VIDEO | Al centro del grande percorso di rigenerazione urbana l’Urban Center: non semplice spazio espositivo ma luogo vivo. Mauro Acito: «Qui l’archeologia non è solo scavo, è molto di più»
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A Crotone il tempo non scorre: dialoga. Lo fa tra i resti di pietra della Magna Grecia e le voci di chi abita oggi quelle stesse strade. Lo fa nel cuore pulsante del progetto Antica Kroton Futura, un piano di rigenerazione urbana che non si limita a ridisegnare spazi, ma ricuce memorie e visioni in un’unica, grande narrazione collettiva.
Qui, dove le fondamenta della città affondano nella storia millenaria di Kroton, l’archeologia non è solo testimonianza, ma punto di partenza. Non c’è nostalgia, ma consapevolezza. La città guarda al domani con la forza delle sue radici, trasformando l’identità culturale in leva di sviluppo sostenibile, sociale e turistico.
Al centro di tutto c’è l’Urban Center, crocevia di idee, laboratorio permanente di confronto. Non un semplice spazio espositivo, ma un luogo vivo, aperto, dove la cittadinanza si fa protagonista. Bambini delle scuole, associazioni, comitati di quartiere, singoli cittadini: tutti invitati a contribuire con pensieri, progetti, sogni. Incontri, workshop e percorsi educativi si alternano a momenti di ascolto, creando una rete di relazioni che dà senso e sostanza agli interventi strutturali.
«Il nostro obiettivo – spiega Mauro Acito, coordinatore delle azioni di animazione – è quello di costruire una consapevolezza civica ma anche una consapevolezza di quello che sta succedendo e che può succedere in città. Questo è un processo, e non sappiamo dove i processi andranno a finire, ma sappiamo che non li dobbiamo subire, dobbiamo provare a controllarli per poter ottenere un risultato auspicato».
La sfida è ambiziosa: restituire alla città un volto nuovo, capace di raccontare la sua storia senza smettere di evolversi. E farlo attraverso una progettazione partecipata, che mette al centro la comunità. Perché rigenerare non vuol dire solo restaurare o costruire, ma rigenerare relazioni, fiducia, senso di appartenenza.
«Vogliamo lavorare sul dato quantitativo, che comunque ha il suo significato – racconta ancora Acito –, ma soprattutto su quello qualitativo. La partecipazione è una bestia difficile da domare, ma è quella che ti dà più soddisfazioni dopo. Perché quando trovi una persona che torna da te senza che sia stata chiamata, una persona che inizia ad appassionarsi, quella persona conta quanto cento persone a un evento spot. È importante però dare costanza».
Costruire, in un incedere lento ma deciso. Un volto nuovo di Crotone che emerge da un’identità antica, da un passato grandioso inciso nei suoi lineamenti. Un volto in cui si riconosce un’intera collettività che del processo è parte integrante.
«Con Antica Kroton Futura – conclude Acito – si sta provando ad animare un luogo fisico partendo da un posto centrale per la dinamica partecipativa della città come il lungomare, per poter dire “noi ci siamo”, per poter mettere una bandierina e affermare che l’archeologia non è solo la ricerca del dato storico, lo scavo. In questa città l’archeologia vuol dire molto di più».
In questo dialogo tra ieri e domani, il presente diventa il tempo dell’azione. Un tempo in cui tutti possono contribuire, ognuno con la propria voce, a costruire spazi pubblici condivisi, accoglienti, pensati per le persone. Antica Kroton Futura è un cantiere aperto, umano prima ancora che urbano. Un progetto che parla di rinascita, ma anche di cura. Cura per la memoria, per il territorio, per le generazioni che verranno.
Perché il futuro, qui a Crotone, ha lo sguardo rivolto all’indietro. Non per restare fermo, ma per spiccare il volo.