un futuro fatto di conoscenza, partecipazione e amore per la propria terra.